tag:blogger.com,1999:blog-27792988786617202342024-03-05T22:57:26.251+01:00.Unknownnoreply@blogger.comBlogger147125tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-92033523769693687502010-01-20T21:16:00.002+01:002010-01-20T21:21:26.607+01:00A volte ritornano...Voglio scusarmi per questi quasi sette mesi di silenzio, per quei quattro gatti (che è anche il nome di un locale storico di Barcellona, frequentato da Picasso e da altri intellettuali) che avevano qualche problema mentale ed erano soliti seguirci. Il blog non ha chiuso, il blog non è morto solo che alla fine abbiamo preferito continuare ad occuparci a pieno regime del forum (http://rockedintorni.forumfree.net), piuttosto che aggiornare costantemente questo piccolo luogo-non luogo nel web. In primo luogo (gioco di parole non voluto) perchè il forum vive grazie al dialogo e la semplice lettura dei contenuti è antitetico al nostro concetto di musica, in secondo luogo perchè alla fine gli aggiornamenti a volte non arrivavano puntuali e si rischiava di pubblicare qualcosa giusto per riempire gli spazi vuoti.<br />Quindi se proprio si vorrà inserire qualche nuova review ed articolo sarà orientato soprattutto verso le comunicazioni, le playlists e le reviews degli artisti italiani emergenti.<br /><br />Ci si becca sul forum.<br /><br />SgabriozUnknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-13243325409297002682009-06-04T12:56:00.002+02:002009-06-04T13:04:53.669+02:00Kylesa - Static Tensions (2009)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.20buckspin.com/site/wp-content/uploads/2009/01/spin029_kylesa4001-300x300.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 300px;" src="http://www.20buckspin.com/site/wp-content/uploads/2009/01/spin029_kylesa4001-300x300.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);"><br /> <div style="text-align: left; font-family: arial;"><span style="font-weight: bold;">Anno:</span> 2009<br /></div><br /><div style="text-align: left; font-family: arial;"><span style="font-weight: bold;">Etichetta:</span> Prosthetic records<br /></div><br /><span style="font-weight: bold; font-family: arial;">Tracklist:</span><br /><div style="text-align: left; font-family: arial;">1. Scapegoat<br />2. Insomnia For Months<br />3. Said And Done<br />4. Unknown Awareness<br />5. Running Red<br />6. Nature’s Predators<br />7. Almost Lost<br />8. Only One<br />9. Perception<br />10. To Walk Alone<br /></div><br /><div style="text-align: left; font-family: arial;"><span style="font-weight: bold;">Line up </span> <br />* Corey Barhorst - Bass<br />* Phillip Cope - Guitar, Vocals<br />* Laura Pleasants - Guitar, Vocals<br />* Eric Hernandez - Drums<br />* Carl McGinley - Drums<br /></div><br /><br /><span style="font-family: arial;">Ci sono due termini adatti a focalizzare questo disco e quei due termini sono probabilmente "intreccio" e "groove". Il primo riguarda il grande lavoro compiuto dalla band, sia nella fase di scrittura che di registrazione, sugli strumenti e le parti vocali. I semi del rinnovamento erano già presenti in </span><span style="font-weight: bold; font-family: arial;">Time Will Fuse its worth</span><span style="font-family: arial;">, ma apparivano più sporchi e acerbi. Le componenti sludge e metal, infatti, erano sicuramente più notevoli ma si rischiava di offrire una prova che fosse eccessivamente potente a discapito della melodia e della ricerca. In Static Tensions invece c'è una costante ricerca delle nuove soluzioni, dovuta ad un intreccio assolutamente ineccepibile tra gli elementi che erano già un punto di forza nei predecessori ma che ora appaiono calibrati. Confermare la scelte delle due batterie potenzia una sezione ritmica che spazia tra la jam prog e l'efficacia delle parti più incalzanti metal, tra la violenza sludge ed il groove. I riff e le parti di chitarra sono maliziosamente studiate e duettano alla perfezione, così come le due voci - maschile e femminile - ora si contrastano ora si completano. Il secondo elemento caratterizzante è il groove, la ripetività di certi riff o di certe battute rafforza quella maggiore sperimentazione sonora esaltata dall'ottimo lavoro di Laura Pleasant. A tutto questo aggiungete una pulizia che non significa tradimento delle sonorità che li hanno portati fino a questo punto, ma semmai un labor limae che ha portato a levigare un sound in partenza mastodon-melviniano e figlio di sonorità hardcore-sludge. Lo schema delle canzoni non è mai statico, ma in tensione pur presentando dei elementi comuni e che fungono da filo conduttore: questa è la mia personale spiegazione del titolo. Static Tensions è il capolavoro della scuola Kylesa, per ora rimane il punto più alto in tutto, a partire dall'ottimo artwork di John Dyer Baizley (cantante e chitarrista dei concittadini Baroness). Disco capace di accontentare tutti, da chi apprezza i brani più coinvolgenti e veloci (I</span><span style="font-weight: bold; font-family: arial;">nsomnia for months, scapegoat, almost lost</span><span style="font-family: arial;">) ad i brani più compassati e complessi (</span><span style="font-weight: bold; font-family: arial;">running red, to walk alone, unknown awareness</span><span style="font-family: arial;">), senza offrire un momento di calo creativo o di sosta. Un disco su cui scommettere in questo 2009.</span><br /><br /><br /><br /><a style="font-family: arial;" href="http://www.kylesa.com/">Sito ufficiale</a><br /><a style="font-family: arial;" href="http://www.myspace.com/kylesa"><br />Kylesa - myspace</a><br /><br /><br /><span style="font-family: arial;">Sgabrioz</span><br /><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-62842122035476173232009-06-03T15:57:00.001+02:002009-06-03T16:00:56.647+02:00Kylesa - Time Will Fuse Its Worth (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiebsDLm-cx135JJH4mQT_Plq7YZ7_UuS8lhYrMfP4qwzbx-HkJF-VWEn4h0TziP5tQ0ph5IJUnj09ZHtGgSYkwUwJX5NM9I8-n70TQqiGARrIVOQgR19B28YRTU0y_AIIJnhEI063DVp8/s320/Kylesa.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 318px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiebsDLm-cx135JJH4mQT_Plq7YZ7_UuS8lhYrMfP4qwzbx-HkJF-VWEn4h0TziP5tQ0ph5IJUnj09ZHtGgSYkwUwJX5NM9I8-n70TQqiGARrIVOQgR19B28YRTU0y_AIIJnhEI063DVp8/s320/Kylesa.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br />Anno:</span><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > 2006 </span> <span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br />Etichetta: </span><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Prosthetic Records</span> <span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br />Line-up:</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Corey Barhorst - Bass, Vocals</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Phillip Cope - Guitar, Vocals</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Laura Pleasants - Guitar, Vocals</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Jeff Porter - Drums</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Carl McGinley - Drums</span> <span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br />Tracklist:</span> <div style="text-align: left; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">1. Intro<br />2. What Becomes an End<br />3. Hollow Severer<br />4. Where the Horizon Unfolds<br />5. Between Silence and Sound<br />6. Intermission<br />7. Identity Defined<br />8. Ignor Anger<br />9. The Warning<br />10. Outro<br /></div><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;"><br />Una lunga strada all interno della sofferenza..Ecco come si presenta l' ultima fatica degli statunitensi Kylesa, concitaddini di band come Baroness e Mastodon (nelle vicinanze).<br />Dopo un album d esordio tanto inaspettato quanto gradito quale To Walk A middle Course, il combo da alla luce un vero gioiellino che si staglia nella nuova scena "progressive". Non sperate però in tecnicismi cari a band come Dream Theater o Fates Warning, la materia è intesa in tutt'altro modo.Due batterie, due chitarre e tre voci...Un album dove l' hardcore, lo sludge, lo stoner e la psichedelia vanno a fondersi per dare vita a un maelstrom sonoro di rara bellezza e intensità...le derive psichedeliche, sono senza dubbio la novità di questo full length, inserite alla perfezione in pezzi come Where The Horizon Unfolds e Between Silence And Sound. Il lavoro della band è ottimo, ogni membro incastra la sua parte alla perfezione, anche la signora Laura Pleasants, che non porta certo la gonnella (nonostante sia davvero ammaliante) non si tira indietro con riff e vocals squillanti.<br />Un vortice sonico che non lascia prigionieri, che graffia selvaggio come una fiera ferita.<br />Un muro sonoro massiccio e impossibile da scaflire, si senta il carattere intimidatorio dei riff di Ignoring Anger e The Warning. Un avvertimento appunto. Le vocals coinvolgenti di Hollow Sever, per la quale è stato girato pure un video, il suono dilatato e tribale dei due minuti di Intermission, o i riff che rallentano e pestano come fabbri in Identity Defined. La sperimentazione ha avuto inizio per la band e i nostri in futuro sapranno sicuramente forgiare un sound ancora migliore.Un suono fangoso e pulviscolare tipico di band come Eyehategod, Neurosis, Taint, primi Mastodon.<br />Da apprezzare in tutta la sua pachidermica portata, lasciandosi trainare dalle sfuriate che sanno ancora di crust e hardcore.<br />Intrappolati nella loro palude sonora.<br /><br /><br />Neuros.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-80886835018965319512009-06-02T18:58:00.002+02:002009-06-02T18:59:50.718+02:00Baroness - Red Album (2007)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://media.collegepublisher.com/media/paper410/stills/924q206w.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 300px;" src="http://media.collegepublisher.com/media/paper410/stills/924q206w.jpg" alt="" border="0" /></a><br /> <div style="text-align: left;font-family:arial;"><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);">Anno:</span><span style="color: rgb(204, 204, 204);"> 2007</span> <span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);">Etichetta:</span><span style="color: rgb(204, 204, 204);"> Relapse</span> <b style="color: rgb(204, 204, 204);">Tracklist:</b> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Rays on pinion</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">The birthing</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Isak</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Wailing wintry wind</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Cockroack en fleur</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Wanderlust</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Aleph</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Teeth of cogwheel</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">O’ appalachia</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Grad</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Hidden track</span> <b style="color: rgb(204, 204, 204);">line-up:</b> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">John Baizley – chitarra e voce</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Brian Blickle – chitarra</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Summer Welch – basso</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Allen Blickle – batteria</span> </div> <div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;">La Georgia (negli Usa, non in Europa, nda) si stà lentamente trasformando in una fucina inesauribile di grandissimi combo, amanti delle sonorità pe(n)santi, il cosiddetto heavy me(n)tal, dando i natali prima agli stratosferici Mastodon, poi ai potenti kylesa, ed infine ai creatori del disco oggetto di questa review. Dopo due split più orientati verso uno sludge miscelato con un post-core, le cui radici affondavano nella tradizione già creata da band come Neurosis e Isis, il quartetto di Savannah torna con il suo primo full-lenght: un battesimo del fuoco dove si giocano tutto, trovandosi al bivio tra la gloria e la polvere, tra l’essere un fac-simile iperderivativo o divenire una potenziale realtà, capace di trasformare le premesse in solide fondamenta. Il red album è capace di soddisfare i diversi palati a cui si presenta, grazie alle diverse anime di cui è composto, come un caleidoscopio dalle numerose sfaccettature l’immagine non è mai quella che appare in maniera statica, ma cresce e si evolve ascolto dopo ascolto. La struttura melodica rispetta, nella maggior parte dei casi, un’impostazione di stampo prog, con lunghe dissertazioni sonore che compongono un mosaico le cui tessere, rette da un duetto di chitarre in sincro, rendono dinamico ogni singolo brano. L’atmosfera si sviluppa in maniera ora frenetica, ora riflessiva, ma ciò che sicuramente incuriosisce è il modo in cui la tecnica di ogni singolo componente è capace di elevare il brano a struttura compatta. I muri sonori si ergono su un unico riff portante, al quale si agganciano le singole idee sviluppate, in maniera parallela, da voce, chitarre e sezione ritmica. Merita sicuramente una menzione d’onore la batteria, che è capace di creare tappeti di ritmiche sincopate e di taglio jazzistico, intarsiare mantra sonori sfruttando le proprie conoscenze prog, metal e stoner-psych. E’ questa ricchezza di sonorità e stili che permette al disco di volteggiare, in un valzer irresponsabile, tra le diverse influenze, creando un pot-pourri che rende così difficile la classificazione e l’utilizzo di un’etichetta musicale univoca, che riesca a ingabbiare in un termine tutta l’anima- o meglio le anime - che vivono all’interno del progetto baroness. All’interno del disco trovano spazio anche episodi acustici e strumentali (“<b>cockroac en fleur</b>”), oppure brani più veloci e diretti (<b>teeth of a coaghwheel, O’appalachia</b>) sferzanti di frenetica rabbia e mordente. Dilungarsi sugli elementi che compongono ogni singola traccia sarebbe quantomeno prolisso e superfluo. Basti sapere che si tratta di un’uscita imprescindibile di questo 2007 appena conclusosi, che proietta i baroness in una posizione di tutto rispetto, meritato e guadagnato attraverso jam sofisticate e ben sviluppate, nel panorama mondiale della musica heavy n’ loud. Nel nuovo corso, inaugurato da gentaglia come Kyuss e Neurosis, sicuramente si trovano band capaci di aprire il becco senza risultare soporiferi o la classica minestra già riscaldata.<br /><br />Sgabrioz<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-69519830439396482752009-06-02T18:52:00.002+02:002009-06-02T18:57:34.247+02:00Crime In Choir - Trumpery Metier (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.thesirenssound.com/wp-content/uploads/2009/02/crime-in-choir-trumpery-metier.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 280px; height: 279px;" src="http://www.thesirenssound.com/wp-content/uploads/2009/02/crime-in-choir-trumpery-metier.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold;"><br /><br /><br /></span><div style="text-align: left; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">Anno</span>: 2006<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Etichetta</span>: GLS Records<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Line up</span><br />Kenny Hopper: Rhodes piano<br />Jesse Reiner: Synthesizers<br />Jarrett Wrenn: Guitar<br />Tim Soete: Drums<br />Matt Waters: Saxophone<br />Jonathan Skaggs: Bass<br />Tim Green: Guitar<br /></div><br /><span style="font-weight: bold; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Tracklist:</span><br /><ol style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);"><li>Women of Reduction</li><li>Complete Upsmanship</li><li>Land of Sherry Wine and Spanish Horses</li><li>Grande Gallo</li><li>High Thin Circus</li><li>Measure of a Master</li><li>Trumpery Metier</li><li>The Hollow Crown</li><li>Octopus in the Piano</li></ol><br /><br /><div style="text-align: justify; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">C’erano una volta gli At the drive-in, amici amiconi che si dilettavano a far rock strepitoso e contaminato, prendendo spunto da quello che capitava, ma riuscendo a rimanere allo stesso tempo eclettici, potenti, straordinari e legati ad uno stile rock più “canonico”. Apparentemente tale frase potrebbe sembrare un’antitesi continua, un’unica contraddizione in termini…un cortocircuito logico, in parole povere. Ma vi sfido ad ascoltarveli, ma credo che tutti voi sappiate chi siano gli ATD-I…<br /><br />Bene, dal gruppo, dopo il 2001, nacquero i The Mars Volta, gli Sparta ed i Crime in Choir: tre gruppi completamente differenti tra loro. Trumpery metier è il terzo disco dei CIC, ed è il primo pubblicato con la nuova etichetta, la Gold Standard Lab di proprietà di Omar Rodriguez Lopez, amico ed un tempo negli Atd-i insieme a Jarrett Wrenn e Kenny Hopper. Questo lavoro è qualcosa di fenomenale, come non si sentiva da qualche anno: rivelazione e uno dei possibili dischi dell’anno, insieme a Return to cookie mountain dei TV on the Radio: pur essendo un disco completamente strumentale, riesce a non stancare, a non annoiare perdendosi in fraseggi ampollosi e arzigogolati, confusi quanto le indicazioni stradali ottenute dal vecchio arteriosclerotico e sordo incontrato per strada la domenica pomeriggio. Non c’è il desiderio di sviluppare trame onanistiche, pure e semplici costruzioni in cui il fine è impressionare per la “tecnica”. No, qui l’obiettivo è meravigliare, emozionare, stupire, colpire, accattivare, distogliere l’attenzione sul mondo e rivolgerla alla musica, costringendo l’ascoltatore a rimanere a bocca aperta per ogni singolo passaggio, accordo, scambio di battute tra gli strumenti. Non sono bravo nelle classificazioni, perché nei CIC c’è tutto: la batteria che viaggia tra il prog malato dei King Crimson, i Gong ed i Rush ed il math rock dei don Caballero e gli Shura, le vibrazioni sassofonistiche del jazz-core e della fusion, la chitarra malata di Fripp, Hendrix, Hackett nel periodo più cazzuto dei Genesis. C’è indie, c’è psichedelica flkoydiana come se Barrett fosse il direttore artistico di questo gigantesco festival sotto forma di supporto ottico. Volete la sperimentazione elettronica di Mike Oldfield? Ce l’avete. Volete i trip dello space rock hawkwindiano? Ve lo diamo noi! Questo lavoro è una bomba al neutrone pronta ad asportarvi ogni frammento di cattivo gusto per la musica. Dopo aver sentito questo, la vista dei blink vi farà venire l’orticaria, l’indiegay sarà più venefico dell’antrace, inizierete a temere J-Lo e astanti come il mobile in stile rococò di Zio Giovanni Maria teme i tarli.