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domenica 19 ottobre 2008

Acid Bath



Ci sono gruppi che sembrano nati per fare male. Altri, per portare freschezza, innovazione, e per superare i confini, netti o più labili, che separano un genere da un altro. Direi che gli Acid Bath possano tranquillamente rientrare in entrambe la categorie.

Iniziano come molte altre band, invischiati tra il Grindcore ed il Death Metal, per poi dare una prima sterzata alla loro carriera con il terzo demo, il già maturo Hymns of the Needle Freaks.


Trattasi di una vera chicca che consiglio a tutti gli appassionati della band in questione, perchè contiene le prime versioni di molti brani che diverranno poi celebri nelle incarnazioni dei dischi successivi (Scream of the Butterfly, Jezebel).
Già l'apertura, affidata all'orrorifica Dr. Seuss Is Dead, fa gelare il sangue nelle vene. Quell riff cadenzato, quella voce inizialmente in puro growl in stile Death, l'accelerazione centrale tipicamente di stampo Punk/Grind, costituiranno poi l'ossatura della proposta musicale degli Acid Bath nei dischi a venire. Una gemma che va assolutamente riscoperta, sia per l'importanza che ha rivestito nella loro evoluzione, sia per l'effettiva bontà delle canzoni proposte.

Dopo una lunga gavetta, i nostri danno alle stampe nel 1994 il loro primo full-lenght, When the Kyte String Pops.


Recensione di Neuros


Distorsione rumorosa e bizzarra, ecco che parte The Blue, sostenuta da un basso che richiama i gironi infernali pù depravati, mentre Riggs sbraita sopra le chitarre che entrano prima lente e poi alzano il tiro, su, verso il muso dell’ascoltatore, guardandolo negli occhi, e mostrando il proprio carattere strafottente, nel refrain stoppato più volte, dove Dax inizia a mostrare tutto il suo range vocale, quasi a volere incarnare l’immagine del bello e dannato, con un timbro caldo e ipnotico, che proprio quando pare conciliare, morde alla gola, tramutando la soave voce in uno scream acidissimo, che ben si amalgama alle tentazioni doom che portano alla fine della song, ma la melodia è presente, costante, stemperando la pesantezza di sei minuti di martirio sonoro.
Tranquillized parte veloce, con la voce pulita di Riggs a giostrare le chitarre taglienti di Sanchez e Duet, che incuranti dell’accostamento importante al sound dei Down, mordono alla gola, mentre la sezione ritmica disegna percorsi sublimi per uno scenario che si colloca tra lo stoner e lo sludge. Rallentamenti sabbathiani da brividi e introspezioni vorticose degne degli Electric Wizard, ecco le discese degli Acid Bath. L’inferno in terra, ma attira i nostri sensi. Ecco Cheap Vodka, una song punk travestita dalla melma degli acquitrini del sud degli States, sorretta di riff spessi, corposi e viscidi, che infettano ogni cosa entri in loro contatto.
L’influenza del Metal è fondamentale, in primis per la tecnica, davvero di livello altissimo, fatto che salta subito alle orecchie in sound così becero come lo sludge, e poi dicevamo nelle melodie. E naturalmente musicalmente parlando, alcune parti rasentano da vicino il death americano, soprattutto quello degli Obituary, come accade nella dannatissima Jezebel, aperta da un blast-beat e in Fingerpaintings of the Insane, dove stranianti keys di sottofondo rendono l’atmosfera agghiacciante, soprattutto nei momenti dove Riggs si lancia nel pulito, ed è questo il punto di forza : risultare abominevoli nelle parti meno tirate.
Da questa precisazione arriva la sublime e maestosa Scream Of The Butterfly.
Arpeggi caldi e inquietanti, sopra i quali si erige dannata la frustrazione di Dax, che colora quadri tristi e lontani, mentre le chitarre acustiche, ora pizzicate, fanno echo addirittura al folk e al southern rock, mentre il basso di Pitre regna onnipresente e il drumming di Kyle risulta vario e sopra le righe anche in una song acustica, il tutto mentre Riggs, strazia il cuore, rivolgendosi a una lei, che soffre, e non c’è più:

"She smiles like a child with flowers in her hair
with blood on her hands
into the sun she stares
She feels it die
I heard her cry...
like the scream of the butterfly"

