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sabato 4 ottobre 2008

Pater Nembrot - Mandria ep




Anno: 2008 Label: Go Down Records/Audioglobe



Tracklist:

Collirio d'Oltremare (2:50)
E' permesso? (3:59)
Mandria (10:26)
Il Ponte Dei frati (3:28)




A volte si ha la sensazione di trovarsi a tu per tu con qualcosa che potrebbe deflagrare e spazzare via ogni classifica, regola, limite e barriera imposto da qualsiasi tipo di autorità. E' un sentimento di ribellione, di necessaria fuga dalla prassi quotidiana e dal tran tran urbano della nostra civiltà, troppo frenetica, dinamica ma allo stesso tempo fossilizzata su costumi antichi e troppo arcaici per essere messi in discussione, nonostante debbano essere necessariamente cambiati. Questo è il presupposto da cui voglio muovere per parlarvi dei Pater Nembrot, power trio emiliano, amante di sonorità fuzzose e acide, che fonde lo stoner rock con la psichedelia acida, ma andando a palpare le chiappe dell'hard rock e di melodie legate a generi figli degli anni '70, come il kraut dei Can (tanto per fare un nome roboante, come direbbe quel veneto alcolizzato di Bruno Pizzul) o il progressive. Mandrie è un ep composto da quattro brani, che mettono in evidenza le due facce della medaglia chiamata Pater Nembrot: la carica ed il tiro groovoso nei tre pezzi sotto i tre minuti, e la sinuosa melodia riverberata nella psichedelica canzone che dà il titolo all'ep stesso, snodandosi per 10 minuti nei quali il mantra si estende e si dirama come un gigantesco baobab
, dal quale fiori multicromatici danno vita a immagini lisergiche, prive di ogni contatto con la realtà. La carica che si distende dalla chitarra di Filippo Leonardi, al contempo voce e druido ai synth, eleva l'ascoltatore a cadetto della fanteria della quarta dimensione, dove nulla è come sembra e se volessimo trovare dei punti di appiglio chiamiamoli con i loro nomi. Kyuss (nelle cavalcate lunghe e distorte), Colour Haze (soprattutto Los Sounds der Krauts), Pink Floyd e 13th floor elevators (tra i grandi numi della psichedelia di fine '60). Elemento fondamentale che distingue i PN da altri gruppi italiani, e che allo stesso tempo ha permesso che venissero adocchiati dalla magnifica e lungimirante Go Down Records (El Thule, FuckVegas, OJM, Gorilla, ReDinamite..) è sicuramente la scelta di cantare e scrivere ottimi testi in italiano, opzione coraggiosa e che merita rispetto, visto che in inglese spesso si scelgono liriche più per la loro malleabilità e capacità di risultare orecchiabili, piuttosto che mettere il contenuto in primo piano. I Restanti tre brani sono fulminanti corse all'impazzata su muscle cars guidate da gente come Queens of the stone age e fu manchu, per il loro modo di unire melodie e ritornelli catchy con stoner rock cazzuto e ben pestato; ma non è tutto qui: perchè ad ogni passo, ogni nuovo mattoncino che costruisce il muro di fuzz valvolare che viene eretto da Giacomo Faedi (fisicamente è il figlio di Geezer Butler, e non solo fisicamente....ho detto tutto, ciccio) e Filippo, contribuisce la batteria e la ritmica dell'ottimo Giulio Cascioni. Attendiamo questo 2008 per avere tra le mani il full lenght, che sicuramente sarà una bomba allucinante e che proietterà questi ragazzi in orbita, tra le maggiori promesse in ambito stoner italiano.

Support!!!


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