<br />Non troverete una canzone brutta, tutti suonano perfettamente e senza mancare mai di fantasia.<br /><br /><br />Sgabrioz<br /><br /><a href="http://www.myspace.com/crimeinchoir">CIC - Myspace</a><br /><br /><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-636519293007730162009-05-30T16:06:00.002+02:002009-05-30T16:09:54.159+02:00Into My Plastic Bones - Words I Do Not Say (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.impb.altervista.org/widns_front.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 160px; height: 160px;" src="http://www.impb.altervista.org/widns_front.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><br /><br /><div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">Anno: </span>2006<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Ettichetta: </span>autoprodotto<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Tracklist:</span><br />01 Screwed Finger 5:23<br />02 A Seagull Stole My Vodka Lemon 2:53<br />03 Bleeding Beauty 4:48<br />04 Dichotomy 6:27<br />05 Oil On Canvas 12:20<br /></div> <div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);">Un carillon impazzito, che ripete lo stesso giro cacofonico ma da cui si intravede una certa attitudine alla melodia. Un vinile graffiato, in cui la puntina ricade sempre negli stessi solchi, ripetendo incessantemente una traccia sonora, mentre echi lontani a tratti spaziali, a tratti psichedelici, irrompono in una marasma di sperimentale destrutturazione del suono. Parrebbe un disco di noise, invece è "Oil on canvas", brano di 12 minuti in cui rifuggono le varie sfaccettature del suono, nelle sue dimenzioni più sgraziate, ma che hanno appassionato i veri amanti del rock. La distorsione, il feedback, la ricerca degli effetti da Stockhausen fino a giungere ai lidi più icnandescenti del post-core e del noise. Tuttavia gli Into My Plastic Bones si presentano come brand crossover-sperimentale, sebbene le categorie sono relative e utili solo per avere delle coordinate iniziali. Il sound è complesso, sporco, ruvido e corposo, trio proveniente da Torino che nel 2008 muterà pelle e pubblicherà il suo secondo lavoro (entrambi in download gratuito sul loro sito). Dobbiamo dare un'interpretazione estesa del termine crossover, non limitandoci alla scuola tipica di Primus, Red Hot o Faith No More ma andando a cogliere il concetto da un punto di vista simbolico: lo scavalcare i genere verso la totale volontà di creare qualcosa ben oltre le barriere diarietiche. E qui c'è tutto, pur essendo un disco con pochi brani e strumentali. Impressionante la carica math che trasuda con forti citazioni di due band in particolare, Don Caballero e Irepress. Ma anche hardcore raffinato e bordate che si stagliano tra il progressive ed incedere crossoveristico e noise-jazz-core. Ci verrebbe automatico citare i classici esponenti del genere, ed è indubbio che la mentalità di questi ragazzi sia caratterizzata da un'instacabile desiderio di coniugare una spasmodica ricerca del sound godibile ed orecchiabile ( Bleeding beauty ne è l'esempio più palese), con la scelta di percorsi tortuosi e accattivanti, nella più pura follia sperimentale. Pluralismo sonoro, che alterna fasi più atmosferiche (vicine anche alle nuove correnti post-qualche cosa), ad altre più dure e massicce, che rimandano anche a Melvins, Tool ed Helmet. Un gran bell'ep, una band che potrebbe esplodere e diventar eun punto di riferimento. Naturalmente consiglio di sentirli e di procurarsi anche il nuovo episodio. Ne vedrete delle belle.<br /><br /><a href="http://www.myspace.com/intomyplasticbones">IMPB - Myspace</a><br /><br /><a href="http://www.impb.altervista.org/download.html">Download gratuito del disco.</a><br /><br /><br /><br />Sgabrioz.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-21158418511819606962009-05-28T20:48:00.003+02:002009-05-28T20:50:55.016+02:00Antony And The Johnsons - The Crying Light (2009)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://ilferdinando.files.wordpress.com/2009/01/11948891.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 280px; height: 279px;" src="http://ilferdinando.files.wordpress.com/2009/01/11948891.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;">Anno: </span>2009</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;"><br /><br />Etichetta:</span> Secretly Canadian<br /><br /></span> <div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;"><span style="font-weight: bold;">Tracklist:</span><br /></div><div style="font-family: arial; text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"> 1. "Her Eyes Are Underneath the Ground" (Antony & Nick Hegarty) – 4:24<br />2. "Epilepsy Is Dancing" – 2:42<br />3. "One Dove" (Antony & Barry Reynolds) – 5:34<br />4. "Kiss My Name" – 2:48<br />5. "The Crying Light" – 3:18<br />6. "Another World" – 4:00<br />7. "Daylight and the Sun" – 6:21<br />8. "Aeon" – 4:35<br />9. "Dust and Water" – 2:50<br />10. "Everglade" – 2:58<br /><br /></div> <div style="text-align: justify;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Sarebbe ridondante iniziare a riportare tutte le citazioni, di critica e "colleghi", riguardo al progetto Antony And The Johnsons ed il suo leader, Antony Hegarty. Le attestazioni di stima si susseguono con sempre maggiore frequenza, a partire dalla sua comparsa nel mondo della musica agli inizi del XXI secolo. Pupillo di Lou Reed e David Tibert (Current93), il ragazzone inglese classe '71 ormai è acclamato come portavoce ed icona della comunità gay, titolo di cui si presume vada fiero e ne sia soddisfatto. Ma ciò non dev'essere necessariamente sinonimo e sintomo di eccessi iconografici ed "estreme manifestazioni" che potrebbero sfociare nell'irriverenza, seppure esteticamente nobile e dignitosa, del burlesque e della parodia del gay a la Rocky Horror Picture Show. Lo stesso Boy George, a cui Antony ha dedicato una canzone in cui lo appella come sorella maggiore, ha sottolineato la grandezza di questo astro nascente del pop sofisticato ed elegante. Diamanda Galas, per fare un nome a caso, ha elogiato apertamente la voce immensa del trentenne proveniente dal Sussex. Credo che si sentisse veramente la mancanza di un disco di questa potenza lirica, da tempo non capitava di sentire una voce nuova che fosse allo stesso tempo così "classica" e tuttavia capace di cogliere sfumature adeguate ai tempi. Tutto in questo disco è praticamente perfetto, a partire dall'immagine rappresentata sulla cover frontale del disco. Un'istantanea che si divide tra una parvenza di sacralità del teatro giapponese, con un sentimento di decadenza barocca come a significare che il bello è destinato a cedere il passo all'inserobile scorrere del tempo. Ma nel disco c'è molto di più, in primis un approccio che travalica i generi e le situazioni, spingedosi a cantare della società umana. Cogliendola in trasversale ed attraversandola da capo a fondo, si interessa solo di piccoli momenti e aspetti che, seppure secondari, in realtà sono preziosi e significativi. Gli strumenti adottati sono il bel canto e degli arrangiamenti di eccellente spessore, che dipingono impressioni su tele candide. Le doti vocali spaziano dal tenorile al pop anni '80 alla costante ricerca di sfumature e virtuosismi canori, tra il rhtym n' blues di classe e l'eleganza della lirica classica. Senza perdere di vista la melodia ed il songwriting godibile e orecchiabile, The Crying Light offre momenti di travolgente passione ed emotività, pronta a toccarti dentro e travolgerti. Incantevole e seducente, vi troverete piacevolemente "turbati" dalla convinzione e forza con cui Antony canta e descrive momenti di pura teatralità.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Uno dei possibili dischi del 2009, ma di cui si sentirà parlare.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Sgabrioz</span><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-23986140459494278012009-05-27T14:13:00.002+02:002009-05-27T14:22:20.341+02:00Paolo Nutini - These Streets (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.austinchronicle.com/binary/e9f4/music_phases-38319.jpeg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 296px;" src="http://www.austinchronicle.com/binary/e9f4/music_phases-38319.jpeg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;"><span style="font-weight: bold;"><br /><br />Anno: </span>2006<br /><br /></div> <div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;"><span style="font-weight: bold;">Etichetta:</span> Atlanctic Records<br /><br /></div> <div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;"><span style="font-weight: bold;">Line-up:</span><br />Donny Little - guitars/vocals<br />Paolo Nutini - vocals/guitars<br />Seamus Simon - drums<br />Michael McDaid - bass/keys<br />Dave Nelson - guitar/vocals/keys/percussion<br />Gavin Fitzjohn - huffy puffy blowey type things<br /><br /></div> <span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Tracklist:</span> <div style="text-align: left; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Jenny Don't Be Hasty<br />Last Request<br />Rewind<br />Million Faces<br />These Streeys<br />New Shoes<br />White Lies<br />Loving You<br />Autumn<br />Alloway Grove<br /><br /></div> <div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-family:arial;">Il Soul e il Blues, la musica nera. Musica che ha segnato intere generazione di colored americani, riuniti sotto gli stessi ideali di rivalsa sociale, e finalmente identificati attraverso un genere che unisce composizioni di rara espressività, non basate su complesse architetture sonore (come invece capita dall'altra parte dell'Oceano) ma sul semplice uso della voce, unico vero strumento di comunicazione.</span> <span style="font-family:arial;">Il Soul non è solo anni '50, però: si diffonde rapidamente anche in Europa, ed è ancora oggi suonato in locali bui e fumosi, in Gran Bretagna e non solo. E' questo il caso del nostro Paolo Nutini, di chiare origini italiane ma nato in Scozia, da una famiglia non certo ricca e con qualche problema economico. Cresce con il Soul, ed impara presto a suonare la chitarra. Se aggiungiamo il fatto che il ragazzo ha anche una voce da non sottovalutare (è stato accostato a diversi nomi importanti della scena), di qui ad iniziare a scrivere qualche canzone propria, assolutamente senza pretese, il passo è breve.</span> <span style="font-family:arial;">Il fatto è che Paolo è bravo, molto bravo. Non solo: è anche un bel ragazzo, un diciottenne che può fare breccia nel cuore delle teenagers di tutto il mondo; così, gli viene proposto il suo primo contratto discografico, che ovviamente accetta senza pensarci su due volte. Qualche piccolo ritocco da parte del produttore, e il gioco è fatto: ecco nascere </span><i style="font-family: arial;">These Streets</i><span style="font-family:arial;">. Da questo momento in poi, la sua vita si divide fra i palchi dei più importanti programmi “musicali” (se si può definire un programma musicale Top Of The Pops) mondiali.</span> <span style="font-family:arial;">La prima cosa che uno potrebbe pensare è: il ragazzo ha davvero delle qualità, o è un altro successo costruito a tavolino? Io propenderei per la prima. Paolo Nutini ha innanzitutto un certo gusto musicale: le canzoni sono tutte molto semplici, ma ci sono delle trovate davvero notevoli (come, ad esempio, il contagioso ritmo groovy di </span><i style="font-family: arial;">New Shoes</i><span style="font-family:arial;">); ma, cosa importante, ha una voce stupenda, come non si sentiva da diverso tempo: maschia, strepitosamente sexy, espressiva. Chi lo ha visto live, ha sicuramente potuto apprezzarla in tutta la sua eccezionale bellezza.</span> <span style="font-family:arial;">Il disco è più che piacevole. Certo, niente di nuovo sotto il sole, altrimenti avremmo gridato al miracolo. E' certo che due hits sicure come </span><i style="font-family: arial;">Jenny Don't Be Hasty </i><span style="font-family:arial;"> e </span><i style="font-family: arial;">Last Request</i><span style="font-family:arial;"> non possono che raggiungere il successo che meritano, e due lenti come </span><i style="font-family: arial;">Rewind</i><span style="font-family:arial;"> e </span><i style="font-family: arial;">Autumn</i><span style="font-family:arial;"> (questo in particolare molto struggente) non possono che entrare con prepotenza negli iPod di tutte le ragazzine europee (e forse anche americane). E' tutto azzeccato alla perfezione, tutto molto piacevole all'ascolto. E non mancano anche pezzi di notevole fattura: la title-track è probabilmente il picco dell'intero album, con la voce di Paolo supportata da una sola chitarra acustica, e </span><i style="font-family: arial;">New Shoes </i><span style="font-family:arial;"> sembra un invito a ballare, con il suo ritmo estremamente contagioso.</span> <span style="font-family:arial;">Una volta ascoltato tutto il disco è impossibile smettere di canticchiare. Siamo consapevoli di aver ascoltato dell'ottima musica, e di aver scoperto un nuovo talento. Da seguire.<br /><br /></span> </div> <a style="color: rgb(204, 204, 204);" href="http://www.paolonutini.com/">Sito Ufficiale</a><br /> <a style="color: rgb(204, 204, 204);" href="http://www.myspace.com/paolonutini">Myspace </a><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic; color: rgb(204, 204, 204);">AlphaDj</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-44895929909825739172009-05-25T08:45:00.002+02:002009-05-25T08:48:46.930+02:00Daylight Seven Times - Blood Coloured Sky (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.punkwave.it/public/i/covers/d/daylight_seven_times-blood_coloured_skies.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 170px; height: 170px;" src="http://www.punkwave.it/public/i/covers/d/daylight_seven_times-blood_coloured_skies.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">Anno: 2006</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">Etichetta: Circle Pit</span><br /><br /></span><br /><span style="font-size:100%;"> </span><div style="color: rgb(204, 204, 204); text-align: left;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;">Tracklist:</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />1. Hard Times</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;">2. Revelation</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />3. Solaris</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />4. That Time Is Now</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />5. Lost</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />6. Gravity</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />7. Autumn '99</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;"><br />8. The Myth Of The Cave</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;">9. Endless</span></span> <span style="font-size:100%;"><span style="font-family:arial;">10. Lucky</span></span><br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Dati i numerosi apprezzamenti ricevuti dal brano Solaris, presente sulla compilation di Rock&Dintorni, ho deciso di scrivere due righe riguardo a Blood Coloured Skies. Innanzitutto: se cercate il gruppo del secolo capace di rivoluzionare per sempre la musica rock con qualcosa di mai sentito state lontani da questi tre (ora quattro) ragazzacci. Se invece quando vi accingete all'ascolto di un qualsiasi album desiderate trovarvi sincerità, stile e freschezza che sprizza da ogni singola nota, questo è il full-lenght che stavate cercando!<br />I D7T non propongono nulla di mai sentito: partono da una matrice HC anni 90 (No Use For A Name, NOFX) riattualizzandola incorporando influenze emo (di quelli sani) e alternative rock (Juliana Theory, The Get Up Kids), tirando fuori un suono completamente personale e genuino.<br />Le capacità tecniche del gruppo sono ottime. Edoardo (voce, chitarra) ha una voce che non può lasciare indifferenti per via dell'espressività ed emotività che la caratterizza, allo stesso modo i suoi riff di chitarra. Sergio scava linee di basso che danno profondità al suono complessivo, ma il vero collante che rende tutto più omogeneo è la batteria di Dario (ex-Sottopressione :yeah: ): sempre varia e che riesce a rendere le canzoni energiche e spigliate. A tutto ciò aggiungiamo dei testi sempre di ottimo livello (cosa per niente scontata a livello italiano) e ci troviamo così di fronte ad un prodotto che non ha nulla da invidiare ai gruppi americani e che potrebbe tranquillamente stare nel catalogo della Vagrant o della Drive Thru.<br />La prima metà di Blood Coloured Skies si attesta su livelli davvero molto alti. La tripletta d'apertura lascia sbalorditi: Hard Times, Revelation (splendido l'intro di pianoforte) e la conosciuta Solaris sono canzoni di un livello decisamente superiore alla media. Si prosegue con Lost e That Time Is Now che rivelano l'anima più pop del gruppo passando per Gravity (dotata di un testo splendido:and all my fears just fade away as I look in your eyes and they're filled with hope), la traccia più legata all'hardcore, e alla semi-ballad Autumn '99. Ci troviamo poi di fronte a The Myth Of Th Cave dov'è la batteria di Dario a farla da padrone e subito dopo a Endless, brano con una grandissima coda strumentale. Finiamo in bellezza con Lucky che rialza il livello dell'opera a quello della prima parte.<br />Per concludere posso solo consigliarvi di ascoltare quest'album, perchè i Daylight Seven Times hanno classe da vendere e se avranno la fortuna di trovare gente dispostata a supportarli anche dall'altra parte dell'Oceano (dato che nell'Europa centrale e in Giappone sono già apprezzati) potrebbero davvero sfondare. Speriamo bene!<br /><br />Sounds Like: The Get Up Kids, No Use For A Name, Juliana Theory<br /><br /><br />Alessandro Sacchi<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-85846849198674392042009-05-24T18:54:00.003+02:002009-05-24T19:02:48.837+02:00East Rodeo - Dear Violence (2009)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img206.imageshack.us/img206/6956/41485708.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 330px; height: 341px;" src="http://img206.imageshack.us/img206/6956/41485708.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Anno</span>: 2009</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Etichetta:</span> KapaRecords/Trovarobato/ Publishing:A Buzz Supreme</span><br /><div style="text-align: left; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);"><br /><span style="font-weight: bold;">Line-up:</span><br /><div style="text-align: left;">Nenad Sinkauz: guitar/vocal (Croatia)<br />Alfonso Santimone: keyboards, live electronics,noises (Italy)<br />Alen Sinkauz: bass,loops (Croatia)<br />Federico Scettri: drums (Italy)<br /></div></div><br /><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Tracklist:</span> <div style="text-align: left;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);">1. Soldato NATO</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">2. Transiraniana</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);"><br />3. Same Step</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">4. Clown</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);"><br />5. Medezhija</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);"><br />6. Ultima Volta che il Pesce Abbocca</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);"><br />7. Puž</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);"><br />. For My Mouse</span><br /></div> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-size:78%;" ><span style="font-style: italic;">Data di uscita italiana: 1 giugno 2009</span></span><br /><br /><br /><br /><br /><div style="text-align: justify; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Dopo un interessantissimo lavoro di esordio intitolato Kolo e i complimenti ricevuti, tra gli altri, da Marc Ribot e Greg Cohen, gli East Rodeo - gruppo multietnico formatosi a Padova nel 2002 - tornano con un nuovo lavoro intitolato Dear Violence che si propone tra le uscite più interessanti del mercato discografico italiano del 2009.<br />L'attuale formazione è composta dalle menti storiche del gruppo, i croati Alen (basso) e Nenad Sinkauz (voce e chitarra), e dai due italiani Alfonso Santimone (tastiere) e Federico Scettri (batteria), per la prima volta nella band.<br />Il titolo vagamente ossimorico e l'impatto raffigurato nel dipinto in copertina preannunciano i continui incontri/scontri tra silenzio e rumore, tra jazz e rock, tra psichedelia e ritmiche forsennate che si attuano nello spazio delle 8 tracce che compongono il disco, splendidamente mixato dall'onnipresente - quando si tratta di musica italiana di qualità - Giulio Ragno Favero (Zu, Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Putiferio).<br />Rispetto al precedente "Kolo", nel nuovo lavoro si percepisce una maggiore ricerca della tensione: il gruppo sembra giocare ad ipnotizzare l'ascoltatore con suoni insinuanti e persuasivi, per poi stordirlo con riff acidi ai limiti del noise. Un contrasto questo che è chiaramente esemplificato in "Soldato NATO" dove passaggi cupi che ricordano i Fantômas più "ambient" si alternano con esplosioni noise/math vagamente somiglianti a quelle dei siciliani Uzeda.<br />In "Transiraniana" la ritmica simil-math di Federico, il basso pulsante di Alen e i sibili volutamente ripetitivi della chitarra di Nenad creano una trama fitta ed ipnotizzante dal quale è impossibile districarsi rimanendo indifferenti.<br />Il grande lavoro di mixing effettuato da Giulio Favero è chiaramente riscontrabile in "Clown", pezzo da ascoltare al massimo volume proprio per rendersi conto della qualità sonora del disco; un aspetto, questo, da non trascurare.<br />In "Medezhija" ritmiche e testi di chiara matrice balcanica si fondono con un folle trash jazz di Zorniana memoria, mentre schizofrenia e sperimentazione elettronica la fanno da padrone nella sorprendente "Ultima volta che il pesce abbocca".<br />C'è spazio anche per sprazzi di momenti delicati e sognanti, come accade nella prima parte di "Puž" o nella conclusiva "For My Mouse", dove rispettivamente pare quasi di ascoltare la fusione trip hop dei Massive Attack e il post rock sognante dei Karate.<br />Badate bene che i diversi gruppi citati nel testo sono soltanto sensazioni di chi scrive e solo alcuni di questi sono anche ispirazioni reali e dichiarate dal gruppo. Quello che troverete in "Dear Violence" è in realtà un melting pot riuscito, coeso e soprattutto originale, frutto di una precisa identità sonora di un gruppo realmente unico, non solo in Italia.<br /><br /><a href="http://www.eastrodeo.net/">http://www.eastrodeo.net/</a><br /><a href="http://www.myspace.com/eastrodeo">http://www.myspace.com/eastrodeo</a><br /><br /><br /><span style="font-style: italic;">Mr. Bungle82.</span><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-48060811737093020702009-05-23T14:06:00.004+02:002009-05-23T14:10:26.838+02:00Vanessa Van Basten - La Stanza di Swedenborg (2006)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.musicnonstop.co.uk/product-picture/2ef59-vanessa.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px; height: 200px;" src="http://www.musicnonstop.co.uk/product-picture/2ef59-vanessa.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;"><br /><br /></span></span><div style="text-align: left;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;">Anno</span>: 2006 </span><br /></div><br /><div style="text-align: left;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;">Etichetta: </span>Eibon / Coldcurrent / Noisecult / Radiotarab</span> <br /></div><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" ><br /></span><div style="text-align: left;"><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Line-up:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Morgan Bellini: guitars, synth, sampler, sequencer, mic, software, fx, harmonica, glockenspiel, percussions</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Stefano Parodi: bass, synth</span><br /><br /></div><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Tracklist:</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);">1. La stanza di Swedenborg</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">2. Love</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">3. Dole</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">4. Giornada de Oro</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">5. Il faro</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">6. Floaters</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">7. Vanja</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">8. Good Morning Vanessa Van Basten</span><br /></div><i><br /></i> <div style="text-align: justify;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >"<span style="font-style: italic;">Mi chiami pure se ha bisogno... o se ha paura".</span></span> <span style="color: rgb(204, 204, 204); font-style: italic;font-family:arial;" >-"Cara ragazza, io non ho paura. Ho già assistito dei moribondi: la mandibola scende un pochino e poi è finita, il più delle volte non succede nient'altro".</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-style: italic;">-"Tutti gli spiriti si trovano in una stanza intermedia, che noi chiamiamo 'la stanza di Swedenborg</span>'.<span style="font-style: italic;"> Ma lei non ci resterà a lungo, lei passerà dall'altra parte, verso la luce, ma deve cercare di restare là almeno qualche minuto. Qualcuno la chiamerà da dentro la luce, forse si sentirà afferrare, ma lei cerchi di resistere e di non muoversi da là. E ora mi risponda: un colpo vuol dire no, due non lo so e tre colpi vogliono dire sì".</span></span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-style: italic;">-"Non vada in direzione della luce. Non lasci la stanza di Swedenborg</span>."</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Sono parole che citano The Kingdom di Von Trier, perfette per inoltrarsi nell’universo dei Vanessa Van Basten.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Un monicker curioso, alla luce di quello dei francesi Overmars. Non è un nuovo amore verso il calcio olandese, ma una vena oscuro/parodistica che caratterizza queste band.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >I Vanessa Van Basten però sono italiani, e di questo, dobbiamo andarne orgogliosi, perché dopo l’ep omonimo, ci si aspettavano grandi cose dal duo genovese composto da Morgan Bellini e Stefano Parodi.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >E l’attesa non è stata vana, anzi, ripagata nel migliore dei modi, con uno dei debut più belli della musica italiana degli ultimi dieci anni, e non occorre fare distinzione di genere, poiché un album come La Stanza Di Swedenborg può piacere a una gamma eterogenea di ascoltari, poiché intriso di un alone quasi magico, caldo, sempre coinvolgente, nonostante le tinte cupe, poiché emerge l’amore per la musica, sentimento puro, che ha portato la band ad amalgamare suoni sì distanti l’uno con l’altro, ma riuscendo a scovare il filo rosso capace di unirli ed elevandoli a uno status omogeneo e superiore.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Loro stessi amano definirsi heavy post-rock, e chi siamo noi per contraddire questa affermazione?</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >La tiltetrack si apre magniloquente ed eterea dove chitarre pesanti figlie del genio di Justin Broadrik si stagliano all’orizzonte, prediligendo il versante Jesu dell’artista britannico, ma non disdegnando excursus potenti nel passato dei Godflesh. Il tutto ricamato a dovere da chitarre acustiche di sottofondo, che avanzano di pari passo a loop sintetici ed evocativi, come i solenni rintocchi della drum machine che accompagna il tutto. E il finale esplode in un calideoscopio di suoni che è un tutt’uno con i quaranta secondi acustici di Love, piccolo anfratto sicuro prima della cangiante Dole.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >E ora emerge davvero l’amore verso il nuovo corso dei Jesu, melodia e compatta potenza, senza mai alzare eccessivamente i toni, scandendo il tempo con riff taglienti e gioeilli elettronici, mentre soffocate voci si odono in lontana, e non è eresia sentire nel mood della song un parallelo con gli ultimi Katatonia, decadenti e bellissimi, ma rinnovati nel sound, menrte la luce si spegne sulla song, trainata da delicati momenti che sanno di Grails. E nei secondi finali viene ripreso il tema iniziale, chiudendo in bellezza questo maestoso quadro musicale. Un quadro musical lieve come la brezza che soffia sulla costa e porta via lentamente le nuvole, soffusi arpeggi di chitarra memori della musica folk aprono le danze per Giornata De Oro, e mai titolo fu più azzeccato, visto il carattere solare e rilassato del componimento, onesto nelle sue pase e nei suoi campionamenti, mentre i riff si inchinano rispettosi, e mostrano il loro lato più dolce, per non rovinare la pace creata, e allora si inseguono, con gli arpeggi acustici, giocano e si divertono, come bimbi su verdi colline.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Mentre tappeti di keys annunciano che il sole tramonta, ed è ora di rincasare.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Il Faro è ancora più silente, un piccolo spazio dove raccogliere i pensieri, alla sera, ammirando il mare, citando i Pink Floyd e i figli Labradford; keys che disegnano i bordi e chitarre acustiche che vanno a riempire in maniera delicata gli spazi, in maniera ordinata. Ricordano forse, quello della loro Genova.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >L’incedere evocativo di Floaters è evocativo e disteso, come se l’album avesse definitivamente cambiato veste, e la potenza dell’inizio fosse solo uno scherzo di classe, e sussurri lontani si mischiano a riff solari, che paiono volare sopra le nuvole, ancora più su fino a brillare della luce del sole, non ci sono parole per descrivere la bellezza di questa canzone, e anche alla fine, quando i ritmi si alzano, non si può evitare di fare gli occhi dolci, e lasciarsi trasportare lontano. Un viaggio verso l’ignoto che le distorsioni di Vanja impreziosiscono, ma alienano la song dal proprio essere, succhiandone il midollo, riducendo il tutto a distorsioni dal sapore drone, ma pregne sempre di melodia.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >E il grido finale di Good Morning, Vanessa Van Basten, è liberatorio e intimo nonostante la sua strabordante carica di potenza, ma è una potenza controllata, mediata da sentimenti puri e solari, e scherzosamente fa finta di lasciarci, in qualche minuto di silenzio, ma poi torna, rinnovata, acustica, sussurrata, commovente.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Si chiude così questo capolavoro moderno della musica italiana e non, e non possiamo far altro che attendere il seguito. Entrate anche voi nella Stanza Di Swedenborg.</span><br /></div><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic; color: rgb(204, 204, 204);">Neuros</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-28405319064728485462009-05-22T14:47:00.003+02:002009-05-22T14:55:19.984+02:00Open Hand - You and Me (2005)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.recordsale.org/cdpix/o/open_hand-you_and_me.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 300px;" src="http://www.recordsale.org/cdpix/o/open_hand-you_and_me.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"><br /><br />Anno:</span> 2005</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">Etichetta:</span> Trustkill Records</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;">Tracklist:</span><br /><ol style="color: rgb(204, 204, 204);"><li>"Pure Concentrated Evil" (Isham) – 1:34</li><li>"Her Song" (Isham) – 3:12</li><li>"Tough Girl" (Isham, Helmericks)– 2:54</li><li>"You and Me" (Isham) – 4:10</li><li>"Tough Guy" (Isham) – 3:07</li><li>"Jaded" (Isham) – 1:59</li><li>"The Ambush" (Isham) – 2:17</li><li>"Take No Action" (Isham, Helmericks) – 2:03</li><li>"Newspeak" (Isham) – 2:15</li><li>"Crooked Crown" (Isham, Epley) – 3:32</li><li>"The Kaleidoscope" (Isham) – 3:08</li><li>"Waiting for Katy" (Isham, Arnovich) – 2:43</li><li>"Trench Warfare" (Isham) – 3:41</li><li>"Hard Night" (Isham) – 5:02</li><li>"Elevator" <small>(Bonus Track)</small> (Isham) – 3:45</li></ol><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Line-up:</span><br /><ul style="color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;"><li>Justin Isham - guitar, vocals, production, engineering, mixing</li><li>Paxton Pryor - drums</li><li>Michael Anastasi - bass guitar</li><li>Sean Woods - guitar</li></ul><br /><br /><br /><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);">Questo è uno dei primi lavori degli Open Hand, del 2005, che in passato era stato preceduto da un lp e da un ep. il gruppo era partito con un crossover solido imbevuto di emo e qualche tocco di garage... ma con "You and me" queste caratteristiche si ritirano, mentre affiora una matta voglia di Queens of the stone age e Fu Manchu. Si capisce tutto alla prima canzone: "Pure concentrated evil", un missile di un minuto e mezzo, sopra una ritmica incalzante ecco acidi riff e una voce che si rifà moltissimo ad Homme... mentre emerge lo stile di Rated R nella morbida e psichedelica "Her Song". i due singoli "Tought Girl" e "Tought Boy" sono le manifestazioni più emo del gruppo. personalmente preferisco (e di gran lunga) lo stile di canzoni come la fantastica "You and me", avvolgente, morbida nonostante gli strumenti siano grezzi e ruvidi (e il merito è del cantante-chitarrista Justin Isham), per non parlare di "Jaded" o della bellissima "The Abush", vero e proprio crossover desertico, per capire questa definizione bisogna ascoltarsi la canzone comunque, si vede un bellissimo incrocio fra i Deftones e i Qotsa. Le migliori prove sull' emo sono la ballata "Trench Warfare" e la dinamica "Crooked Crown". Purtroppo emergono anche alcuni difetti: molte canzoni mi fermano troppo presto (vedi l' armonia e l' ipnosi di "Newspeak"), così come non convincono certe attitudini emo o addirittura garage (la voce femminile di pezzi dall' anima hardcore "Tought Girl" e "Take no Action", che stona abbastanza con quella di Isham, mentre si fa accettabile in "Whaiting for Kathy"). Non rimane che concentrarsi sui pezzi più psichedelici già citati, a cui aggiungo "the Kaleidoscope" e "Hard Night", per non parlare della bonus track "Elevator", una delle migliori "ballate" del disco.<br />Tirando le somme non si può che essere soddisfatti da questo lavoro... Un ottimo intreccio di stili condito da belle armonie psichedelichecche si alternano a pezzi dal gran ritmo. Magari i puristi hard rock storcerando un po' il naso verso alcune parti un po' ruffiane ed emo, ma considerando la giovane età della band bisogna per forza guardare con ottimismo al futuro.<br /><br /><br /><br />Seba.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-86329062789957654692009-05-21T21:12:00.004+02:002009-05-21T21:18:46.730+02:00Oak's Mary - Mathilda (2009)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.stonerrock.com/store/images/covers/ath-6116.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px; height: 200px;" src="http://www.stonerrock.com/store/images/covers/ath-6116.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;">Anno</span>: 2009</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><span style="font-weight: bold;">Etichetta</span>: Fox Records</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Tracklist:</span><br /></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >01. Mathilda</span></span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >02. Two Colours</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >03. I live no more</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >04. Señorita</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >05. Anymore</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >06. Clap my Hands</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >07. A perfect day</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >08. Saturday night</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >09. I never found my way</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >10. Sexy girl</span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >11. Inside my head</span></span><br /></div><span style="font-size:100%;"><br /><br /></span><div style="text-align: left;"><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Line-up:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Pietro Seghini - voce, chitarra, hammond e piano.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Riccardo Cavicchia - chitarra e voce.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Marco Sarracino - basso, voce e Rhodes Electric Piano.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Marco Barbieri - batteria e percussioni.</span></span><br /></div><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;"><br />Capita spesso di trovare dei dischi che siano destinati ad essere la colonna sonora di una evenzienza particolare. Accade talvolta - se siamo fortunati - che quel determinato album lo si ascolti in quel preciso momento che ne svela tutte le carte. Come se l'atmosfera ed il clima fossero capace di amplificare il piacere che si ha ascoltando il disco. Il nuovo lavoro degli Oak's Mary rientra in uno di questi casi, fortunato me che l'ho iniziato ad ascoltare seriamente proprio in questa metà di maggio caldo ed estivo. In pratica è un disco ESTIVO, vacanziero e pronto per le scorribande lungo i vostri road trips di luglio inoltrato. Il quartetto piacentino pubblica sotto la Fox Recordsil terzo full lenght, seguito di quel "Car Wash" che ha strappato ottime recensione sulla stampa nazionale ed estera. Mathilda riesce non solo a confermare le promesse, ma ad andare ben oltre, trasformando quella che sarebbe potuta essere una interessantissima proposta in una solida realtà. Quest'ultima frase mi ricorda lo spot dell'Immobiliar dream, ma tant'è. Undici brani che si snodano tra lo stoner rock desertico di queens of the stone age (quelli dei primi tre lavori, per intenderci) e lo stile caliente e rock di Brant Bjiork (Jalamanta, Chè, BB and the Bros), tanto per stimolare l'appetito. Quello che veramente risalta è la capacità compositiva: non c'è un riempitivo, un susseguirsi di ottime tracce al tempo stesso godibili e personali. Tra il rock n'roll di certi Eagles Of Death Metal ed il Desert degli earthlings?, passando per la psichedelia ed un'ottima dose di fuzz e wha-wha. E' difficile riuscire a trovare un brano che svetti sugli altri: potremmo apprezzare maggiormente la psichedelia di "clap my hands" o lo spirito scanzonato e festaiolo della Hommiana "two colour". Catchy ma senza rinunciare al rock, Mathilda si presenta in tutta la sua freschezza anche e soprattutto grazie alle capacità dei singoli musicisti. Nessun tentativo di sboroneggiare con la tecnica, ma solo desiderio di divertirsi, divertire e saper bilanciare riffs e melodia, ottime linee di basso e una batteria (Marco Barbieri) contropallatissima. Notevole anche l'uso incrociato delle voci (dal timbro "californiano") di Pietro Seghini e Riccardo Cavicchia e gli interessanti innesti del piano rhodes del bassista Marco Sarracino. Ottima sorpresa, Italiana, di una scena che ormai è un punto fermo. Welcome Mathilda!<br /><br />Links:<br /><a href="http://www.blogger.com/www.oaksmary.com"> www.oaksmary.com</a><br /><a href="http://www.garbagedumpagency.com/">www.garbagedumpeagency.com</a><br /><a href="http://www.myspace.com/oaksmary">myspace.com/oaksmary</a><br /><br />Sgabrioz<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-58635818120141927312009-05-20T19:53:00.002+02:002009-05-20T20:01:09.420+02:00The Rolling Stones - Beggars Banquet (1968)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://confessionsofafanboy.com/wp-content/uploads/2007/06/beggars.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 400px;" src="http://confessionsofafanboy.com/wp-content/uploads/2007/06/beggars.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"><br /><br /><br />Anno: </span>1968<span style="font-weight: bold;"><br /><br />Etichetta: </span><span>Decca Records - ABKCO</span><span style="font-weight: bold;"><br /><br /><br />Line - up</span><br /><br />Mick Jagger - vocals, backing vocals, harmonica<br />Keith Richards - acoustic and electric guitar, bass, vocals<br />Brian Jones - acoustic slide guitar, backing vocals, sitar, tamboura, mellotron, harmonica<br />Charlie Watts - drums, percussion<br />Bill Wyman - bass, backing vocals, percussion<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Track list</span><br /><br />Sympathy for the Devil<br />No Expectations<br />Dear Doctor<br />Parachute Woman<br />Jigsaw Puzzle<br />Street Fighting Man<br />Prodigal Son<br />Stray Cat Blues<br />Factory Girl<br />Salt of the Earth<br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;">Dopo il tentativo (direi riuscito, anche se non pienamente) di staccarsi dai groppi beat dell'epoca con l'album Aftermath e la voglia di maturità artistica con l'album Their Satanic Majesties Request (non un brutto album, ma la psichedelica non fa per i loro, soprattutto in un periodo in cui questo genere stava definitivamente prendendo il volo) i Rolling Stones sono alla ricerca di una collocazione. Decidono di farlo con Beggars Banquet, desiderosi di ritornare sguaiati, irriverenti e stradaioli come qualche anno prima. Ripartono dalla strada. Paladini degli abitanti della strada, delle persone comuni. Per sedare un po' le varie anime della band viene assunto, come produttore, Jimmy Miller, che aveva già lavorato con i Traffic (tra l'altro, un membro dei Traffic è presente in questo album) e Spancer Davis Group. Tutto ciò, andò a scapito di Brian Jones, già caduto in una forte depressione a causa della ricerca di un ruolo preciso nella band, il tutto accentuato da droghe e abusi vari. Infatti il suo contributo all'album sarà minimo, o per lo meno non a livello degli album precedenti (morirà solo 7 mesi dopo l'uscita dell'album).<br />Già dalla copertina si evince la dimensione e l'abito del disco: un bagno sporco, dismesso e con le mura imbrattate a più non posso. Infatti la copertina fu censurata e fino al 1983 la cover fu un foglio bianco dove sopra fu stampato, con caratteri eleganti, il nome del gruppo e dell'album. In basso a sinistra fu stampata la parola R.S.V.P. Abbreviazione del francese, Répondez s'il vous plait.<br />Qualche riga sopra parlavo del desiderio dei Rolling Stones di ritornare sulle strade. Ecco infatti Sympathy for the Devil, vero manifesto satanico al ritmo di samba, nonché uno dei singoli più noti del gruppo. Basso pulsante, Jagger a recitare nelle vesti del diavolo (Proprio come se ogni poliziotto sia un criminale ed ogni peccatore un santo/Come capo e coda/Chiamatemi solo Lucifero/Perchè ho bisogno di un limite /Quindi se mi incontrate /Abbiate un po di gentilezza /un po di compassione /ed un pizzico di tatto /Usate tutta la vostra diplomazia ben assimilata /o porterò la vostra anima alla perdizione). Finale in jam sessions, dove svettano i riff taglienti e sbilenchi di Richards (non da meno le secondi voci in un uh hu hu che ha fatto storia e il piano di Hopkins).<br />Se il diavolo arriva, le persone normali se ne vanno. Questo è il tema di No Expectations, altra chicca acustica, dove i 4 elementi (la chitarra acustica di Richard, quella slide di Jones, il piano di Hopkins e il basso di Wyaman) riescano ad evocare semplicemente, ma in maniera magistrale il senso dell'abbandono e della partenza.<br />Altra canzone, altro cambio d'anima. In Dear Doctor viene fuori la vena country (sound che verrà ripreso nel successivo Let It Bleed), canzone ironica che tratta di un tizio che va dal dottore perchè deve sposarsi ma poi scopre che la sua sposa è scappata con suo cugino e sentendosi così notevolmente sollevato.<br />In Parachute Woman ritorna il tema (già trattato in Aftermath) della donna vista ora come angelo ora come puttana. Qua siamo per la seconda versione, la donna paracadute, capace di arrestare e di raccogliere tutte le passioni e i desideri di un uomo. Blues stradaiolo più che mai, con un Richards preso a disegnare grezzi riff concentrici impreziositi dall'armonica di Jagger.<br />La successiva Jigsaw Puzzle è dominata dalle visioni di una persona intenda a rimettere insieme il suo puzzle appunto, composto da una varietà infinita (il gangster, il cantante, il vescovo, solo per citarne alcuni) di persone che nella vita privata sono l'esatto opposto della loro vita pubblica. Lo schema è musicale è sempre il solito. La leggera batteria di Watts, le due chitarre, una acustica, una elettrica, di Jones e Richard a duettare sopra il basso di Wyman con il piano di Hopkins libero di fluttuare tra tutti gli strumenti.<br />Il '68 è anno di rivolte e di agitazione giovanili e da qui nasce Street Fighting Man. L'iniziale riff di Richards (vero marchio di fabbrica della band, riprende nel mood quello di Jumpin Jack Flash, pezzo singolo uscito a maggio del '68 e poi tenuto fuori dal disco), la batteria “da marcia militare” di Watts, il redivivo Jones che suona il sitar e le parole di Jagger (Amico, sento dappertutto il rumore dei piedi che marciano e che caricano perche, amico, l'estate è arrivata ed è il momento giusto per combattere per le strade ma cosa può fare un povero ragazzo se non cantare per una rock n roll band Perche in una Londra che dorme non c'è spazio per un combattente di strada, no! ) ne fanno sicuramente una delle canzoni più massicce e impegnate dei Rolling Stones.<br />Prodigal Son è un adattamento di That's No Way To Get Along di Robert Wilkins, veloce canzone country folk. Con Stray Cat Blues ritorna il blues. Un blues sinuoso, che narra le sensazioni e le emozioni di un adescatore di minorenni. La canzone si snoda tra l'ennesimo straordinario giro di basso di Wyaman, con un un Richards impegnato in una serie di riff assordanti e stridenti. L'insaziabile Jagger sussurra nel microfono (Scommetto che tua madre non sa che mordi così. Scommetto che non ti ha mai vista graffiarmi la schiena). Un attimo di silenzio, le percussioni di Watts e poi la band si rimette in moto in un finale da leggenda, con tutti gli strumenti perfettamente allineati e fusi in un suono unico. Factory Girl è un altro pezzo country-folk sullo stile di Prodigal Son, ma il finale è tutto per Salt Of The Earth, dolce ballata (ancora su gli scudi il piano di Hopkins) che va a chiudere il cerchio, grazie al coro gospel sul finale, con la voglia di popolo, di strada, di persone umili che traspare da tutto il disco.<br />Brindiamo alle persone che lavorano duramente. Brindiamo al Sale della Terra. Brindiamo ai due miliardi di persone. Pensiamo agli umili.<br /></div><br /><br /><br /><span style="font-style: italic; font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);">Sciarpi. </span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-79683751149503735112009-05-18T15:18:00.003+02:002009-05-18T15:23:03.419+02:00Rolling Stones - Aftermath (1966)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8k2q0gmxMAET0GZCXGfX117sE2-JMX2JMNyj0jKUnQHRJcGqP6qgC4V6IaE3CScsNgNwlAEbRnu4U60Mee3lGfyBr5qhFxpROwNNF8UITnjVl1r-xdy50g80PRBtY2wMy99Vvtsw2LzU/s400/The+Rolling+Stones+-+1966+-+Aftermath.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 340px; height: 305px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8k2q0gmxMAET0GZCXGfX117sE2-JMX2JMNyj0jKUnQHRJcGqP6qgC4V6IaE3CScsNgNwlAEbRnu4U60Mee3lGfyBr5qhFxpROwNNF8UITnjVl1r-xdy50g80PRBtY2wMy99Vvtsw2LzU/s400/The+Rolling+Stones+-+1966+-+Aftermath.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" ><br /><br /><br />Anno: </span><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >1966</span><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" ><br /><br />Etichetta: </span><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Decca Rec.</span><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" ><br /><br /><br /></span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Line - up</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Mick Jagger - Vocals, harmonica</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Keith Richards - Guitar, vocals</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Brian Jones - Guitars, marimba, bells, dulcimer, sitar, harpsichord, harmonica</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />Charlie Watts - Drums, percussion, marimba, bells</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Bill Wyman - Bass, marimba, bells, piano, organ, harpsichord</span><br /><br /> <span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;font-family:arial;" >Track list</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />1. Paint It, Black</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />2. Stupid Girl</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />3. Lady Jane</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >4. Under My Thumb</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >5. Doncha Bother Me</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />6. Think</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />7. Flight 505</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />8. High and Dry</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />9. It's Not Easy</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />10. I Am Waiting</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" ><br />11. Going Home<br /><br /><br /></span> <div style="text-align: justify;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Aftermath non è l'album più bello dei Rolling Stones, ma sicuramente è uno tra i più fondamnetali, sotto diversi aspetti.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Il primo, quello più evidente, è la scrittura dei pezzi tutti a firma Richards/Jagger, binomino che firmerà da li in poi tutte le altre canzoni degli Stones.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Il secondo punto è l'evidente rottura (sia a livello musicale sia a livello tematico) che questo disco vuol dare con il recente passato degli Stones. In questo album i Rolling Stones cercano di togliersi l'etichetta di gruppo beat, di gruppo facente parte della British Invasion. Volevano togliersi di dosso i primi anni '60, di distaccarsi dai Beatles e di affondare ancora di più nel blues. Così come un anno prima per Beatles (vedi Rubber Soul, uscito nel 65), i Rolling Stones avevano l'intenzione di creare un disco che avesse canzone legate da un preciso filo conduttore e non solo di singoli e hit da classifica. Non solo sesso, droga e rock 'n' roll ma anche un blues sporco, capace di offondare le proprie le proprie radici sulla strada: blues dei neri cantanto da bianchi. Non per questo si può considerare senza essere accusati di blasfemia, i Rolling Stones come il più grande gruppo blues-rock bianco (o rythem&blues se preferite). E questo Aftermath è il primo mattone.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Ultimo, ma non meno importate, è la ricerca e il seguente utilizzo di strumenti non propri del rock. Qua sta tutta l'abilità di Brian Jones (qualità che sarà croce e delizia per la sua persona). Jones introduce nel gruppo l'uso del sitar (ispirato da George Harrison dei Beatles che lo incomincio a suonare proprio in Rubber Soul), oltre a suonare il dulcimer, le marimbas, l'armonica, la chitarra e le tastiere.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Nel complesso è un disco semplice, ricercato più nella strumentazione che nel suono, ma allo stesso diretto, spiazzante con un messaggio ben preciso dall'inizio alla fine: la vità è sporca, l'illusione è male, la disillusione è bene ed è l'unica arma che ci abbiamo per salvare la pelle. Significativa è anche la copertina dell'album. Fino ad ora gli Stones nell'album si presentavano tutti e 5 in posa: lo sono anche qua, ma l'immagine è sfuocata a testimonianza che alla fine tutto è destinato a svanire.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >L'album si apre con Paint It, Black, una delle canzoni più belle del disco. La batteria marziale di Watts, mitigata dal sitar di Jones fanno da tappeto al canto ora ribelle ora malinconico di Jegger. La controrivoluzione dei Rolling Stones nelle parole di Jagger (I look inside myself and see my heart is black I see my red door and it has been painted black/Maybe then I'll fade away and not have to face the facts ), dove la vita non è macchine e colori primaverili (con riferimento all'età dell'Oro di Elvis), ma è solo un buco nero da dover far proprio, idealmente rappresentato dall'ipnotico giro di basso di Wyman.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Anche la successiva canzone, Stupid Girl, è un manifesto contro la donna, dedita solo ad occuparsi di cose futile nella vita (vedi la canzone precedente). Sempre sugli scudi il duo Watts/Wyman, ma i riff secchi di Richards e la voce da oca nel ritornello di Jegger tolgono il senso di malinconia che si respiravca in Paint It, Black.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Lady Jane è invece una dolce ballata d'amore, dove stavolta come protagonista è il dulcimer suonato da Jones.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Il suono si sporca con Under My Thumb, dove Jones suona l'ennesimo strumento diverso, la marimba. Un Jegger guascone, firma un altro pezzo dove la sottomissione della donna e la sua inferiorità sull'uomo (tema che sarà uno dei capi saldi del nascente hard rock) la fa da padrone (Under my thumb/ The Girl who once had me down/ Under my thumb/ The girl who once pushed me around/ It's down to me..").</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Doncha Bother Me e Think si possono legare insieme. Il primo un pezzo blues con tanto di armonica (ancora Jones), il secondo un pezzo blues-rock dove i 5 elementi raggiungo si equilibrano a vicenda, un modo di suonare che sarà ripreso anche negli album successivi.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Flight 505 si apre con il pianoforte, ed è forse l'unica canzone dall'animo beat, ma è disordinata, scomposta: un aereo senza controllo in caduta libera (No idea of my destination and feeling pretty bad) .</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Altra chicca è il country blues di High and Dry, che insieme alla vivace Its No Easy, portano alla splendida I'm Waiting. Jones riprende un a suonar il dulcimer che insieme al basso di Wynam richiamano il disincanto di inizio album, espresso dalle parole di Jegger (I am waiting, I am waiting/ Waiting for someone to come out of somewhere ).</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >L'album si chiude con Going Home, spettacolare canzone in free form di 11 minuti. Immenso il lavoro di Wyman al basso, precise le chitarre di Richards e Jones, con un Jegger che cavalca tutti gli strumenti con una prestazione vocale da incorniciare.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Le pietre incominciarono definitivamente a rotolare...<br /><br /></span> </div> <span style="font-size:85%;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >N.B: la versione di Aftermath tratta è quella uscita in Usa. Nella versione inglese ci sono 3 canzoni in più (la prima la splendita Mother's Little Helper) e l'ordine delle tracce è diverso ma non c'è Paint It, Black.<br /><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Sciarpi.</span><br /></span></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-1394317616865144022009-05-16T15:39:00.002+02:002009-05-16T15:43:34.545+02:00The Beatles - Revolver (1966)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://dkpresents.files.wordpress.com/2008/06/beatles-revolver.