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martedì 11 novembre 2008

Neurosis - Through Silver In Blood


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Anno: 1996 Label: Relapse Records

Tracklist :
1. "Through Silver In Blood" – 12:11
2. "Rehumanize" – 1:46
3. "Eye" – 5:17
4. "Purify" – 12:18
5. "Locust Star" – 5:48
6. "Strength Of Fates" – 9:43
7. "Become The Ocean" – 1:27
8. "Aeon" – 11:43
9. "Enclosure In Flame" – 10:19

Line-Up :
Scott Kelly (guitars, vocals, percussion)
Steve Von Till (guitars, vocals, percussion)
Jason roeder (drums, percussion)
Dave Edwardson (bass, voice, moog)
Noah Landis (keyboards, samples, tapes)
Pete Inc. (live visual media)

"Attraverso argento nell'anima
Ci leviamo in piedi giudicati
Non da occhi di carne, quando
I tempi del transito attraversano
La visione della preda consumata"

Sempre meno corpo.
Sempre più anima.
Enfasi di un cosmo che ognuno racchiude all’interno di sé.
Questo è Through Silver In Blood.
Registrato da Billy Anderson ai Brilliant and Coast Studios di San Francisco, Through Silver In Blood è il quinto full-length ufficiale dei Neurosis e in maggioranza assoluta è definito l’opera somma della band.
Nonostante realtà come il Death, Black e Thrash Metal fossero oramai affermate da anni, già Souls At Zero suonò come un campanello d’allarme nell’estremismo sonoro. Ed ecco che questa nuova opera del sestetto di Oakland sposta un gradino più avanti la concezione di estremo. Una violenza non fine a se stessa, né fisica, bensì morbosa e cerebrale, e nella musica pochi sono i paragoni che posso fare in questo ambito, ovvero Swans, Godflesh, My Bloody Valentine, Converge, Tool e pochi altri.
Curioso come silente e assassino il 1996 vide l’uscita di due album che segnarono l’avanguardia sonora : il masterpiece dei Neurosis e quello dei Tool, Aenima.
Un’intensità estrema e omogenea, ma non per questo priva di sfumature udibili solamente dopo decine di ascolti davvero attenti, un po’ come accade per il caleidoscopio sonoro che prende il nome di Focus dei Cynic.
Album dalla portata enorme, del quale si accorse la Relapse, che strappò la band dall’underground dell’Alternative, che scalzò definitivamente la Earache e portò il combo nell’olimpo della musica, donandole la visibilità meritata con determinazione, tirando fuori le unghie e sputando sangue, sangue che ora caccia chi ascolta i loro lavori. Ci addentriamo così in un universo mai così buio ed etereo, dove le caratteristiche della band trovano la loro perfetta dimensione, sempre più pregne di fughe dal sapore ambient, opera del nuovo membro Noah Landis e arabeschi acustici che portarono a coniare un termine per definire il sound della band, overro “apocalyptic folk”.
L’album si apre con la title track, così come si era chiuso Enemy Of The Sun, ovvero con un ritmo tribale trainato da percussioni e synth di sottofondo, che pare portarci alla scoperta di una foresta nel cuore della notte, echi di sottofondo si fondono con distorti arpeggi di chitarra, Roeder ormai è una granzia alle pelli, ma da quest album in poi le percussioni sono anche frutto dell’immenso lavoro della coppia Kelly-Von Till. Subentrano riff infetti e glaciali, sostenuti da un Jason mai così preciso ed efficace, mentre sottili polveri industriali si spargono nell’aria, in una continua progressione tra monolitici riff e armonie velenose. Mai i Neurosis hanno imbastito una tavola così ricca di sulfuree pietanze, e loro, da conviviali antichi declamano il nostro dissolversi, come bene evidenziano le quattro righe che introducono questa recensione. Distorsioni disturbanti ormai sono arma sanguinante della band, in quanto utilizzate per ferire anche nei precedenti lavori, ma continuano a sorprendere e far male, preludio di un finale che riprende il ritmo d’apertura, ma in maniera maggiormente frenetica e vorticosa. Più di dodici minuti di oblio.

“Bleeding one
Bleed alone
Breeding love”

La piccola parentesi campionata di Rehumanize, non fa altro che far crescere in maniera inesorabile la tensione, che sfocia inesorabilmente nei ritmi sincopati di Eye, song che riporta direttamente ai primi veri esperimenti sonori di Souls At Zero, tanto è grezza e deviata nel suo incedere. Frenesia messa in musica, disperazione e crudeltà.

