Creative Commons License
Rock e Dintorni by Rock e Dintorni is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: 35007

martedì 30 settembre 2008

35007




Gli Olandesi 35007 (anche chiamati Loose) hanno guadagnato una posizione di tutto rilievo nel panorama stoner/psichedelico, egemonica direi, per quanto riguarda la scena europea; tra i principali eredi dei Kyuss, e infatti, al pari dei loro ispiratori, i 35007 sono stati stra-copiati, e al pari dei loro ispiratori, sono capaci di ricreare visioni paesaggistiche in musica, viaggi, miraggi, come tutti i grandi della musica del rapimento mentale, che è inutile nominare come fosse un rosario, perchè tanto nel suono dei 35007 ci sono proprio tutti, e ci sono tutte le caratteristiche del genere, ormai consolidato, anche grazie al loro apporto, in una (non)forma liquida e pesantissima. Quattro album e un ep di mezzo. I primi due sono in gran parte cantati e abbastanza eterogenei; gli altri due album e l'ep sono completamente strumentali, omogenei, quasi indivisibili pezzo per pezzo, dei blocchi unici in cui imbattersi e calarsi.





Especially For You [Stickman, 1994]

Quando dico che nei 35007 ci si deve calare, intendo proprio fare una similitudine con l'acqua, perchè è l'acqua l'emblema del suono della band, e simbolo è proprio il pezzo "Water", un lungo assolo diluito in mille bollicine sparse in un brano senza ne forma ne dimensioni, sinuoso e violento, ancora più martoriante in "Slide", che mostra due tendenze fondamentali: l'hendrixismo latente o esplicitamente citazionista e la passione per nuove tendenze hardcore sagomate di metallo, come quelle degli Helmet. "Zandbak" più che altro inacidisce Melvins e Godflesh, quindi il risultato è agreste come i primi e industriale come i secondi, e allo stesso tempo alieno. La voce, quando c'è, è distorta, disumana, filtrata, tra follie e campionamenti, un Caronte che fa strada nell'inferno, una voce narrante come Virgilio tra i morti. Dissonante e torbido il lamento orientale di "U Mu M'Nu", il frutto più maturo di questa panoramica di suoni e tendenze raccappriccianti e visionarie, come rallentare a dismisura gli Unsane, e caricarli di una ottusa martellanza psichedelica che invece dell'irruenza punta tutto sulla dilatazione nel tempo, nello spazio e specialmente nella testa. "Basciculo Ad Cumunum" porta un po di freschezza Morrisoniana, una nota morbida in un disco infernale, ma a dirla tutta, paragonata ad altri pezzi, è solo una straordinaria canzone space rock, come "Suave" è solo un soave saggio di chitarra, per sollecitare fantasie e avventure immaginate. Ogni elemento della natura vibra e prende vita in una gioiosa ed ebbra orgia di suoni frammentari quanto passionalmente (direi persino eroticamente) coesi, nell'asse "Attitude"-"The Elephant Song".
Una combinazione tra passato e futuro, una combinazione tra visioni eteree-paradisiache e bad trip da suicidio.



35007 [stickman, 1997]

I suoni sono duri e compatti, molto più condensati rispetto all'album precedente. La band è heavy e tossica. Se gli Helmet sembravano un trapano tra le membra, questi 35007 affondano al loro stesso modo, e con lo stesso risultato, ma con una lama riscaldata sul fuoco, che entra lenta e quando esce fa malissimo (vedi "Soul Machine", che parte tra eco e rimbombo e si chiude con un colpo di coda hardcore brutale). Ritmi petrosi, pezzi difficilmente digeribili. La band punta all'evoluzione dello space rock attaverso una graniticità ricercata e ricreata ad ogni costo (anche quando, come in "Short Sharp Left", la canzone in se meriterebbe tutt'altro trattamento). "Powertruth" è un po il simbolo di questa fase estremista (e un po zoticona), anche se nel complesso funziona sempre più di "Undo", che avanza lentamente come un animale in gabbia. Solo il lato sintetico lascia uno spiraglio aperto in questo abitacolo, in modo da lasciare entrare un po di sano gas di scarico. Tutto sa più di grunge che di freak. Più Soundgarden (vedi "Big Bore") che Pink Floyd. E rispetto alla lezione di Kyuss e Monster Magnet, sembra si siano fatti dei passi indietro. L'ingessatura va via decisamente quando l'acqua è alla gola per dirla con una metafora liquida, come il sound libero e scioltissimo dei 35007 quando in "66", che per certi versi è il meglio che si possa trovare in questo episodio, ma è anche il termine di paragone per le esperienze liquide che verranno a breve.