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 320px;" src="http://dkpresents.files.wordpress.com/2008/06/beatles-revolver.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">Anno: 1966</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);">Etichetta: Parlophone</span><br /><br /><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"><b>Tracklist:</b><br /><i>1. Taxman</i><br /><i>2. Eleanor Rigby</i><br /><i>3. I'm only sleeping</i><br /><i>4. Love you to</i><br /><i>5. Here, there and everywhere</i><br /><i>6. Yellow submarine</i><br /><i>7. She said she said</i><br /><i>8. Good day sunshine</i><br /><i>9. And your bird can sing</i><br /><i>10. For no one</i><br /><i>11. Doctor Robert</i><br /><i>12. I want to tell you</i><br /><i>13. Got to get you into my life</i><br /><i>14. Tomorrow never knows</i><br /></div><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Con </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro--><span style="font-style: italic;"></span></span><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">Revolver i </span></span><b style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Beatles</b><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > affinarono ancor più la loro qualità migliore: il saper coniugare un sound che potessere essere ascoltato, o meglio accettato da chiunque con pezzi che spesso avevano comunque risvolti artistici di rilievo. I Beatles rimanevano un gruppo principalmente pop, più che rock: in ogni canzone di </span><i style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Revolver</i><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > possiamo ascoltare un gruppo educato, composto, che in fase di compisizone partiva principalmente da una solida base melodica, e non si lasciava prendere la mano dalle folli jam che tanti altri gruppi stavano sperimentando.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Nel 1966 il formato su cui esprimersi era diventato per tutti l' album (e i Beatles erano stati fra i primi ad intuirlo l' anno prima), ed in territorio pop il guanto di sfida al loro primato era già stato lanciato dai </span><b style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Beach Boys</b><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > (pardon, da Wilson), a cui il quartetto di Liverpool non rispose con un prodotto così complesso e raffinato come </span><i style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Pet Sounds</i><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >, preferendo piuttosto affidarsi a pezzi più sobri, su cui veniva dosata con parsimonia ogni singola idea. Il tutto fu poi condito da una produzione sontuosa, che garantì un appeal straordinario.</span> <i style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Revolver</i><!--coloro:orange--><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > è spesso ricordato come un disco psichedelico: in realtà lo è in parte, e non poteva essere altrimenti, visto quanto si espandeva la moda psichedelica, la passione per strumenti esotici e insoliti. I Beatles risposero con tre pezzi che mischiavano il gusto pop melodico a queste nuove affascinanti soluzioni: l' assonata (è il caso di dirlo) </span><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"I'm Only Sleeping"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >, condita da un assolo in backward guitar, la tambureggiante </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Love You To"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);">, che trasuda suggestione indiani non solo dal sitar ma anche dalle ritmiche, e la conclusiva</span> </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Tomorrow Never Knows"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;">, <span style="color: rgb(204, 204, 204);">uno dei pezzi migliori del lotto, l' episodio che rappresenta al meglio la psichedelia vista dai Beatles. A fornire la giusta dose di acidità erano sempre e comunque gli sforzi fatti in produzione.</span></span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Il gruppo cercava comunque di rimanere su territori ben conosciuti, ed su questi territori i pezzi che spiccano di più sono </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Eleanor Rigby"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;">, <span style="color: rgb(204, 204, 204);">canzone riuscitissima a livello melodico, tutta basata su archi e intrecci vocali, e</span> </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"She Said She Said"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;">, <span style="color: rgb(204, 204, 204);">un rock and roll poco abrasivo nel sound ma che osa (e colpisce) con alcuni cambi di tempo repentini.</span></span> <span style="font-family:arial;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);">Per il resto, si cerca in tutti i modi di ricamare sul materiale a dispozione, robusto ma non trascendentale</span>: </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Got to Get You Into My Life"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">ha un incedere frizzante, grazie alla sezione di fiati, mentre </span></span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Good Day Sunshine"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">è arrangiata con pianoforte e handclapping. Idee centellinate per arricchire ogni singolo pezzo e farlo risalatare dallo sfondo di "normalità" su cui altrimenti si staglierebbe.</span></span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Quando manca l' orpello che faccia risaltare il pezzo, la canzone colpisce di meno, ed ecco perchè </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"And Your Bird Can Sing"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> e </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Doctor Robert"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">suonano come i pezzi sostenuti di turno,</span> </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Here, There and Everywhere"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">e</span> </span><!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"For No One"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">come le ballate di turno. La fortuna della musica dei Beatles rimane così legata alla qualità ed originalità della produzione.</span></span> <!--coloro:orange--><span style=";font-family:arial;color:orange;" ><!--/coloro-->"Yellow Submarine"<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> <span style="color: rgb(204, 204, 204);">è invece l' episodio dove, invece, manca completamente la qualità del sostrato melodico: una cantilena elementare, quasi infantile, dove le intromissioni dell' orchestra e il successivo l' ingresso di alcuni campionamenti più rumoristici non serve a risolevvare il pezzo dalla sua aura di mediocrità, rendendolo anzi ancor più stucchevole.</span></span> <i style="font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);">Revolver</i><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" > vendette tantissimo e di conseguenza entrò nella leggenda. Considerando che questo era da sempre l' obbiettivo primario dei Beatles, il disco centrò perfettamente il bersaglio.</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >E a noi rimangono fra le mani 35 minuti di buona musica, nient' altro.<br /><br /><br />Seba.<br /></span><!--Signature--></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-67771146180838004182009-05-15T15:30:00.003+02:002009-05-15T15:42:40.997+02:00James "Jimi" Marshall Henxdrix: breve guida all' ascolto.<div style="text-align: center;"><img src="http://destination.rock.free.fr/rockint/images/experienced.jpg" alt="image" /><br /></div><!--coloro:red--><span style="color:red;"><!--/coloro--><br /><br /></span><span style="font-weight: bold; color: rgb(51, 204, 0);font-family:arial;" >Are You Experienced? </span><span style="color: rgb(51, 204, 0);">(MCA, 1967)</span><br /><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(192, 192, 192); font-family: arial;">Una gavetta come sessionman di Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis e Little Richard (il quale si lamentava addirittura che il giovane Jimi gli rubasse il palcoscenico) , viene messo sotto contratto da Chas Chandler (ex Animals) , che nel regno unito gli fa registrare il primo disco. Partendo dalla cover di “Ehy Joe “ ,così sorprendentemente valorizzata dal chitarrista, in una veste Blues di alto stile. Uno stile che padroneggia benissimo, aggiungendo tecnica e cuore ( Red House, I Don't Live Today) il vero capolavoro è la superba “ Third Stone From The Sun” , fondendo anche le ritmiche jazz, Jimi crea una gemma di inestimabile valore artistico che regge perfettament eil paragone con tutto ciò<br />che la psichedelia aveva proposto in quegli anni. Un disco fondamentale per il Rock proposto in tutte le salse, richiami alla black music ( Highway Chile ,sempre sottovalutata, ha un Pattern che farà storia in materia) , e a radici tribali ( la convulsa Manic Depression e la ruffiana Stone Free dimostrano che il batterista Mitch Mitchell non era esattamente un elemento scenografico) . Come se non bastasse, centra riff che faran parte dell' ABC dei chitarristi che verranno ( Purple Haze e Foxy Lady in primis) e soluzioni artistiche che ispireranno il songwriting di artisti di più correnti ( 51st Anniversary tra l'altro sembra aver ispirato gli esordi anche dei The Cure) , inconfondibile il suo tocco anche quando la sua chitarra ,oltre che a colpire, vuole accarezzare orbite di dolci ballad (The Wind Cries Mary)<br /></div><br /><div style="text-align: center;"><img src="http://www.thenightowl.com/images/jimiaxis.jpg" alt="image" /><br /></div><br /><!--coloro:red--><span style="color:red;"><!--/coloro--></span><span style="font-weight: bold; color: rgb(51, 204, 0);font-family:arial;" >Axis: Bold as Love. </span><span style="color: rgb(51, 204, 0);font-family:arial;" >(MCA, 1967)</span><br /><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-family:arial;">Forse non aveva tutti i torti il giornalista (è Noel) che nell'intro “EXP” ,annuncia l'avvento di un alieno (con tanto di effetti chitarristici che ne simulino l'atterraggio ) in un divertente gag con il chitarrista, per il periodo è assoluta avangarde. Dopo pochi mesi dal primo disco, l'album della triade che solitamente vien sottovalutato , il più tributario verso la musica nera . Eppure i risultati sono stupefacenti anche in questo caso. L'apertura è affidata alla languida “ Up from the Skies” ,jazzata nella sensualità pacata degli esperimenti del trio; che accelerano in “ Spanish Castle Magic” , dal ritmo contagioso e incursioni spettacolari delle 6 corde. Perchè quando Jimi si lancia nei suoi virtuosismi sa essere realmente devastante (“Ain't No Telling” ) , e non è nemmeno detto che ciò debba essere fatto in un contesto puramente rock, note magiche si disegnano nell'aria di “ Little Wing” , creando probabilmente l'atmosfera del brano più fascinoso e catartico della raccolta. Non mancano di certo i riferimenti all' hard blues (“ If 6 Was 9” e la titletrack, a tratti Crooneristica ) e al rock and roll revival ( “ You Got Me Floatin'” con tanto di coretti retrò e il falsetto di “ Wait Until Tomorrow” a narrare le vicende di due sfortunati amanti) . C è sicuramente più spazio per il bassista (ex chitarrista) Noel Redding , autore di una splendida prova nella sezione ritmica di “Little Miss Lover” e vocalist di “She's So Fine” (che in fin dei conti è il brano meno coinvolgente del disco, anche perchè Jimi si sa, non apprezzava molto che qualcuno lo sostituisse dietro al microfono). L'episodio più atipico del disco resta “ Castles Made of Sand” , tra chitarre registrate al contrario e un cantato/parlato vicino a ciò che una decina d'anni dopo si chiamerà sotto il nome di Rap.</span><br /></div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.sleazeroxx.com/censored/electric1.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 320px;" src="http://www.sleazeroxx.com/censored/electric1.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><br /><!--coloro:red--><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;"><span style="font-weight: bold; color: rgb(51, 204, 0);">Electric Ladyland</span><span style="color: rgb(51, 204, 0);"> (prima stampa, MCA 1968)</span><br /><br />!Have You Ever Been To Electric Ladyland? The magic carpet waits for you so don't you be late “ , ed è bene che prendiate a cuore questo invito del chitarrista,se non avete mai ascoltato quest album, fatelo. Per capire come un disco rock può rimanere al passo con gli anni anche passati 30 anni, e certo non solo per la perfetta produzione di questo disco ( la perfezione dell'artista arrivava al rifare una take anche 50 volte per ottenere il suono che voleva) , ma per la continua ricerca nella contaminazione del blues, materia difficile, e lui nemmeno sapeva leggere gli spartiti. Non si direbbe però dalla splendida “Voodoo Child” (con Jack Casady al basso e Steve Winwood all'organo Hammond, i problemi con Noel erano già insanabili a quanto pare ) o alla frenesia di “Gypsy Eyes” . Un disco che possiede un dinamismo moderno anche nella scelta dei singoli ( vennero scelte la melodica “ Burning of the Midnight Lamp” e la trascinante “ Crosstown Traffic” , dedicata all'altra faccia della medaglia dell'esser idolatrati) e il gusto di legare con un filo immaginario le composizioni (psichedelia solista in “ Rainy Day, Dream Away”, e la chitarra sembra continuare una pregrassione solistica in “ Still Raining, Still Dreaming” , uan vera pioggia di note che proseguono oltre il cantato). Sicuramente tra i tre album,è il meno immediato, pezzi come “1983” ( suite lisergica che intavola un viaggio da 13 minuti sulle ali di sei corde e poderose rullate che delicatamente sfuma via sulla coda strumentale “ Moon, Turn the Tides...Gently Gently Away” , ha l'effetto di un anima che sembra dondolare tra un orecchio e l'altro dell'ascoltatore) .<br />Il trio di chiusura è monumentale, l'interessante effettistica in “House Burning Down” da strada alla spettacolare “All Along the Watchtower”, probabilmente una delle migliori cover della storia della musica, ricca di phatos e gravida di una tensione liberata da un orgasmico assolo finale, riarrangiata in maniera opposta al minimalismo Dylaniano. “Voodoo Child (Slight Return)” termina in capolavoro di circa 5 minuti di creatività esplosiva , senza schemi. È lo schema.<br /></div><br /><div style="text-align: center;"><img src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/fi/thumb/b/bd/Hendrix_BandOfGypsys.jpg/250px-Hendrix_BandOfGypsys.jpg" alt="image" /><br /><br /></div><!--coloro:red--><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(51, 204, 0);">Band Of Gypsys </span><span style="color: rgb(51, 204, 0);">(MCA, 1970) </span><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;"><div style="text-align: justify;">Tra beghe legali e la mafia dei Black Panthers , venne registrato quest album dal vivo . Il trio Black del momento, Hendrix affiancato da due stelle (Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso ) . Ci sarebbe da contare i furti che negli anni successivi ci son stati nei confronti della jam di questo live, a partire dai funky riff di “Who Knows”(intorno al settimo minuto raggiunge l'apice ) , “Machine Gun” lascia dilatare un affresco di Rock scuola Cream, Blues imbevuto di psichedelia che supera i dieci minuti, citazioni testuali e musicali (rullate come proiettili, 20 anni prima di One dei Metallica) alla guerra in Vietnam. Distorisioni, Cori, buio. Il silenzio e poi è solo Jimi.<br />“Changes” ha un andazzo quasi country rivestito di elettricità e il tipico tocco della musica nera, trascinante e asciutto, tagliato solo dal wah wah , cantato da Cox. Udendo le prime note di “Power To Love”, ci si accorge ancora una volta dell'importanza del musicista di questa biografia, il primo minuto gli vale il conio del detto tipico “un intro Hendrixiano” , ne segue una giostra di jam tra il funk/blues e il folk, la sintonia è presente ed è palpabile. Come il gradimento della platea che quasi non si accorge di quanto la band abbia provato poco prima di esibirsi a questi livelli.<br />“ Message Of Love” è proposta nella sua versione più ispirata, genialità assoluta negli inserti solistici, merito anche del drumming di Buddy Miles, un vero metronomo. Il pubblico accoglie con entusiasmo la scelta di collaborare in “We Gotta Live Together” , un funky stomp celebra il brano, anche in questo caso, riuscito. Cox&Miles ripresero il tema della serata ,pubblicando “Band of Gypsys :return” anni dopo, intanto il marziano era tornato nel suo pianeta, ma resta un gran bel disco,con nuovi arrangiamenti,consigliato a chi ha gradito il primo evento.<br /></div><br /></div><div style="text-align: center;"><img src="http://images.amazon.com/images/P/B000002P5R.01._SCMZZZZZZZ_.jpg" alt="image" /><br /><br /></div><b style="color: rgb(51, 204, 0);">First Rays Of The New Rising Sun </b><span style="color: rgb(51, 204, 0);">(1997)</span><br /><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);">Ebbene si, gli inediti degni di nota di Hendrix terminano con due album, pubblicati postumi, che insieme avrebbero fatto parte del nuovo disco di Jim, la carica selvaggia lascia spazio ad una vena decisamente più intimistica, e ovviamente non sappiamo di quanti pezzi l'artista avrebbe successivamente corretto:<br /></div><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Disco 1:</span><br /><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Rainbow Bridge <!--colorc--></span><!--/colorc--><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-family:arial;">Ascoltando “Pali Gap” , oltre che a rimanere a bocca aperta per la naturalezza nella quale viaggia funambolicamente tra le note, noterete quanto il disco si distacchi abbastanza dal lavoro precedente (ad esclusione di “Earth Blues” con il suo coro gospel e “Dolly Dagger” sulla scia di Axis).” Room Full Of Mirrors” lavora duro su percussioni e sovraincisioni di chitarre che duettano anche con la stesso timbro vocale. “Hey Baby (New Rising Sun)” resta una della ballad più pregevoli del repertorio, melodicamente efficace già dai primi ascolti. “ Izabella” sperimenta tonalità più solari, arrangiata sotto i canoni della black music moderna e le affilate soluzioni di un plettro davvero infuocato. Quest ultimo diventa poi la luce nell ombra di alcuni brani che sembrano incompiuti , ma nonostante ciò,degni di nota : “Little Drummer Boy-Silent Night” e “ Hear My Train A-Comin'” ( undici minuti son sicuramente troppi) e il proto punk di “Stepping Stone” . Star Spangled Banner vien proposta in una versione più curata ( e meno affascinante della celebre versione storica)</span><br /></div><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Disco 2</span><br /><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Cry Of Love<!