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giovedì 20 novembre 2008

Faith No More - Introduce Yourself

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Anno: 1987

Etichetta: Slash Records

Tracklist:
1. Faster Disco
2. Anne's Song
3. Introduce Yourself
4. Chinese Arithmetic
5. Death March
6. We Care A Lot
7. R N' R
8. The Crab Song
9. Blood
10. Spirit


Line-up:

Chuck Mosely - voce
Jim Martin - chitarra
Roddy Bottum - tastiere
Bill Gould - basso
Mike "Puffy" Bordin - batteria



Presentatevi pure ragazzi! San Francisco è un luogo insolito per notare 5 ragazzi troppo bravi per suonare la New Wave, sarà che appunto l'ondata di Thrash ha inevitabilmente influenzato anche l'eclettismo di Jim Martin, che a differenza di tanti suoi colleghi del genere, sa mettere più di tre cambi di manico nello stesso brano “ Faster Disco” docet. Ma dovremmo chiamarlo Crossover questa amalgama, targata 1987, un po' discepola del mantra alla A Certain Ratio, ma con un tastierista più diligente come Bottum, dedicato a coprire le spigolature della band ancora abbastanza giovane, dando un sapore genuino di 80's che risentiremo poi nel suo successivo progetto dopo il divorzio della band .
I Fishbone che han venduto la sezione fiati per un clima più tetro, volendo semplificare all'osso del discorso, non solo per i rasta del colored Mosley, vero detrattore interno al disco, con la sua prestazione sempre un po' svogliata e ingabbiata in un ugola decisamente poco talentuosa. Eppure da ciò si può dire che il disco merita ancor più elogi al caso, presentando idee su idee, per bilanciare il piatto della bilancia verso destra, perchè la prova della band è davvero all'altezza. Gould già si allena a costruire giri memorabili che sentiremo nella genesi pattoniana ( “Annie Song” ) , spalleggiato dal suo compagno d'esordi Bordin, nel suo stile perfettamente minimalista e deciso. Drumming scarno, freddo e sostenitore, tipicamente londinese e post punk . We Care A Lot diventa una sorta di singolo lancio del disco, antemica e catchy , una sorta di trascinante inno simbolo della generazione X che stava nascendo . Non solo ancorati ad un groove gelido, sfornano bei richiami HC nella titletrack , con i primi Stop&go per la band, contornati da un Handclapping caratteristico del periodo. Per altri pezzi , si rimpiange l'uso del vocalist , “ Blood” sarebbe un pezzo da carisma Depechemodiano, non certo da urletti degni della festa della porchetta. “The Crab Song” tocca lidi più intimisti, presentato cenni per una ballata romantica , che però a tratti avremmo forse gradito di più strumentale, sempre per l'attitudine sbagliata alla linea melodica che per tutta la prima parte del brano sembra davvero fuori contesto, e c è bisogno di far ruggire il riff per sistemare le cose. Un velo pietoso lo si stende solamente per la blanda “Spirit” , conclusione ingrata e povera di idee. Fortunatamente i picchi ci sono, “R'N'R” rapsodica ,possiede un tiro irresistibile e non c è sabotatore che possa intaccar tal gioiello . Ma il meglio lo offre decisamente “ Chinese Arithmetic” , ispiratissima alchimia New Wave/Rap/Rock con un songwriting perfetto. Dalla genesi tastierato/batteria, all'entrata suadente della melodia graffiata dalle corde di Jim, e un finale adrenalinico. È il biglietto da visita di ciò che verrà a ranghi finalmente completi.
Una piccola lezione di storia che ingiustificatamente molti disertano , almeno rispondete all'appello, poi decidete...




