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giovedì 11 dicembre 2008

Death - Human (1991)





Anno: 1991

Etichetta: Combat Records


Line-up:

Chuck Schuldiner - voce, chitarra
Steve DiGiorgio - basso
Paul Masvidal - chitarra
Sean Reinert - batteria



Tracklist:
  1. Flattening of Emotions - 4:28
  2. Suicide Machine - 4:19
  3. Together as One - 4:06
  4. Secret Face - 4:36
  5. Lack of Comprehension - 3:39
  6. See Through Dreams - 4:26
  7. Cosmic Sea - 4:23
  8. Vacant Planets - 3:48
  9. God of Thunder - 3:57




Il 22 ottobre del 1991 sempre sotto la supervisione di Scott Burns, presso i Morrisound Studios in Florida, esce il primo vero capolavoro dei Death (almeno per chi scrive). Se "Scream Bloody Gore" era fin troppo classico e debitore ad un certo thrash, "Leprosy" seppur sia sempre un master-piece, ancora presentava leggeri cali per quanto riguardava la presa finale del disco, nel suo totale, intendo. "Spiritual Healing" invece, aveva il suo debole, proprio nel suo punto di forza. Ancora oggi, ci si incentra troppo sulla presenza del grande James Murphy; vi erano inoltre canzoni come "Killing Spree" che, nonostante mostrassero nuove sonorità, non erano ancora capaci di emergere sulle altre.
Incredibile pensare a come Chuck DA SOLO abbia composto mezz'ora di materiale inedito, in poco più di un anno. Affiancato da un giovane Steve Di Giorgio al basso, e da Paul Masvidal e Sean Reinert, rispettivamente alla chitarre e alla batteria, Chuck ci infligge una pesante lezione di death metal iper-tecnico. Le chitarre sono compresse ed il sound risulta quindi più compatto: un pugno di filo spinato che ti arriva in pieno viso.
"Flattening Of Emotions" scandisce la lotta contro il tempo, con una batteria in lontananza: poi le chitarre e il basso, poi via. La musica viene sparata a velocità folli, un testo che è antagonista verso l'ego, lo stesso che viene descritto come lottatore delle azioni, che insidiano la nostra vita. La seguente "Suicide Machine" parla di eutanasia:
"...Controllando le loro vite, decidendo quando e come moriranno..."
"...Una preghiera per morire con dignità...è troppo da chiedere?...macchina del suicidio..."
E lo fa premendo sempre più il piede sull'acceleratore, ibridando un assolo sparato alla velocità della luce, perfettamente sposato con Reinert, che non risparmia nessuno; ogni minima influenza è da dimenticare, ognuno qui dà il suo apporto, ma con una veste nuova. Chuck ha un registro vocale più alto, sempre (e solo) in screaming, Masvidal alla chitarra rende ancora più imponente il muro di suono creato dal suo amico. Steve, dal canto suo, gonfia maggiormente la resa finale del cd, e le sue dita scorrono velocemente sul basso arrivando alla sua massima espressione nella strumentale mai da nessuno dimenticata (con le mani che si ritrova e la tecnica pazzesca che ha!).
Con "Together As One" Chuck -analizza- la condizione dei gemelli siamesi (beh, si!), che dividono tutto, tranne la mente ed il cuore: ma quando moriranno, lo faranno assieme.
"Sono stati etichettati come una creazione del male e ridicolizzati per il loro aspetto scioccante. Dividendo entrambi piacere e dolore: due menti, due cuori, un'anima. Separando mentalmente un'illusione di intimità. [...] Accomunati da un legame carnale e dividendo entrambi piacere e dolore: due menti, due cuori, un'anima...".
La canzone esprime sofferenza, ma soprattutto uno stato di angoscia: musicalmente il pezzo è brutale, ed amplifica maggiormente la compressione delle due chitarre.
I testi, si susseguono sempre bellissimi, unici: in "Secret Face", realizza l'esistenza degli ostacoli della vita, soprattutto delle persone false. Mi piace molto lo stacco iniziale, ma soprattutto l'assolo nel mezzo, che lascia spazio ai passaggi fluidi di Steve, prima di essere travolti da "Lack Of Comprehension". La più conosciuta, sicuramente, introdotta da un dolce arpeggio, spazzata via senza pietà da un mid-tempo che secondo dopo secondo si esprime in continuo crescendo, spezzandosi al minuto [2:13] in un riff schiacciasassi.
"See Through Dreams" e "Vacant Planets" viaggiano a braccetto, se non fosse per i ritmi cadenzati e claustrofobici di quest'ultima, e per il suo saluto mefitico con un guitar solo stellare. "Cosmic Sea" è un viaggio appunto cosmico, guidato da synth leggerissimi, chitarre che lasciano stavolta la natura compressa del restante album, e l'ormai stra-noto giro di basso di Di Giorgio, che tanto fa uscir di testa i bassisti di oggi. Non tanto forse per la difficoltà, ma è quell'atmosfera così magica, il suo abbandonarsi tranquillamente poi alla pesantezza, con quell'assolo posto sul finale...senza tempo, proprio come questo disco.
E' un'opera che abbraccia ancora più fortemente tematiche filosofiche-esistenzialiste, e che, in poco tempo, insegna e fa storia: essenziale.
Sempre con noi...


Davide Montoro

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