--colorc--></span><!--/colorc--><br /><div style="text-align: justify; color: rgb(204, 204, 204); font-family: arial;">Il disco più vicino al Soul della discografia, lo dimostra la carica “Freedom” e le venature rock di “Ezy Rider” , l'album è più morbido del suo “gemello”, riscosse un moderato successo commerciale (sarà anche perchè Mitch Mitchell torna in supporto dell'artista, e la zuccherosa “Angel” si più elencare tra le melodie più ispirate&catchy dell'artista) , confezionando al suo interno godibili brani con anche ottime intuizioni ( l' arpeggio di “Night Bird Flying” , la fantasia di “Astro Man”) che però infondo nulla aggiunge ne toglie alla memoria complessiva di Jimi (si sfiora il Lo-Fi con “Belly Button Window” )<br /></div><br /><b style="color: rgb(51, 204, 0);">Live&Disco Postumi&Amenità varie </b><span style="color: rgb(0, 102, 0);">:</span><br /><div style="text-align: justify;"><span style="color: rgb(204, 204, 204);">c è da dire una cosa, tra l'avidità di Chandler e una non precisissima legge sul Copyright del periodo, il mercato è stato letteralmente invaso di prodotti che catturino almeno una nota di Hendrix. Dalle Demo ai live, fino a giungere alle jam session e scarti di sovraincisioni. Dell' 80% di sta roba potete farne tranquillamente a meno (a meno che non vi vogliate ascoltare la trecentesima versione di Fire ,ecc ) ,vale la pena solo spendere due parole sui prodotti che solitamente sono più in risalto su questo diluvio commerciale e chicche varie:</span><br /><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->Live At Woodstock<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> :</span> non penso devo aggiungere molto qui, esibizione spettacolare, graffiante, dal suono crudo. Da avere</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->In The West<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> </span>: fossi in voi,lo eviterei, ci sono inediti si, ma sembra si voglia davvero grattare il fondo di un barile che grida pietà.</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->War Heroes<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> : </span>vale il discorso fatto sopra. Ma se proprio dovete ascoltarvi uno dei due,vada per questo.</span><br /><!--coloro:orange--><span style="font-weight: bold;color:orange;" ><!--/coloro-->You Can Be Anyone -Timothy Leary<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> : </span>un occasione per sentirlo suonare il basso , l'amico Buddy Miles alle pelli, godibile.</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->Isle Of Wight:<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> </span>se ne parla sempre tanto, il Woodstock dei poveri, ma il concerto non andò bene, clima ostile, Jimi che non recupera la stanchezza dal viaggio, è un po' appannato...</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->Live at Berkeley- 2nd Show<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;"> :</span> decisamente meglio. Da avere</span><br /><!--coloro:blue--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><!--/coloro-->South Saturn Delta<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);">: è pure del catalogo della famiglia di Hendrix,ma non ne trovo il senso. In bilico tra una raccolta,inediti e due alternate version, ma prendere un disco per una nuova versione di All Along The Watchtower ,non so se convenga.</span><br /><!--coloro:blue--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><!--/coloro-->The Ultimate Experience<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);">: best of fatto come la faccia loro, da evitare.</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->BBc Session<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">: </span>in doppio disco, tutte le apparizioni di Jimi alla radio e televisione. Con cover inedite, Jingle per radio one per la stessa radio,intermezzi di intervista, e più spazio (una volta tanto) ai brani di Axis. Qualità ottima, da avere.</span><br /><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->Live at Monterey<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">: </span>tour del primo disco, merita.</span><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->Concerts<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-weight: bold;">: </span>raccolta,inutile.</span><br /><br /><!--coloro:blue--><span style="font-weight: bold;color:blue;" ><!--/coloro-->The Jimi Hendrix Experience Box Set <!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 204);">: 4 cd ( e se non erro, 1 dvd ) , il prezzo è alto, ma è il must per gli appassionati di alternate versions ,unrelased e live rari di brani. Qualità ottima.<br /><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Gidan Razorblade<br /><br /><br /></span></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-3539889988710237392009-04-30T13:50:00.004+02:002009-05-01T12:44:53.611+02:00DESERT SOUND vol. 3 third way to get a trip (Compilation in dl gratuito su Perkele.it)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.perkele.it/perkeleportal/logo%20BLU.gif"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 302px; height: 115px;" src="http://www.perkele.it/perkeleportal/logo%20BLU.gif" alt="" border="0" /></a><br /><div face="arial" style="color: rgb(204, 204, 204);" align="justify"><div style="text-align: center;"> </div><p style="text-align: center;"><span style="font-size:100%;"><b>DESERT SOUND <strong>III<br /></strong></b></span></p><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.perkele.it/desertsounds/desert%20sound%203.jpg"><br /></a><p><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p><span style="font-size:100%;"><span class="Stile7">Dopo i primi due volumi che hanno suscitato interesse in tutto il mondo, torna la compilation realizzata dall'unico portale italiano dedicato allo stoner, al doom e alla psichedelia Perkele.it. Lo staff di Perkele sta ultimando le selezioni per DESERT.SOUND Vol. III, il terzo capitolo dell'unica compilation heavy psych made in Italy. Segno di un panorama musicale in continua espansione, DESERT SOUND ha lo scopo di fotografare un'istantanea di una scena in continua evoluzione. Puro e bollente rock'n'roll, psichedelia, desert rock, doom, hard rock classico e asfissiante stoner sound si inseguono, coprendo a 360° le sonorità vulcaniche partorite dalla nostra penisola. Dopo i primi due capitoli - scaricabili gratuitamente - anche questo terzo volume sarà disponibile in download gratuito. Tanti gruppi interessanti, nuove scoperte e alcune guest d'eccezione. Restate sintonizzate e.... follow the smoke!<br />-----<br /> </span><span class="Stile19"><em>The Italian </em><em>stoner psych doom portal Perkele.it is proud to present DESERT SOUND Vol. III. The third chapter of the trip, a heavy-psych compilation made in Italy! Symptom of a musical panorama constantly growing, DESERT SOUND Vol. III is a hot n' awesome mix of pure and very rock'n'roll, acid psychedelic sound, desert rock, evil doom, hard rock and huge stoner sound, covering at 360° the volcanic sound produced by our peninsula! The compilation is a free download double disc, featuring incredible shots, new entries and special guest stars. Stay tuned and... follow the smoke!</em></span></span></p><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.perkele.it/desertsounds/desert%20sound%203.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 210px; height: 210px;" src="http://www.perkele.it/desertsounds/desert%20sound%203.jpg" alt="" border="0" /></a><p><span style="font-size:100%;"><span class="Stile19"><em><br /></em></span></span></p> </div> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-size:100%;" ><br /></span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:Verdana,Arial,Helvetica,sans-serif;font-size:100%;" ><span class="Stile7"><span style="font-size:85%;">Questi sono i 28 brani partecipanti, in ordine alfabetico:<br /><strong>ALCOHOLIC ALLIANCE DISCIPLES</strong> - Blues For The Heretic Confraternity Of Drinkers (6:02)<br /><strong>ATOMIC WORKERS</strong> - You (5:33)<br /><strong>BLACK RAINBOWS</strong> - Bulls & Bones (3:08)<br /><strong>BRETUS</strong> - The Only Truth (6:55)<br /><strong>COSMOTRON</strong> - Gila Monster (2:49)<br /><strong>DOOMRAISER</strong> - Vanitas (15:07)<br /><strong>ELECTRIC SWAN</strong> - In The Hush Of Daze (5:01)<br /><strong>EVILGROOVE</strong> - Smell The Burn (3:43)<br /><strong>EX</strong> - Stoned Wizard (5:30)<br /><strong>GANDHI'S GUNN</strong> - Lee Van Cleef (4:16)<br /><strong>GODWATT REDEMPTION</strong> - Pachiderma (7:08)<br /><strong>GRAND SOUND HEROES</strong> - Desert In A Drop (4:47)<br /><strong>GUM</strong> - Water (6:10)<br /><strong>L'IRA DEL BACCANO</strong> - Sussurri Di Nascita Celeste-Grateful To Jerry (8:29)<br /><strong>LIP COLOUR REVOLUTION</strong> - Smoking May Reduce The Blood Flow And Cause Impotence (3:50)<br /><strong>LOUD NINE</strong> - Golem (3:45)<br /><strong>MAD CITY ROCKERS ft. JOHN GARCIA</strong>- Stronger [Radio Web Version] (3:23)<br /><strong>MISTY MORNING</strong> - Astrosarcophagus (7:09)<br /><strong>MONTEZUMA</strong> - The Call Of Montezuma (6:17)<br /><strong>OAK'S MARY</strong> - Sexy Girl (4:28)<br /><strong>P. C. TRANSLATE </strong> - G(a)in Floor (5:21)<br /><strong>SESTA MARCONI</strong> - Skeletons Party (7:13)<br /><strong>TEVERTS</strong> - Shine (6:15)<br /><strong>THOMAS HAND CHASTE</strong> - Gotham (4:38)<br /><strong>THE BRAIN WASHING MACHINE</strong> - Ritual (3:35)<br /><strong>THREE EYES LEFT</strong> - Silentium Aurum Est (7:37)<br /><strong>TOMBOSLEY</strong> - Little Lover Big Gun (5:29)<br /><strong>ZIPPO</strong> - Ask Yourself A Question (5:31)<br /></span> <span style="font-size:180%;"><br /><a style="font-weight: bold; color: rgb(0, 0, 0);" href="http://www.perkele.it/desertsound_three.htm">Download</a><br /></span><br /><br /></span></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-11801143011364400962009-04-29T10:57:00.003+02:002009-04-29T11:05:38.693+02:00Toto - Toto<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img.snowrecords.com/lp/1/929.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 350px; height: 343px;" src="http://img.snowrecords.com/lp/1/929.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-family:arial;">Toto - Toto </span><br /><br /><span style="font-family:arial;">Anno: 1978</span> <span style="font-family:arial;">Etichetta: Columbia records</span><br /></div><br /><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >Tracklist:</span> <span style="color: rgb(204, 204, 204);font-family:arial;" >1. Child's Anthem (D. Paich) - 2:46</span> <div style="text-align: left; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-family:arial;">2. I'll Supply The Love (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 3:46</span> <span style="font-family:arial;">3. Georgy Porgy (D. Paich) - Voce: Steve Lukather - 4:09</span> <span style="font-family:arial;">4. Manuela Run (D. Paich) - Voce: David Paich - 3:54</span> <span style="font-family:arial;">5. You Are The Flower (B. Kimball) - Voce: Bobby Kimball - 4:11</span> <span style="font-family:arial;">6. Girl Goodbye (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 6:13</span> <span style="font-family:arial;">7. Takin' It Back (S. Porcaro) - Voce: Steve Porcaro - 3:47</span> <span style="font-family:arial;">8. Rockmaker (D. Paich) - Voce: David Paich - 3:19</span> <span style="font-family:arial;">9. Hold The Line (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 3:56</span> <span style="font-family:arial;">10. Angela (D. Paich) - Voce: Steve Lukather - 4:45</span> <span style="font-family:arial;">Line-up:</span> <span style="font-family:arial;">Bobby Kimball - voce</span> <span style="font-family:arial;">Steve Lukather - chitarra e voce</span> <span style="font-family:arial;">David Hungate - basso</span> <span style="font-family:arial;">Jeff Porcaro - batteria e percussioni</span> <span style="font-family:arial;">David Paich - tastiere e voce</span> <span style="font-family:arial;">Steve Porcaro - tastiere e voce</span><br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-size:100%;">Vedi la cover album e hai davanti il futuro.<br />A posteriori non c’è specchio migliore per descrivere la carriera dei Toto. Le stelle, il sogno, l’universo, un’atmosfera magica che riusirono a sprigionare in ogni loro album, e poi la spada, una spada che trafigge questi sogni, a simbolo della morte prematura di Jeff Porcaro, stroncato da un infarto causato dai pesticidi spruzzati da egli stesso nel giardino di casa sua, un’allergia beffarda, che lo colpì nel luogo a lui più caro. Ma una spada come simbolo, soprattutto, di non arrendersi, di volere continuare ad esserci e a combattere, come testimonia l’ultimo grande album Fallino In Between. E a posteriori possiamo osservare un moicker, che per quanto buffo, rappresenta l’amore per la musica a 360 gradi, infatti come spiegato da Jeff Porcaro stesso in un'intervista del 1988 ad Amsterdam (Live stratosferico), indica l'intento musicale gruppo, cioè quello di prendere ispirazione da tutto ("come from totos"), da cui ne deriva un genere dalle molteplici influenze e sfaccettature. Abbracciare il pop, il rock, la classica, il prog, l’elettronica, l’hard n’heavy, non era fatto comune e soprattutto pensabile, ma andarono oltre gli schemi, con grande prova di professionalità e soprattutto umanità, poiché un mix di tal genere, poteva implicare un utilizzo della tecnica fine a stessa, e invece no, poiché tutte le composizioni dal debut a oggi della band californiana, non son mai state banali, fredde, macchinose, ma cariche di pathos, emozionali come poche, nelle quali i sentimenti positivi avevano la meglio si tutto.<br />Era il 1978 quando questi giovani consegnarono alle stampe un autentico gioiello, destinato a rimanere nelle storia della musica tutta. Dieci gemme da custodire il cui livello compositivo e soprattutto esecutivo è di una qualità impressionante, con pochi confronti nel genere,<br />e le tracce stesse risultano talmente godibili e orecchiabili, da essere (alcune di loro) ancora oggi considerate dei veri e propri anthem (vedi ad esempio il ritornello di "Hold the Line"). L'esecuzione è come detto impeccabile, e ha nei suoi punti di forza le tastiere usate davvero in modo geniale ed elegante, e le chitarre che seguono e accompagnano. Anche gli altri strumenti fanno il loro dovere e il cantato, sia singolo che quando supportato dalle backing vocals, è in se davvero splendido, caratteristico e riconoscibile, poggiato e si integrato con le parti melodiche in un tutt'uno davvero incredibile quanto a legame che si viene a creare.<br />L’album si apre in maniera inaspettata con la mestosa ed epica strumentale "Child's Anthem" e si sente subito il pianoforte che entra in maniera poderosa a dettar legge, per bellezza e grazia con la quale è suonato. Ben presto tale strumento viene accompagnato da una grande chitarra, seguita a ruota da keys che ne fanno il verso in un climax che continua a salire fino arggiungere un nuovo acuto di piano che completa alla perfezione una esecuzione da brividi, per questo pezzo sì breve ma intenso, veloce, spettacolare in una sola parola. A seguire entra con un divertente ritmo di batteria la solare "I'll Supply the the Love", molto veloce e dinamica, permeata sempre di romanticismo. Splendida la chitarra nell'assolo quasi disfattista e la voce di Bobby Kimball, accompagnato dalle backing vocals, che entrano in gioco per la prima volta e lo fanno davvero in grande stile. Ottimo anche il motivo sostenuto da chitarra e keys in crescendo in conclusione della song, davvero divertente e poderoso. Ed ecco che arriva la famosissima "Georgy Porgy", song decisamente lenta e particolare, con tutti gli effetti sonori che presenta al suo interno, un calideoscopio sussurrato dove le keys di sottofondo stendono il giusto tappeto ai ritmo solare creato da Jeff e alla chitarra scanzonata di Steve, con il contributo alle backing vocals di Cheryl Lynn. I ritmi si placano ancora con "Manuela Run", che inizia come sempre con un geniale sottofondo di keys che supportano la chitarra pizzicata di Lukather che sfocia in un solo semi-acustico di rara fattura, sostenuto dal poderoso basso di Hungate e dai piatti di Jeff. Un mid tempo nel quale risalta alla perfezione anche qui la voce, davvero legata come non mai agli strumenti. Le lyrics, come tutte del resto, è splendida e molto, molto ispirata. E si prosegue con "You are the Flower", track dolce ma mai mielosa, forse leggermente sotto tono rispetto alle altre citate fino ad ora, ma dotata di un pathos molto singolare e ipnotico. Carica di ritmo e di potenza arriva invece "Girl Goodbye", una vera e propria marcia trionfale, dalla intro possente, e un prosequio dove gli strumenti raggiungono il massimo in quanto a esaltazione, soprattutto nelle keys. Deciso anche il refrain, memorabile nel suo incedere nonostante addolcito dal coro delle backing vocals, che fanno da supporto alle vocals soul di Bobby. Discorso diverso per "Takin' it Back" che parte subito con un carico di dolcezza infusa, che mette quasi tenerezza, per poi proseguire come pezzo lento e scandito benissimo dalle vocals. Stavolta refrain è un pò sottotono rispetto alla media della song, ma sempre molto romantica. E decco che ci avvolge la bella "Rockmacker", pezzo dal ritmo splendido, non irrompente ma incalzante, dalla ottima chitarra e un basso in grande spolvero, che necessita assolutamente di una nota di merito. Bello anche l'assolo, eseguito impeccabilmente.<br />Ed ecco che arriva lei.<br />La song regina.<br />Dobbiamo arrivare alla penultima canzone per trovare forse il pezzo più famoso della band, che ormai è, assieme a poche altre canzoni, il vero e proprio simbolo del gruppo. L’immortale"Hold the Line". Quanti non l’hanno cantata almeno una volta nella vita, con quel suo motivo di base, sia eseguito con la tastiera che con la chitarra, è di quelli che hanno fatto la storia, così come il famosissimo refrain, che penso quasi nessuno non abbia avuto l'occasione di ascoltare, magari anche senza sapere di che canzone si trattasse, come capitò al sottoscritto, e innamorandosi della band.<br />“Hold The Line, Love Is Always On Time”.