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mercoledì 18 febbraio 2009

Smashing Pumpkins - Machina/The Machines of God (2000)


Anno: 2000
Etichetta: Virgin Records

Line-up:
Billy Corgan – vocals, guitar, bass on "Age of Innocence", producer, art direction, mixing
James Iha – guitar
D'arcy Wretzky – bass
Jimmy Chamberlin – drums

Tracklist:
1. "The Everlasting Gaze" – 4:00
2. "Raindrops + Sunshowers" – 4:39
3. "Stand Inside Your Love" – 4:14
4. "I of the Mourning" – 4:37
5. "The Sacred and Profane" – 4:22
6. "Try, Try, Try" – 5:09
7. "Heavy Metal Machine" – 5:52
8. "This Time" – 4:43
9. "The Imploding Voice" – 4:24
10. "Glass and the Ghost Children" – 9:56
11. "Wound" – 3:58
12. "The Crying Tree of Mercury" – 3:43
13. "With Every Light" – 3:56
14. "Blue Skies Bring Tears" – 5:45
15. "Age of Innocence" – 3:55

Probabilmente se oggi qualcuno chiedesse a Billy di spiegare il Concept dietro al disco (a tal proposito, c è chi ne ha fatto un lavoro preciso Scaricatelo ), farebbe di tutto per rendere il concetto più vago possibile, perchè nemmeno al creatore è poi così chiara la mescolanza di esoterismo,teologia e filosofia che viene incastrata tra liriche e booklet, ma questo è solo un incentivo per chi ama le cose che han una mappa ma non le coordinate precise di una locazione. Magari si ottiene più di quello che l'artista cercava di esprimere. Ma c è un confine sottile tra l'etereo/indefinito e la confusione, si può passar del tempo a viaggiar tra le due porte, senza saper effettivamente in quale delle due si sta dimorando. Questo spiega gli ultimi passi della band prima della seconda nascita ( no, Rinascita per me non è un termine adatto) e in particolare , del clima che portò alle stampe questo album. Dalla produzione diversa da tutti gli altri dischi, un muro di chitarre imponente dal sapore retrò, richiamante gli 70's in quel accompagnamento acustico e tastiera saturante ( “Wound” ) dai testi zuccherosi e scelte cariche di gain (“I Of The Mourning” ,e c'è da chiedersi perchè la gente si stupì del disco degli Zwan ) rievocando una certa componente solare quasi del tutto inedita alla loro carriera ( “This Time” ) proprio in ricami ottimistici delle 6 corde . Il songwriting appare ancor più ridotto all'essenziale (“ Age of Innocence” ) e negli episodi meno riusciti ( “The Sacred And Profane” , “With Every Light” ) ricordano gli eccessi pomposi dell'ultima release. Senza però sconfinare nei meri riempitivi in se. Perchè il disco ha una sua importanza storica, segna una svolta nel timone di Corgan per diversi versi:
Innanzitutto la sua attitudine nello sporcare ottimi pezzi rock/pop raffinati con una manciata di ritornelli di troppo ( “Try,Try,Try” ) , e alla ricerca ossessionata della ballata che rimarrà nella storia. Senza accorgersi di aver centrato l'obiettivo al primo colpo, con la divina “Stand Inside Your Love”

"i will breathe,
for the both of us..
travel the world,
traverse the skies..
your home is here
within my heart"...

e la dolcezza mai rasenta la banalità o la debolezza, diventa un nevromanticismo disperato da brividi, sublimato dal solo con Ebow di quel grandissimo chitarrista di James Iha, sempre emozionale nei suoi inserti, e vera ruota dentata dei marchingegni di Billy, che non potrà mai seppellirne il ricordo nemmeno con una folla di turnisti.
Oltretutto questo album partorisce gli ultimi veri riff Zuccati. “Heavy Metal Machine” nella sua ossessività ( complice anche una velata polemica di Billy verso il genere musicale in se, che gli appariva oramai ripetitivo ) e la ferocia espressa nella nichilista “The Everlasting Gaze”che tanto ricordava , brandelli sanguinolenti di infinite tristezze passate.

You know I'm not dead
I'm just living for myself
Forever waiting

Comparsi in quel video, pronti a dir la loro e poi spaccare tutto in pieno stile rock and roll, ma D'arcy era già andata via. Divorzio consumato a fine di queste registrazioni, mostrava gli squilibri tra i membri della band, nelle scelte musicali in se .Basti notare i due Machina come suonino diversi tra loro, questo dal suono maggiormente compresso e addomesticato, il secondo da l'impressione letteralmente di bucare lo stereo, la vera strada in fin dei conti sarebbe stata quella di riunirne artisticamente il meglio, bilanciandone la produzione, per farne un altro capolavoro, ma qui nell'accontentarsi, si gode davvero. Nel riscoprirlo, anche il doppio e nel Doppio.

Gidan Razorblade

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