Ed ecco che Dr.Suess Is Dead arriva a devastare i timpani, sorretta da vocalizzi infernali, questa volta sostenuti da Duet e Pitre, che oltre a cantare, stuprano la chitarra con riff che farebbero perdere i capelli a Buzz e Melvins al completo, così come ai Cathedral di oggi, davvero un muro di suono mastodontico e impenetrabile, che ci porta la terra direttamente alla bocca.
Dope Fiend pare essere una jam tra dei Kyuss indemoniati e una qualsivoglia formazione death in vena di scampagnate sludge, risutlando più ferali e violenti di entrambi gli esempi. Toubabo Koomi è un esperimento allucinato : una base punk\hc, dove i Melvins si divertono a suonare veloci e sguaiati, mentre nei refrain le chitarre assumono un carattere zanzaroso addirittura mutuato dal black, e quando questi finiscono lasciano lo spazio ad andamenti doom psichedelici da viaggio astrale. God Machine è un pugno sulle gengive costruito nuovamente su ritmiche death, sopra le quali si erigono chitarre che i Crowbar hanno sfoderato in una sola prestazione. Dannazione e disperazione, Mortician’s Flame, tutta sorretta dal basso abissale di Pitre, superbo nella sua prestazione, mentre Dax, con il suo eccletismo dona vita a un muro scarno e minimale, ma dall’impatto acidissimo. In What Color Is Death si può sentire come avrebbero suonato i Sepultura con Pepper Keenan ad affiancare Kisser, mentre The Bones Of Baby Dolls riprende la malinconia acustica di Scream of The Buttefly, che porta al finale delirio di Cassie Eats Cockroaches :
sludge in tutto e per tutto, schizofrenico e irrefrenabile sopra il quale si innalzano campionamenti presi da Arancia Meccanica di Kubrick.
Del resto cosa si può aspettare da una band che fa disegnare il proprio artwork dal serial-killer John Wayne Gacy, un giovinotto che ha stuprato e massacrato 33 uomini?
Un lavoro spesso dimenticato, ma forse la summa di quello che è lo sludge, in tutta la sua evoluzione, pur mantenendo i propri confini.

La risposta del pubblico, anche a causa della difficoltà del genere proposto, è molto tiepida. I nostri non si perdono d'animo e pubblicano, due anni più tardi, il loro secondo ed ultimo disco, Paegan Terrorism Tactics.


Con questo disco, gli Acid Bath si rinnovano ulteriormente, lasciando da parte spesso le influenze Grind per dedicarsi ad uno Sludge a tinte Doom, di sicuro molto più metallico di quello del lavoro precedente, senza disdegnare come al solito la melodia, che è presente anche in maggior quantità. Già nel primo pezzo, Paegan Love Song, possiamo avvertire questo cambiamento: riff cadenzato tipicamente sabbathiano, mentre anche il cantato nelle parti in pulito ricorda la tradizione Hard Rock. Pur essendo questo il brano più vecchio stile del disco, troviamo la spia di quello che sarà il resto dell'album: Bleed Me An Ocean riprende la tradizione Doom Metal, così come molti altri pezzi che seguono. Ovviamente ci sono anche diversi elementi di novità, immancabili nella musica dei nostri: Graveflower ci sorprende con un cantato che ricorda addirittura il Grunge ed in particolare Layne Staley, immerso in atmosfere quasi Dark. Atmosfere che vengono riprese anche nella lunga, splendida ballata New Death Sensation, gotica e decadente. Ovviamente gli Acid Bath non sono dimentichi del loro passato, e ci deliziano con stangate a metà tra il Death Metal ed il Grindcore (13 Fingers) da far tremare i muri.
Un disco eterogeneo, meno marcio e del precedente e forse per questo meno rappresentativo del genere: le tinte Dark vanno per la maggiore, in contrasto con l'attitudine Punk che invece aveva caratterizzato When The Kite String Pops. Troppo spesso sottovalutato, considerato il "fratello minore", in realtà non ha molto da invidiare all'esordio, anzi alcune soluzioni meno grezze e più melodiche sono veramente notevoli.

Un gruppo che aveva veramente molto da dire, e ci è riuscito in soli due album. Musica grezza e marcia non adatta a tutte le orecchie, tematiche "forti" e di difficile assimilazione. Gruppo troppo spesso dimenticato, costituisce in realtà una delle massime espressioni dello Sludge; senza dubbio va riconosciuta la loro importanza storica e la ventata di aria fresca che han portato in un genere per natura poco incline a contaminazioni.

Discografia:
Hymns Of The Needle Freaks (Demo) - 1993
When The Kite String Pops - 1994
Paegan Terrorism Tactics - 1996



Monografia: Alphadj
Recensione "When The Kite...": Neuros

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