<br />Comunque sia Hold the Line merita tutto il successo che ha avuto, perchè è davvero speciale, un concertato di decisione, musica e ritmica fatto canzone. Decisamente sopra la media anche l'assolo, carico di pathos nella sua “semplicità” che è una ciliegina sulla torta per un pezzo unico magnifico. E si chiude in maniera superba con la song probabilmente più romantica di tutto il CD, ovvero la bellissima "Angela", i quali flauti e pianoforte risuonano ancora nelle orecchie dopo<br />averla sentita. La voce è colma di emozioni, la chitarra che ricama le keyboards è stupenda, e anche nelle sequenze dinamiche il livello musicale è altissimo, ma senza perdere una vena di dolcezza, come è giusto che sia.<br />Ed è così che si chiude il primo capitolo della band, ignara all’epoca di aver composto un masterpiece della musica tutta, uno dei più grandi connubi tra questa e i sentimenti più puri che risiedono all’interno di noi.<br /><br /><br /><br /><br />Neuros<br /></span></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-43834363088819827442009-04-28T12:23:00.002+02:002009-04-28T12:26:52.913+02:00Led Zeppelin - II (1969)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.bm-poitiers.fr/masc/integration/pages/pages_plus/Kurtcoben/LED%20ZEPPELIN%20II.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 301px; height: 300px;" src="http://www.bm-poitiers.fr/masc/integration/pages/pages_plus/Kurtcoben/LED%20ZEPPELIN%20II.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><div style="text-align: justify; font-family: arial; color: rgb(204, 204, 204);"><span style="font-size:100%;"><br /><br />Anno: 1969<br /><br />Etichetta: Atlanctic Records<br /><br />Tracklist:<i><br /><br />1 - Whola lotta love<br />2 - What is and what should never be<br />3 - The lemon song<br />4 - Thank you<br />5 - Heartbreaker<br />6 - Living loving maid (she’ s just a woman)<br />7 - Ramble on<br />8 - Moby Dick<br />9 - Bring it on home</i><br /></span><span style="font-size:100%;"><br />Woodstock è dietro l’ angolo, con i suoi ritmi psichedelici, il suo acid blues e la sua dose di droghe e ideali. Il sessantotto rivoluzionario è vivo nella mente dei giovani europei: il fuoco della ribellione non si è estinto, ma brucia con più insistenza. E la scintilla pronta a far scoccare un incendio di dimensioni spropositate si chiama Rock: grezzo, potente, veloce, scatenato. I Led Zeppelin rappresentano tutto ciò, ed il loro secondo disco rappresenta il capolavoro del Rock puro e semplice. Il blues si trasforma, perde la sua carica triste e introspettiva, per diventare aggressivo ed esibizionista. E’ allegro ed egocentrico, è passionale e furioso questo nuovo Rock. E’ stanco di aver subito soprusi negli anni trascorsi in solitudine. Il quartetto inglese, durante il loro primo tour americano, registra questo disco, Led Zeppelin II, numero cardinale utile solo a specificare che la musica va ben oltre i simboli, i nomi e le copertine, ma è nell’ anima dell’uomo e scorre nelle sue vene, come sulle corde della Gibson di Page scorrevano quei riffs potenti quanto struggenti. Il disco si apre con uno dei grandi classici degli Zeppelin, uno dei capisaldi del rock: “whola lotta love”: il riff è spasmodico e incalzante, segue la voce di Plant in una simbiosi perfetta: è il miracolo della vita: dai gorgheggi quasi animaleschi di Plant si esplode in un’ assolo fulminante, seguito fedelmente dalla maestri di Bonham e dal basso di Jones. E’ il turno di “What is” dopo un inizio pacato, la quiete è infranta dal suono della chitarra che si ribella al giogo a cui è sottomessa e decide di far sentire la sua voce: la rtitmica è composta da tonalità alte e basse, intervallate tra loro. E’ un altro elemento del disco, non puoi mai rilassarti..quando meno te l’ aspetti, vieni afferrato e scagliato nel mezzo della tempesta sonora che si crea intorno a te. Il picco più altro lo si raggiunge in ogni singolo istante: da “ the lemon song”: rock and roll all’ ennesima potenza, concentrato in pochi minuti: è sempre più veloce, in rotta di collisione con i vecchi canoni del rock. Dopo essere stremati dai primi tre pezzi, arriva una ballad ” Thank you”. E’ qualcosa di incredibilmente delicato e struggente, come l’ arpeggio in apertura, sembra tutto incantato: dal tempo dato dalla batteria, al flauto che pare sentirsi in lontananza. Ma è solo un paradiso apparente: l’illusione è pronta a spaccarsi come il cristallo, anche qui Il rock irrompe e brucia tutto quello che trova. E dal grazie di prima, il rock incarna Lo spezzacuori di “heartbreaker”, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto, perché è il prototipo della canzone: saturo di aggressività, di sonorità settantine ( pur essendo uscite nel ’70) e il cantato sarà padre di una generazione di rockers, che vedranno gli AC|DC come veri e propri modelli di vita. Stesso stile, ma con la presenza di coretti affascinanti è “Living loving”, altro punto di celestiale bellezza di questo disco. La magia continua ininterrotta ed il rock ormai ci ha quasi sottomessi., ma c’è un labile speranza di spezzare la maledizione: superare indenni la carica folk e blues di “Ramble On”. Potrebbe essere difficile, quasi impossibile ma, ahimé, ogni speranza verrà fiaccata dall’ assolo di batteria di Moby Dick., dopo aver subito il fascino di un intro da togliere il fiato, arriva il nostro boia: 3 minuti 50 secondi di tom, piatti e doppio pedale che ci lasciano tramortiti e schiavizzati. Non abbiamo neanche il tempo di rialzarci da questa mazzata sonora, che completa il lavoro “ Bring it on home”. Come ad indicare “ riporta a casa le ossa..se sei ancora capce di camminare”. Non ce l’ abbiamo fatta, il Rock è dentro di noi e noi siamo suoi schiavi, ora non ci lasciare più e vedremo il mondo in un altro modo…tutto più rock and roll….<br /><br />Sgabrioz<br /><br /><br /></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-43510467697378237842009-04-07T16:34:00.003+02:002009-04-07T16:38:08.603+02:00Led Zeppelin - Led Zeppelin I (1969)<div style="text-align: justify;"><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.artforall.co.uk/images/CCA/led_zeppelin_I.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 300px;" src="http://www.artforall.co.uk/images/CCA/led_zeppelin_I.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Anno:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > 1969</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Etichetta:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > Atlantic Records</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Tracklist:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >1. Good Time Bad Times</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >2. Babe I'm Gonna Leave You</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >3. You Shooke Me</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >4. Dazed And Confused</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >5. Your Time Is Gonna Come</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >6. Black Mountain Side</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >7. Communication Breakdown</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >8. I Can't Quit You Baby</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >9. How Many More Times</span><br /><br /><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Ci saremmo potuti chiamare i Vegetali o le Patate... Che cosa significa Led Zeppelin? Non significa niente. (Jimmy Page) </i><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Era il 1968. Il giovane chitarrista </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Jimmy Page</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, appena concluso il “tirocinio” prima come bassista e poi come chitarrista negli </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Yardbirds</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > al fianco di </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Eric Clapton</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > e </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Jeff Beck</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, decide di formare un nuovo gruppo, i New Yardbirds. E' alla ricerca di un cantante. L'attenzione ricade su </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Robert Plant</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, un perfetto sconosciuto che milita a tempo perso negli </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Hobbstweedle</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > e che si esibisce nei dintorni di Birmingham. Manca il batterista. Plant suggerisce a Page un suo amico, un ragazzone che fin da bambino aveva l'abitudine a percuotere tutto quello che trovava a tiro: </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">John Bonham</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Manca il bassista. Page deve subire il rifiuto all'ultimo momento di </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Chris Dreja</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, il bassista degli Yardbirds ritiratosi dalla musica per dedicarsi alla fotografia (infatti realizzerà l'artwork di questo album). Così decide di affidarsi a </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">John Paul Jones</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, una persona mite e dai modi schivi che aveva già collaborato con Jeff Beck per la realizzazione dell'album </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Truth</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Nascono così i </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">New Yardbirds</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, ma il nome dura il tempo di qualche esibizioni dal vivo. Fu scelto il nome </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Led Zeppelin</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Tante sono le leggende sul significato e l'origine del nome, ma visto che gli uomini nascono e muoiono mentre le leggende sono eterne, preferiamo non saper la verità e rimanere nel mistero.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Questo è primo capitolo del libro Led Zeppelin, </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Led Zeppelin I</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Si sa che le cose, come nella vita, stanno nell'aria ma la differenza fa chi per primo le afferra. I Led Zeppelin non afferrarono mai niente di nuovo però in realtà fecero un passo ancora più importante: dare una nuove veste, più estrema, incisiva e d'insieme, ad elementi e contenuti che altre band ed artisti solitari avevano già prodotto e sviluppato negli anni immediatamente precedenti alla nascita dei Led Zeppelin. Questa è la prima chiave di lettura per questa band e per quello che ha rappresentato nel panorama rock nel decennio che va dal 1969 al 1979.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Parlavamo di elementi ed è giusto soffermarsi ancora un attimo, prima di entrare nel merito del disco, su questo fatto. Jimmy Page (chitarrista giovane ma ricco di inventiva, classe, personalità e metodo) riesce a combinare il blues di Clapton, i riff secchi di Beck e i riff psichedelici ed acidi di Jimmy Hendrix. Robert Plant esalta l'immagine del rocker edonista, che non predica il mal di vivere bensì il vivere male, è un angelo con un microfono ma dalla profonda carica sessuale, dotato di una grande estensione vocale, sempre pronto a fottersi la prima donna che passa per poi arrivare fino alle lacrime quando decide di lasciare la sua amata. Bonzo Boham, uno schiacciasassi dietro le pelli, un furia da domare (sia con le bacchette in mano sia senza). John Paul Jones, grande tastierista e bassista di classe, vero elemento di equilibro del gruppo.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >La differenza tra i Led Zeppelin e gli altri gruppi è questa: gli elementi. I Rolling Stones avevano un grande guitar hero ed un frontman carismatico ma sono sempre stati un gruppo legato al rhythem&blues, Jimmy Hendrix aveva una classe ed una personalità troppo forti per poterle dividere in una band, gli Yardbirds (ed anche i Cream) erano un gruppo troppo legato al blues.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Ed ecco perchè con questo disco possiamo parlare tranquillamente di un nuovo genere che, se pur nella sua apparente rivoluzionarietà, non fa altro che unire ed estremizzare diverse componenti: l'</span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">hard rock</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Si parte con</span><span style="font-family:arial;"> </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Good Times Bad Times<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Il primo minuto è suonato come una classica band appartenente alla British Invasion: buon ritmo e ritornello orecchiabile. Ma già dopo il primo minuto e mezzo la situazione cambia drasticamente: Page piazza un assolo nervoso e tagliente al tempo spesso e tutta la canzone si snoderà tra le percussioni di Bonham e Plant che promette amore eterno </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(I'm gonna love you each and every day/You can feel the beat within my heart)</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >La seconda traccia,</span><span style="font-family:arial;"> </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Bebe I'm Gonna Leave You<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, è già una ballata romantica (riadattamento di un pezzo scritto 20 anni prima da </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Anne Bredon</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >). La canzone si divide in due parti che si alternano più volte tra loro. Si inizia con Page alla chitarra acustica che si adagia sul basso di Jones, Plant che cerca di spezzarci il cuore </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(Babe, Baby, baby, I'm gonna leave you. I said baby, you know I'm gonna leave you.)</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Ma nella seconda parte, Bonham si scatena, frustando la batteria in maniera impressionante dove Plant continua ad urlare come un ossesso alla sua amata </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(Baby, baby, baby.That's when it's callin' me. I said that's when it's callin' me back home).</i><br /><!--coloro:red--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Ho detto che i Led Zeppelin non fecero altro che unire ed estremizzare alcuni elementi già sviluppati da altre band? Bene, è il caso di </span><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->You Shook Me<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, un pezzo scritto da </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Willy Dixion</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Già Jeff Beck aveva realizzato una cover di questa canzone (non arrivava a durare più di 3 minuti). Ma questa è un altra storia. Un tipico un pezzo blues, con un Boham stranamente tranquillo ma preciso come un orologio, dove passano in rassegna prima la tastiera di Jones, l'armonica di Plant che si trasforma come per magia in un ipnotico interminabile assolo di un Page in stato di grazia. In tutto questo non poteva mancare la voce angelica di Plant che urla in modo isterico frasi con riferimenti sessuali abbastanza espliciti. </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(I have a bird that whistles/And I have birds that sing./I have a bird that whistle/And I have birds that sing)</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Questi sono i Led Zeppelin, che ci piaccia oppure no, ma il fatto rimane oggettivamente innegabile.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Breve pausa. Siamo a </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Dazed And Confused<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, un pezzo scritto da </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Jacky Holmes</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > già suonato nel '67 dagli Yardbirds. In questa quarta traccia si fondono blues, rock e musica psichedelica. Un pezzo oscuro, indemoniato, dove nella parte centrale Jimmy Page usa addirittura un archetto per suonare la chitarra con un Plant al limite della misoginia </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(Lots of people talkin', few of them know, Soul of a woman was created below)</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >.</span><br /><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Your Time Is Gonna Come<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> </span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >è una ballata melodica con un leggero accento folk, dove Plant riesce a dimostrare di aver una bella voce senza dover per forza urlare. Anche</span><!--coloro:red--><span style="font-family:arial;"> </span><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Black Mountain<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > si muove in punta di piedi, tra le soffici percussioni di Bonham e la litania acustica di Page.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Ma con</span><span style="font-family:arial;"> </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->Comunication Breakdown<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > il tiro dell'album torna sui livelli iniziali e la musica non cambia di un millimetro: sezione ritmica potente, Plant isterico sempre alle prese con problemi di cuore e un Page che si destreggia tra mille riff.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >La successiva </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->I Can't Quit You Baby<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="font-family:arial;"> </span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >(anche questo di </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Willy Dixon</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >) è, dopo You Shooke Me On, un'altra ballata blues. Magistrale il duetto tra la voce acuta e disperata di Plant </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">(Yes you did babe. Ohh/Said you know I love you baby/My love for you I could never hide)</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > e i riff lisergici e infiniti di Page.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >L'album si conclude con </span><!--coloro:red--><span style=";font-family:arial;color:red;" ><!--/coloro-->How Many More Times<!--colorc--></span><!