Sea Of Tranquillity [ Stickman, 2001]

Torna la figura-chiave del mare, presente già nel titolo, che di per se esprime contrasto con la devastazione e il terrore degli album precedenti. Un primo grande punto di rottura. Il mare torna nel moto ondoso dei 3 brani di questo ep, tra la schiuma delle onde che si posano sulla riva, la tempesta e momenti di bonaccia. Stoner psichedelico a palate, sapientemente organizzato e lasciato andare senza più incursioni violente ne distrazioni (voce... colpi di testa..). Il senso di coesione e maturità è forte, e ne sono esempio i tre brani, tanto diversi e tanto coerenti parte per parte al loro interno, tanto da risultare distinguibili anche nel loro essere complementari.
I conflitti (tra passato e futuro, e non solo) sono appianati, sublimati, in una musica che è riuscita a trascendere. Siamo già ben oltre la dimensione terrena.



Liquid [Stickman, 2002]

Già sotto l'aspetto tecnico sia "Sea Of Tranquillity" che "Liquid" segnano una fase molto più partecipata della carriera della band. Ormai il nuovo batterista è perfettamente integrato e della voce non se ne sente la mancanza nemmeno quando il minutaggio si estende ai quaranta minuti, divisi in soli quattro pezzi. "Liquid", ancora più tecnico e libero, nonchè più ridondante del precedente, insiste sulla regola della fluidità del suono, che qua non conosce ostacoli. Calme e serene dilatazioni, frizzanti di creatività che straripa, quando si tratta di variare infinite volte un tema attorno ad una ossatura che poi non esiste, o che magari è lasciata solo all'immaginazione di chi ascolta (finalmente l'ascoltatore è parte integrante, con la sua fantasia, del complesso di suoni dell'album). I 35007, in modo assolutamente scientifico, si prodigano per la sintesi estrema della chimica del brano informe perfetto, l'esplosione psych-stoner definitiva, viaggiando tra i diversi stadi della materia, dall'evaporazione al maremoto alla cristallizzazione, e l'umidità di entra pure nelle ossa, la respiri, è parte di te; musica che coinvolge e affascina ascolto dopo ascolto.



Phase V [Stickman, 2005]


Nel primo secolo dopo cristo, il filosofo cristiano Boezio diceva che la musica è matematica resa udibile. La band si innamora di questo motto. Infatti, alla matematica rimanda il nome stesso della band, che è un numero e allo stesso tempo simbolico. Ecco appunto, il simbolo. Si tratta dell'album più astratto e rarefatto dei Loose. Una collezione di suoni dell'altro mondo (nel senso che non sembrano umani ne terrestri) legati da concetti e percezioni extra-visive, tutte mentali, e da qui la scelta di fare musica per non vedenti, dalla copertina "tattile" a tutto il resto, la mancanza di veri titoli dei pezzi (indicati con numeri).
La tecnica e la tecnologia al servizio del suono il più possibile proiettato al futuro, ma senza poi scomodare arnesi che siano estranei al mondo del rock tradizionale, anzi, il paradosso è sempre quello, il risuscire a coniugare la trance post-industriale/astronomica-spaziale a strutture raffinatissime e sempre più evolute sotto l'aspetto compositivo (che raggiunge livelli eccelsi, praticamente divorando qualsiasci cosa fatta in passato dal gruppo).
"Liquid" proponeva una psichedelia analitica, spaccava il capello in quattro, mentre la quinta fase è la fase della sintesi totale, e al posto della ridondanza e da conferma di stile, c'è un gruppo-fantasma, che non ha bisogno di immagini, e che forse è già sciolto, ma dalla sua condizione di semi-detenzione in chissà quali sperduti luoghi nella memoria collettiva del rock, lancia onde che innalzano creste nell'acqua così alte da perdersi all'orizzonte, in sei brani intricati, complessi e roboanti, tra intuizioni sbalorditive ed ideone.










John

Nessun commento: