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martedì 13 gennaio 2009

Green Carnation - The Quiet Offspring (2005)



Anno: 2005

Etichetta: Season Of Mist/The End

Tracklist:
1 The Quiet Offspring
2 Between the Gentle Small & the Standing Tall
3 Just When You Think It's Safe
4 A Place for Me
5 The Everlasting Moment
6 Purple Door, Pitch Black
7 Childsplay Part I
8 Dead but Dreaming
9 Pile of Doubt
10 When I Was You
11 Childsplay Part II

A Blessing In Disguise aveva spogliato i Green Carnation di tutti quegli intrecci che ne facevano una band dal suono ptetenzioso e freddo, e aveva inserito quel germoglio di umanità tra quei riff metallici e maligni delle origini.I Green Carnation, partiti come band di Tchort, diventano progressivamente una band di elementi paritari, che concorrono nella realizzazione dell'opera approtando i propri pezzi, rendendo il sound sempre più eterogeneo, diretto e maturo, proseguendo nella direzione della sobrietà, come l'album precedente, e anche di più, smussando parecchio le punte più progressive dei pezzi. Piccola variazione di line up, con un nuovo elemento alla seconda chitarra e nuovo tastierista, e un fenomeno del tutto particolare: Sordal(basso) inizia ad uscire allo scoperto e firma 6 pezzi su 11.L'album inizia con la title track, "The Quiet Offspring" ed è già chiaro che qualcosa è cambiato, ancora una volta, in particolare quella chitarra distorta e accordata sotto la media, ricorda tanto quel suono metal mainstream (nu metal) e un po spaventa, perchè tutto vorremmo ascoltare in un disco dei Green Carnation fuor che la copia degli Evanescence; ma evidentemente non è così semplice: l'inizio brusco e un po tozzo del disco è solo una parentesi un po rozza, per proteggere un contenuto delicato e profondo, carico di momenti emozionanti e meditativi, da tenere lontano da orecchie che dalla musica evidentemente si aspettano altro, il virtuosismo a tutti i costi, lo stupore, la provocazione, l'ostentazione di chissà quale atteggiamento musicale più o meno in voga. Il brano introduttivo è lo specchio del disco intero: una alternanza di chitarroni inspessiti e passaggi delicatissimi, fragili, toccanti, fatti di arpeggi, tastiera usata come contorno leggero, ed una voce più evocativa che mai. La cosa migliore del primo brano, è la cosa(apparentemente) più nascosta, ossia il bridge.
Between the Gentle Small & the Standing Tall è un perfetto mix tra hard rock e metal melodico che ricorda vagamente i Sentenced, pur con le dovute ed evidenti differenze, nell'approccio certamente meno chitarristico e più classicheggiante, con eleganti arrangiamenti di pianoforte; ancora più spostato sull'hard rock anni 70 è la robusta Just When You Think It's Safe, tra chitarre calde e ruvide, hammond e un'esplosione di suoni e colori, tutta in un brano di forte impatto ma che impressiona per ricchezza di sfumature. Lo stesso non si può dire per i temi trattati, visto che in quest'ultima Tchort torna a parlare di realtà / illusione, cadaveri, facce pallide, pelle blù, e cose simili. A Place For Me è morbida, molto atmosferica, solcata di tanto in tanto da venti acustici e piano, archi, qualche sporadico squarcio elettrico improvviso, fino al capovolgimento nel finale.
The Everlasting Moment ricorda icone alternative anni 90: Korn e Alice In Chains, amalgamati in una veste progressive metal, a tratti sinfonico, a tratti lento e sofferto, a tratti epicamente fiero e potente.
Più convenzionale Purple Door, Pitch Black, che però mette nero su bianco il collegamento-chiave delle tematiche del disco: la sofferenza e il bisogno di aiuto si collegano al tema della solitudine, e solo in seguito si chiarirà, con l'intervento concreto del mondo esterno (il delitto) fuori dall'astrazione della fictio poetica, che quel bisogno di aiuto è un bisogno concreto, l'aiuto che vuole un bambino assassinato e lasciato morire:

Childsplay
Il sole si innalza in un giorno d'estate
il suono dei bambini mostra giochi malvagi
lasciando macchie per terra
il crepuscolo strisciò sul cielo
oscure ombre mi ricoprono
...
qualcuno mi ha visto giocare?
...
Ancora solo, è la fine, amico mio
...
qualcuno ti ha visto?
il parco giochi è vuoto orai bambini non giocano più
il gioco è finito
...
steso sulla schiena guardo il cielo
un altro sorriso, un altro tramonto passa e vami posiziono, steso: per sempre.

Torna così anche il tema dell'infanzia nei Green Carnation (che sia un altro punto in comune coi Korn?), un'infanzia distrutta, violata, e il dolore si esprime in un brano tetro quanto composto e armoniosamente triste, più una ripresa ("Childplay pt.II") da brivido con solo voce e pianoforte, nel finale dell'album.
Dead But Dreaming è un pezzo duro e semplice, un hard rock sulfureo, figlio di tutta una tradizione Ozziana ma assolutamente in stile Green Carnation, che mai come ora, in fin dei conti, assomigliano solo a loro stessi; la loro particolarità sta nel riuscire a tirar fuori un'anima struggente a da qualsiasi pezzo, anche se apparentemente impenetrabile e gradasso.
Pile Of Doubt è un altro piccolo capolavoro: inizio catchy molto Maideniano, strofa cantata con un lamento che sembra lo stridio di una sirena, poi il ritornello con pianoforte in evidenza,e in seguito ancora cavalcate metalliche, in una progressione continua, con uno snodo creativo nel bridge e ancora un finale affidato alla melodia, uno dei tanti momenti di calma del disco, che fa di questi chiaroscuro il suo punto di forza.
When I Was You è un altro viaggio onirico tra identità e impossibilità di capire e reagire; il suono di questo viaggio è quanto di più psichedelico sia mai stato fatto dai GC; ora il punto di riferimento sono i Pink Floyd, presi e imbevuti di metallo e di una malinconia opprimente.

Svegliato di forza
il sogno era realtà
e dall'altro latoio ero te e tu non vedevi
Addormentato di forza
nessun sogno che potesse essere realtà
il sentimento di sfiducia
io ero te e tu non vedevi

JOHN

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