Gidan Razorblade

lunedì 17 novembre 2008

Dog Fashion Disco - Committed To A Bright Future



Anno: 2003

Etichetta: Spitfire Records

Line Up:
Todd Smith – Vocals
Stephen Mears – Bass
Jeff Siegel – Keyboards
Greg Combs – Guitar
John Ensminger – Drums
Matt Rippetoe – Horns


Tracklist:
1. "Love Song for a Witch" – 4:11
2. "Rapist Eyes" – 5:04
3. "Dr. Piranha" – 2:51
4. "Fetus on the Beat" – 3:32
5. "Worm in a Dog's Heart" – 3:46
6. "Plastic Surgeons" – 3:19
7. "Pogo the Clown" – 2:26
8. "Castaway" – 4:20
9. "Nude in the Wilderness" – 3:31
10. "The Acid Memoirs" – 3:13
11. "Déjà Vu" – 4:01
12. "Magical Band of Fools" – 3:29
13. "Scores for Porn" – 3:37
14. "China White" – 2:32
15. "Grease (Hidden Track) – 2:47

Destino strano quello dei Dog Fashion Disco: autori di un ottimo crossover in un periodo in cui di ottimo crossover ne girava poco, dotati di grande tecnica e di un vocalist che se non è il fratellino di Mike Patton poco ci manca e capaci di creare canzoni in cui a parti più violente si alternano melodie sempre azzeccate che avrebbero potuto far scalare tranquillamente al gruppo le classifiche di tutto il mondo, ma l'ironia volle che i primi consensi arrivarono troppo tardi, quando il gruppo era ormai stanco di aspettare elogi che tardavano a giungere, decretandone lo scioglimento dopo la pubblicazione del successivo Adultery (2006).
Eppure questo quinto disco, dopo una carriera quasi decennale cominciata nel 1996, aveva tutte le carte in regola per sfondare, a parte l'originalità: difatti il sound dei Dog Fashion Disco è di chiara matrice Pattoniana, con richiami ai Faith No More di King For A Day e ai Mr. Bungle di Disco Volante e California, influenze che però non vengono nascoste ma che al contrario vengono rimarcate, rendendole un punto di forza degli ultimi due dischi.

Chiunque può provare ad imitare gli dei del crossover ma sono ben pochi a riuscire anche solo minimamente nell'impresa, forti di questo fatto i nostri propongono in 50 minuti di musica ciò che dall'uscita di California (1999) nessuno era più riuscito a suonare, con un misto di crossover/thrash/jazz/pop su cui è l'ugola di Todd Smith, cantante che in alcuni casi potrebbe essere scambiato per Patton stesso tanto è la sua bravura, a spiccare.
Le intenzioni del gruppo vengono riassunte perfettamente fin dalle prime due tracce: Love Song for a Witch è introdotta da tastiere alienanti che aprono ad un riff di chiara matrice thrash metal al quale seguono continui cambi di ritmo tra parti più violente cantate in scream a parti più rilassate in clean, mentre con Rapist Eyes viene calato in tavola il primo asso, con una canzone che mette in evidenza il grande senso della melodia di Smith, autore di una ritornello fenomenale.
La formula del violento/melodico viene utilizzata per tutto il disco senza però risultare mai banale grazie a canzoni che suonano sempre fresche e diverse l'una dall'altra come nel caso di un'altra hit, probabilmente la miglior canzone del disco, Pogo The Clown, folle canzone dai ritmi jazz che vi ritroverete a cantare sotto la doccia (Pogo! You're gonna burn in hell!) grazie ad una melodia semplice ma efficace che entra subito in testa all'ascoltatore.
Troviamo anche una canzone dai ritmi meno sostenuti, quella Déjà Vu che ricorda così da vicino i suoni di King For A Day grazie ad una base jazz di trombe e sax su cui si posa la voce suadente di Todd Smith (100% Mike Patton). In chiusura dopo la trascinante Magical Band of Fools c'è spazio per delle tracce bonus con il punk rock di China White e la magistrale interpretazione di Grease.

A mio modesto parere disco da avere assolutamente, il migliore della seconda ondata crossover, in cui gli americani nel loro essere Patton-dipendenti riescono a trovare un sound che li caratterizzi (al contrario di quello che succederà con il successivo Adultery, troppo ancorato ai suoni di California), che non deluderà sicuramente i fan di Patton e della musica sperimentale.

Emperor