“Our destiny awaits
Survival of our wrath
The frigid apparition
Waits silently transcendent”

I rumorismi che escono dalla chitarra di Steve altro non fanno che rendere l’atmosfera più claustrofobica possibile, rallentando quando necessario il mood della song, con echi che fanno ricordare appunto la devastante The Web, chiidendosi con sinistri echi metallici. L’ambient spaziale ci da il benvenuto in Purify, un piccolo anfratto di solitudine :

“Can you feel your fate
Can you see you're
Biding time hide
From your life”

che verrà ripreso dal lavori solisti di Scott e Steve (soprattutto da quest’ultimo); prologo che si interrompe in maniera solenne lasciando spazio a parabole malvagie disegnate da arcigni riff di chitarra, che lasciano il spazio a soffi di rumore inscenati dalle bacchette di Roeder e dal basso di Edwardson, e in sottofondo cornamuse disegnano spazi musicali stranianti e ipnotici mai uditi prima.
Un percorso mai così tortuoso, ma necessario per raggiungere anfratti spaziali dove regnano unicamente freddo, silenzio e la fioca luce delle stelle. Una più delle altre ci chiama a se, magnetica e calda, stella che guida le nostre menti e ci conduce al sapere supremo. Locust Star. Aperta da un cadenzato ritmo di percussioni, esplode in tutta la sua magnificenza, suggellata da chirurgiche schegge chitarristiche, che incidono sempre nel medesimo punto, senza perdere mai di vista l’obbiettivo, noi. Un’iconoclastia severa e nichilista che danza severa sopra le nostre teste.

“You all lower me
Christ's shine blinds
Your world
Your belief is scars”

Nel finale sono i latrati di Steve a fare da padroni, mentre in secondo piano i vocalizzi isterici di Scott, completano un quadro di perdizione e macabro piacere.
La tensione non accenna a calare, neanche con l’oscura litania di Strength Of Fates. Dolci note di piano e sussurri di synth ci accolgono con lo sguardo basso, quasi a non voler incrociare il nostro sguardo, mentre Scott narra tutta la sua frustrazione, implorando perdono e chiedendo conforto.

“On this earth - lay me down
Soil my blood - this shell will fade
Gods with eyes - i'm ready now
At the hanging tree - giver of life
Great mother heal - I will rise”

Conforto che non arriva, ma al contrario, viene rifiutato e condannato alla dannazione eterna da cadenzate chitarre e oscuri tocchi di keys. E ci si perde in un finale che è un trip dannato, una macumba dalla quale non si può scappare, e l’arrendevolezza porta a Become The Ocean, oasi buia prima del deserto di Aeon.
Un deserto battuto da una brezza leggera e suadente che prima è un piano sussurrato, poi una breve intermezzo tribale supportato dalla melodia acustica di Steve, ma la brezza ben presto si tramuta in bufera, una bufera di riff che portano via ogni cosa, che come nelle notti d’inverno si placa in pochi minuti lasciando spazio a una nuova brezza, ma echi metallici lontani ci annunciano che la calma è apparente, e una nuova folata violentissima torna a spazzare la nostra anima, sostenuta da un flavour industriale e meccanico che non fa prigionieri, mentre strisciano in secondo piano keys pompose e d’atmosfera, che portano verso luoghi siderali mai raggiunti. E all’improvviso tutto è quiete, una quiete che pervade e inibisce i sensi, portando la song a morire così come era iniziata.
Ci si aspetta un finale quieto come quello del suo predecessore, e invece no.
Through Silver In Blood mostra la sua coerenza fino in fondo. Un cammino di dannazione e dolore, di urla e silenzi. Arpeggi soffusi orchestrati dalla voce sospirata di Scott paiono un anestetico inebriante, ma a poco serve, per combattere il dolore che provocano le note sepolcrali che fanno da sostegno a Enclosure In Flame. Un retrogusto acido e doom pervade tutto il componimento, alternato alle ingannevoli pause di riflessioni, quasi come se fossero poste appositamente per pensare ai nostri peccati e liberarcene :

SIlently praying for
Enclosure within the
Flame of origin

Mai finale più azzeccato. La band ci purifica in maniera lenta e solenne, arrivando a una totale visione del nostro dolore, causa della nostra finitezza, elevandoci a status superiore, portandoci a un tutto uno con il cosmo che è in noi.
Questo è Through Silver In Blood. Espiazione e rinascita, che passano attraverso l’argento, e che possa piacere o meno, lo scopo dell’album e questo, e se alla fine di esso, sarete pervasi da una violenta emozione di tranquillità, allora la band avrà raggiunto il suo scopo, e non potrete più farne a meno.

Neuros

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