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sabato 18 ottobre 2008

Ulver - A Quick Fix Of Melancholy EP


Anno: 2003

Etichetta: Jester Records

Line Up:
Trickster G. (Kristoffer Rygg): Vocals, Programming
Tore Ylwizaker: Programming, Keyboards
Jørn H. Sværen: varie ed eventuali

Tracklist:
1. Little Blue Bird 06:35
2. Doom Sticks 04:40
3. Vowels 06:18
4. Eitttlane 05:22


Possibile che un EP di quattro canzoni, tre inediti e un remix, per 23 minuti scarsi di musica possa rappresentare il punto più alto di una carriera costellata di successi, precedenti e successivi a questa uscita, come quella degli Ulver?
Normalmente non lo sarebbe ma quello che i tre (? In realtà non si hanno indicazioni sulla line up, probabile che Jørn possa non aver partecipato) riescono a creare in così poco tempo ha dell'incredibile: sono passati tre anni dall'ultimo full lenght, "Perdition City", dopo il quale il gruppo entrò nella cosiddetta fase del silenzio, composta da tre ep e due colonne sonore di ambient/elettronica/noise completamente strumentali, in cui l'unica eccezione è rappresentata da questo "A Quick FIx Of Melancholy", disco dove Rygg torna a cantare in due brani.
Le quattro canzoni che compongono l'album hanno caratteristiche differenti ma sono profondamente legate da una malinconia e oscurità di fondo che le rende un tutt'uno, il suono scaturito è un concentrato tra l'elettronica di "Perdition City" e la decadenza degli ep del silenzio, maturato però in un'atmosfera cupa molto più radicata che entra nel profondo all'ascoltatore fin dalle prime note.
"Little Blue Bird" apre l'EP proponendo un incrocio tra ambient e leggera elettronica con una melodia ripetuta quasi ossessivamente su cui si appoggiano in netto contrasto le calde linee vocali di Rygg, mai autore di una prova di questo calibro.
"Doom Sticks" è una strumentale che riprende molto da vicino l'ambient di "Teachings in Silence", brano stupendo che però impallidisce davanti alla canzone che inizia a introdurre negli ultimi secondi, "Vowels": questo brano riassume tutta l'evoluzione e la classe degli Ulver, parte con una dolce melodia che sfocia in una parte più cupa in cui svettano le ottime vocals quasi operistiche di Rygg per concludersi strumentalmente in un climax elettronico ripreso dal tema iniziale.
L'ultima traccia era stata già presentata nel best of/album di remix uscito nello stesso anno, si tratta del remix in chiave elettronica del brano completamente folk "Nattleite" presente nel secondo disco del gruppo, "Kveldssanger", esperimento completamente riuscito in quanto nonostante musicalmente sia distante anni luce dall'originale riesce a mantenerne intatti l'epicità e l'originalità.

In conclusione è un album assolutamente da ascoltare perchè presenta gli Ulver in una veste che non riprenderanno (purtroppo) mai più, dovrebbe piacere sopratutto agli amanti di "Perdition City" e del periodo elettronico in toto ma anche a chi ha avvicinato il gruppo solo con l'ultimo "Shadows Of The Sun", a cui è accomunato dalla profonda malinconia che permea entrambe le uscite.

Emperor

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