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mercoledì 21 gennaio 2009

Rancid - Rancid (2000)


Anno: 2000

Etichetta: Epitaph/Hellcat

Tracklist:
01. Don Giovanni
02. Disgruntled
03. It's Quite Alright
04. Let Me Go
05. I Am Forever
06. Poison
07. Loki
08. Blackhawk Down
09. Rwanda
10. Corruption
11. Antennas
12. Rattlesnake
13. Not To Regret
14. Radio Havana
15. Axiom
16. Black Derby Jacket
17. Meteor Of War
18. Dead Bodies
19. Rigged On A Fix
20. Young Al Capone
21. Reconciliation
22. GGF

Piccolo flashback. Metà anni ’90. Stati Uniti. West Coast. Il revival punk. Da una parte i gruppi maggiormente hardcore come NOFX e Pennywise stanno mettendo a ferro e fuoco gli States, dall’altra chi strizza più l’occhio al pop come Green Day e Offspring spopola su MTV. And Out Come The Wolves infila, loro malgrado, i Rancid nella seconda categoria. Forti di questo successo, nel ’98 Tim Armstrong e co. danno alle stampe il controverso Life Won’t Wait: un flop (solo) a livello mediatico. Gli attacchi dalla stampa e dai giornali specializzati sono continui, così i 4 californiani si rinchiudono in loro stessi evitando qualsiasi contatto col mondo esterno, se non con amici stretti della loro stessa scena. La tensione intorno al gruppo è spasmodica, tutto esplode in maniera deflagrante alla pubblicazione di quest’album. 39 minuti, 22 tracce. Il pop, il reggae, la sperimentazione, sono messi da parte. C’è spazio solo per furente punk/hardcore. Un calcio sulle gengive di tutti i loro detrattori, a chi li accusava di essersi venduti, di essersi montati la testa.

You're making enemies
Like Don Giovanni
You're making enemies
Like Don Giovanni
Don killed Anya's father in a brutal swordfight
The old man regrouped and came back from the dead
You're making enemies
Like Don Giovanni
You're making enemies
Like Don Giovanni
Well the old man came back from the dead and dragged
Don Giovanni to hell
So don't fuck with me..kid!

Don Giovanni apre le danze, 37 secondi che racchiudono l’essenza dell’opera. Rabbia, tanta rabbia da riversare sull’incolpevole ascoltatore. Tre anni di incomprensioni da scaricare con bordate di grezzo hardcore: I Am Forever, Poison, Blahckhawk Down, Antennas (con la celeberrima strofa let California fall into the fuckin’ ocean). Schegge impazzite che fanno terra bruciata intorno a loro. Ogni tanto riaffiora timidamente qualche piccola venatura ska o reggae (Radio Havana), ma è solo l’eccezione, non la regola. La regola sono le urla sguaiate di Lars in Loki, gli assalti di Tim in Rattlesnake, i ritmi infernali imposti da Brett e la (tanta) classe di Matt Freeman. Il fenomenale bassista merita una menzione speciale: ascoltatevi Axiom e poi ditemi se è vero che i musicisti punk non sanno suonare. Lungo questi 40 minuti scarsi troviamo tante altre perle grezze, da Not To Regret a Young Al Capone, da Dead Bodies alla conclusiva Golden Gate Fields che chiude alla grande un piccolo gioiello di aggressività.
Recensione concisa per descrivere un disco conciso che va subito al nocciolo della questione. Ascoltatelo anche solo per comprendere il significato di “integrità artistica”.

Ok this is Rancid signing off for now
until next time we'll see you guys later...

Alessandro Sacchi =KG=

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