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mercoledì 10 dicembre 2008

Death - Spiritual Healing (1990)




Anno: 1990

Etichetta: Combat Records

Line Up:
Chuck Schuldiner - voce, chitarra
James Murphy - chitarra
Bill Andrews - batteria
Terry Butler - basso


Tracklist:
  1. Altering the Future - 5:34
  2. Defensive Personalities - 4:45
  3. Within the Mind - 5:34
  4. Spiritual Healing - 7:44
  5. Low Life - 5:23
  6. Genetic Recon
  7. Living Monstrosity - 5:08
  8. struction - 4:52
  9. Killing Spree - 4:16

Cosa poteva uscire dai Morrisound Recordings, se non un altro capolavoro? Cosa potevano mai aspettarsi i deathsters di tutto il mondo, il 13 marzo del 1990, se non un'altra gemma da incastonare nella discografia essenziale dei Death? Nella band entra James Murphy, grandissimo chitarrista dalle strabilianti capacità. E da qui in poi non ce ne sarà veramente per nessuno: pubblicheranno altri 4 dischi superbi; certo, i continui cambi di line-up, tutto quello che volete, ma nei Death questo rappresenta sempre un passo in avanti, sempre più vicini alla perfezione.
La monoliticità di "Living Monstrosity" è palpabile nella musica e nelle parole. Il connubio inscindibile di Chuck era proprio questo: testi e musica d'alto livello, sempre. Lontano dai putridi canoni che il resto del metal estremo riservava. Con questo non voglio dire che i Death sono una band cosidetta d'élite, bensì un gruppo che semplicemente ha espresso il concetto di musica estrema come nessuno mai aveva fatto, calibrando sempre saggiamente, il tiro tra tecnica sopraffina, brutalità, ed emozioni allo stato puro.
Chuck si dimostra severo col mondo: nella traccia d'apertura, getta un monolite di piombo contro la società. Una chiave di lettura può essere "pezzo scagliato contro le persone che abusano della droga; un'altra, è quella secondo cui l'opener parla di un ragazzino maniaco nato da madre tossicodipendente:
"...contorcendo i corpi con l'introduzione di sostanze chimiche..."
"...Quella colpevole, ormai innocente grida, una vita d'inferno, meglio morire..."
"...Nato senza occhi, mani e con mezzo cervello: nato dipendente dalla cocaina, mostruosità vivente..."
"Saranno sempre dei diversi nella vita".
Tra questo testo bellissimo, si snodano assoli fantastici, che, anticipati da una scala tutta effettata in flanger, arrivano all'ascoltatore come una sorta di -guitar-battle- tra Schuldiner e Murphy che sembra non finire mai. "Altering The Future" parte lenta, la chitarra butta giù riffs più pacati, poi la struttura si deframmenta sempre più atrocemente, dettando un'altra condanna, stavolta contro l'aborto:
"...Creare una vita solo per distruggerla?
Nato per essere gettato nella spazzatura a marcire
Esistere in questo mondo può essere uno sbaglio
Quelli che sono con il bambino, hanno fatto la loro scelta
La morte e la vita sono prese così facilmente
Giusto o sbagliato, sarà così chi è scelto?
Alterando il futuro...".
"Defensive Personalities", parte in quinta, si mantiene su certi lidi classici del genere, mentre è da "Within The Mind" in poi che, se vogliam esser pignoli, arriva la parte migliore del disco. Questa canzone ormai è un classico, così come quasi tutti i pezzi dei Death, ed è incredibile come ogni parte si unisca alla perfezione.
Innumerevoli cambi di tempo, il primo solo di James, e poi un altro ancora sul finale, sempre molto ragionati e lontani dalla resto della forma-canzone.
La cura spirituale, è quella che Chuck sottoporrebbe a tutti quelli che compiono atti terribili in nome di (qualsiasi) dio. L'odio contro le piaghe dell'umanità non è una novità, e qui viene sottolineato nel migliore dei modi:
Usando la fede come una scusa per uccidere
" [...] Tutte le preghiere del mondo non possono aiutarti ora
Un killer, un compratore di vita è ciò che sei [...] "
Infine la condanna finale:
"Uccidere per la religione, il Signore perdonerà ciò? L'idiozia ha colpito la tua mente: una vita d'inferno troverai...".
Chuck sputa veleno, e lo fa nel modo più violento possibile, condendo però, questa brutalità, ad una musica sempre sopraffina. Nervosa, veloce, il basso di Terry Butler si fa sempre più pulsante, pronto a sorreggere il cambio di tempo più veloce e feroce. Poi tutto si scioglie in varie scale, unavoce dolorante in eco, e chitarre che stampano la loro rabbia contro di noi, attraverso assoli secchi e trascendentali. L'atmosfera del disco si scalda sempre di più, prima con "Low Life" per finire con "Killing Spree", la furia omicida, appunto.
"...Pianificando di diventare una furia omicida
Vittima di una cospirazione?
Annoiandosi con la sua vita attuale
Modificandola con un coltello..."
Un'album sì di transizione, ma che conserva una line-up indimenticabile, notevoli migliorie per quanto riguarda l'apporto a basso/batteria (i precedenti album erano si malvagi, estremi, ma erano sin troppo statici e impersonali per essere ricordati) che lasciano il segno anche nei stacchi più quadrati. Facendo vostro anche questo disco, avrete un pò il sunto del Death-Sound, che col passare degli anni subirà ulteriori modifiche, che farà sempre più proseliti. In più godrete del fatto che trattandosi di death metal, leggerete delle liriche impegnate, profonde, che rasentano la poesia.


Davide Montoro

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