--/colorc--><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > (altro riadattamento, questa volta di un pezzo di </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Howlin' Wolf</i><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >), lunga cavalcata blues di otto minuti, dove la parte centrale riprende il suono dilatato di Dazed And Confused e le percussioni potenti di Bohnam la fanno da padrone. Il finale è tutto quello che di bello ci possa essere nel rock.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Alla fine del disco ci rimangono solo due cose: il silenzio è un possente dirigibile che vola nell'aria.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Sciarpi</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Per discuterne: </span><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=37422002">Link alla Recensione</a><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-48951614246871287572009-04-07T14:11:00.002+02:002009-04-07T14:14:37.929+02:00MC5 - Kick Out The Jams! (1969)<div style="text-align: justify;"><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.ecoveneto.it/aaamc5mc5/mc5.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 300px; height: 300px;" src="http://www.ecoveneto.it/aaamc5mc5/mc5.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Anno</span><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">: 1969</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Etichetta</span><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">: Elektra</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Tracklist</span><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">1.Ramblin’ rose</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">2.Kick out the jams</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">3.Come together</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">4.Rocket reducer no.62 (rama lama fa fa fa)</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">5.Borderline</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">6.Motor city is burning</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">7.I want you right now</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">8.Starship</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Gli MC5 (Motor City 5) sono stati sicuramente uno dei gruppi più influenti ed attuali di sempre, perchè con la loro miscela incendiaria di hard rock, protopunk e suoni valvolari, incarnarono più di tutti il trinomio “</span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">sex, drugs & rock n'roll</i><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">” sia nell'aspetto che nelle sonorità, riuscendo a scatenare quelle reazioni a catena che tutt'oggi non si sono ancora fermate e, sperando che il dio del Rock non voglia, non si fermeranno mai. Tutta l'anima della band di Detroit è racchiusa in quell'urlo nell'apertura della title-track del disco, recitando come un inno alla ribellione e alla vita il titolo del disco live: </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">kick out the jams!</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">, giungendo un “</span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">motherfucker</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">” che farà storia e che all'epoca venne censurato in tante esibizioni live. Socialmente pericolosi per l'America buonista, gli MC5 furono gli artefici di quel Detroit rock, anticipando movimenti come il punk, il garage, il noise e persino lo stoner rock: fuzz come se nevicasse, bordate devastanti, amplificatori che vomitano scariche di decibel e di musica aggressiva nonostante la loro semplicità di una band che creava canzoni e dischi con quello che c'era in circolazione, ma caricandolo di elettricità dissacrante, icoclasta e di scioccante irriverenza. Probabilmente uno dei migliori live della storia del rock, che potrebbe figurare benissimo affianco a dischi storici come Made in Japan dei Deep Purple o l'esibizione di Jimi Hendrix a Woodstock. La carica che si sente sprigionare lungo le tracce dell'album è maledettamente irresistibile, merito di un cantante dalla voce accattivante come Rob Tyner e dal groove tirato fuori dalle chitarre marce e graffianti dell'asse Kramer-Smith, la cui differenza con Ron Asheton degli Stooges è che quest'ultimo crea delle melodie più cupe e più distorte, mentre il nostro rimane affascinato dalla potenza e dalla voglia di sudare ed esibire il proprio egocentrismo in pose da macho delle sei corde. “Tirate fuori le palle, figli di puttana” è solo una delle traduzioni di un disco che si colloca tra i più importanti e tirati degli ultimi 40 anni, rimanendo il capolavoro indiscusso della band, vuoi perchè </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Back to the USA</b> <span style="color: rgb(204, 204, 255);">(1970) e</span> <b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">High Time</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> (1971) sono ideati e suonati in studio, mentre la jungla in cui si scatenano queste bestie dai capelli cotonati ed i pantaloni a stelle e strisce è proprio il palco, caratteristica comune di molti gruppi del periodo 1966-1976, che in sede live creavano jam lisergiche dilatando la canzone (come nel caso di Cream, Jefferson Airplane, Doors, Hawkwind, Pink Floyd), oppure aggredivano e azzannavano alla gola il pubblico (MC5, Iggy & The Stooges, led Zeppelin, Blue Cheer) o costruivano proiezioni ortognali sonore dove il barocco si poteva fondere con il gotico (come nel caso di Blue Oyster Cult o Black Sabbath), il neoclassico rinascevano ammantando la propria veste con il manto progressive e hard rock (King Crimson, Genesis o deep Purple). Insomma KOTJ è un manifesto di tutto quello che c'era e di tutto quello che ci sarà: guardate le registrazioni dell'epoca e noterete che due nomi come Omar Rodriguez Lopez e cedric Bixler Zavala hanno copiato il modo di stare sul palco del signor Tyner. Scordatevi il track by track, compratelo perchè: a) è un monumento, anzi pietra miliare come direbbero quelli di Onda Rock; b) costa intorno ai 10 € o anche di meno; c) è galvanizzante, vi risolve la giornata. Altrimenti potete pure andare a cagare e rimanere con i vostri gruppettini revival credendo che i Jet spacchino o che il garage rock sia nato nei '00.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Sgabrioz</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Per discuterne: </span><a style="font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=22742625"><span style="color: rgb(204, 204, 255);">Link alla Recensione</span></a><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-12514025348186169832009-04-06T15:19:00.003+02:002009-04-06T15:24:00.102+02:00Cream - Fresh Cream (1966)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7jtWYiUhYaIBilAxVQkfIKB-wwmUu5qNp3nmgoJ1pAjDlSJv8yAJaGOdgFzbnIUXjL8sNzhD2F3FSgEEBYm57XP5H9sszGoUpaIpgWGfxxriC-kiOANsMSBm4E3GqVleB-JMifB9YkmE/s320/Folder.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7jtWYiUhYaIBilAxVQkfIKB-wwmUu5qNp3nmgoJ1pAjDlSJv8yAJaGOdgFzbnIUXjL8sNzhD2F3FSgEEBYm57XP5H9sszGoUpaIpgWGfxxriC-kiOANsMSBm4E3GqVleB-JMifB9YkmE/s320/Folder.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Anno:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > 1966</span><br /><div style="text-align: justify;"><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Etichetta:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > Polydor</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Tracklist:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >1. I Feel Free</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >2. N.S.U.</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >3. Sleepy Time Time</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >4. Dreaming</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >5. Sweet Wine</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >6. Spoonful</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >7. Cat's Squirrel</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >8. Four Until Late</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >9. Rollin' and Tumblin'</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >10. I'm So Glad</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >11. Toad</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >1966. La date è importante, se non fondamentale per capire come il Rock, nel giro di 4 anni, cambierà totalmente diventando principe ed assoluto imperatore dell'universo musicale, relegando jazz e blues al ruolo di meri subalterni. Il Rock incendia e prende fuoco, come cantava Jimi Hendrix in "Fire", lui che di fuoco se ne intendeva come un piromane della scala musicale, un firestarter degli assoli che erano incandescenti come la sua strato sul palco di Woodstock nel 1967. Nel 1966 non avevano fatto ancora la loro comparsa a livello mondiale alcuni dei maggiori esponenti del rock: Jim morrison e Manzarek stavano ancora sulla spiaggia di Venice Queen, Robert Plant cazzeggiava in Uk, Lemmy imparava ad usare il basso nei suoi Hawkwind, Blackmore studiava nuovi assoli e John Michael Osbourne diventerà presto famoso col nome di Ozzy. In quegli anni Dylan era il dominatore incontrastato, c'erano Cash e i Beatles, gli Stones e i Blues Magoos: tutta gente che aveva a che fare, chi più chi meno, con il blues. E Fresh Cream è formalmente un album di blues revival: ha la struttura, la durata delle canzoni, i pezzi e le cover di grandi bluesman. E poi ci suona Eric Clapton, che usciva da due esperienze illuminanti come quelle con </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Yardbyids</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > e </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Bluesbreacker di John Mayall.</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, che gli avevano fruttato il titolo di enfant prodige del blues-rock, mentre a Londra i muri erano coperti dalle scritte </span><u style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"><b><i>Eric Clapton is God</i></b></u><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Capirete bene che ci troviamo di fronte ad un gruppo eccezionale, uno dei migliori power trio che abbiano mai deciso di deliziarci con buona musica, se non fosse per il fatto che la loro influenza sui decennni a venire è immensa, e gruppi meno famosi inizieranno già ad emularli sin dal 1968. In tutto, dal basso di Jack Bruce, una delle voci più spettacolari degli anni '60, al ritmica di Ginger Baker, il primo vero drum-hero della storia, colui che fu capace di trasformare uno stumento da smeplice accompagnatore a coprotagonista: ascoltatevi </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Toad</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, un delirio di assolo di batteria. Ci sono anche tre cover, riarrangiate e rimescolate negli assoli e nella dinamica: </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Four until late</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, del maestro dei crossroads </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Robert Johnson</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Rollin' and tumblin'</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > di </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Muddy Waters</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Spoonful</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > del bassista </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Willie Dixon</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">I'm so glad</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" > di </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Skip James</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >, e la ballata tradizionale </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">cat's squirrel</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >. Si tratta dunque di un disco a metà tra il tributo dei grandi del blues e per metà composto da canzoni nuove, catchy, tra il blues rock e l'acid blues, che nasce proprio in quegli anni con le esibizioni dal vivo dei Cream. L'aria che si respira è una continua esclation di felicità, emozione, senso di libertà e voglia di vivere (</span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">I'm so free, N.S.U., I'm so glad, wrapping paper</b><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >) nonostante vi siano anche dei brani di pure e semplice sofferenza blues, accompagnati da riff eccezionali, voci e armoniche spettacolari, una batteria posseduta come se fosse la magia negra del voodoo a prendere il controllo degli arti di baker e costringerlo a suonare la musica del diavolo. Questo è uno dei capolavori del rock, per importanza, bellezza e seminalità, non esistendo un punto in cui la qualità cali o sia minore rispetto agli altri. Undici brani, undici perle che si incastonano nell'arazzo arabesco intrecciato dal rapsodo Clapton e dal cantante Bruce. Prendetevi questo lavoro, perchè solo sentendolo capirete come, assieme a Disraeli Gears, abbia avuto la sua importanza nel rock.</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-weight: bold;font-family:arial;" >Sgabrioz</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255);font-family:arial;" >Per discuterne: </span><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=21804963">Link alla Recensione</a><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-37963407114826658952009-04-05T17:14:00.004+02:002009-04-05T17:22:30.364+02:00Un intervento doveroso, per salutare due amici.<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://www.rollogrady.com/wp-content/uploads/2009/02/layne.jpeg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 419px; height: 419px;" src="http://www.rollogrady.com/wp-content/uploads/2009/02/layne.jpeg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-size:130%;" >Layne Thomas Staley</span><span style="color: rgb(204, 204, 204);font-size:130%;" > </span><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 204);font-size:130%;" >(Kirkland, 22 agosto 1967 - Seattle, 05 aprile 2002)</span><span style="font-size:130%;"><br /></span></div><span style="font-size:130%;"><br /></span><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://imagecache2.allposters.com/images/pic/PYR/MPP0792-Kurt-Cobain-guitar%7EKurt-Cobain-Guitar-Posters.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 400px; height: 320px;" src="http://imagecache2.allposters.com/images/pic/PYR/MPP0792-Kurt-Cobain-guitar%7EKurt-Cobain-Guitar-Posters.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-weight: bold;"><br /></span><div style="text-align: center; font-family: arial;"><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;"><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;">Kurt Donald Cobain (Aberdeen, </span></span><span style="color: rgb(204, 204, 204); font-weight: bold;">20 febbraio 1967 – Seattle, 5 aprile 1994)</span></span></div><span style="font-size:130%;"></span>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2779298878661720234.post-57527183530100642772009-04-05T12:19:00.004+02:002009-04-06T15:24:46.666+02:00Blue Cheer - Vincebus Eruptum (1968)<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://images-jp.amazon.com/images/P/B000001DYA.01.LZZZZZZZ.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 295px; height: 300px;" src="http://images-jp.amazon.com/images/P/B000001DYA.01.LZZZZZZZ.jpg" alt="" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Anno:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> 1968</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Etichetta:</span><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> Polygram</span><br /><br /><span style="font-weight: bold; color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Tracklist:</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">1. Summertime Blues*</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">2. Rock Me Baby**</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">3. Doctor Please</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">4. Out of Focus</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">5. Parchment Farm</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">6. Second Time Around</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Parlare di rock duro, heavy, saturo e fuckin' loud non ha senso se non si rende il giusto omaggio, tributo e riconoscimento al power trio di San Francisco: quei tre ragazzi hanno avuto il grande merito di influenzare, molto prima di altri, l'intero panorama duro che vedremo fiorire dagli anni settanta in poi. Chiamateli proto-stoner o proto-metal, hard rock, acid rock o come più vi aggradata: fatto stà che Vincebus Eruptum è uno dei dischi più importanti della storia, sarebbe persino inutile dargli un voto perchè qua si è scritta la storia. Non vedetelo come un disco, ma come un documento che palesa il desiderio di rompere le barriere e di proseguire il lavoro intrapreso da </span><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=5618015" target="_blank">Cream</a><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> e </span><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=2656282" target="_blank">Jimi Hendrix Experience</a><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">, ma con una particolarità: elevare il volume, pompandolo verso limiti che all'epoca erano imprevedibili e considerati socialmente pericolosi. Le regole sono fatte per essere infrante: questo era il motto dei Blue Cheer, che non tollerarono mai la sigla "peace & love", tipica della cittadina californiana, pur essendo pacifisti e grandissimi consumatori di droghe leggere e pesanti. L'attacco di "</span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">summertime blues</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">" è quanto di più cattivo, possente, ermetico ed impenetrabile possiate sentire nella fine dei '60: acido, devastante, spigoloso, destrutturato e pushato verso lidi sonori da cui non si può evadere, a meno che tu non ti chiami Papillon. Le sfuriate psicotrope, mischiavano il vecchio blues sul binario Clapton-Hendrix, prendevano la psichedelia e la imbottivano dii steroidi sotto forma di riff grassi e saturi, il tutto con uno spirito garage-protopunk come vedremo meglio nella scuola di Detroit. </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Rock Me Baby</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> è la seconda revisistazione di un grande classico del blues americano, ma annichilendo ogni traccia della sofferenza iniziale, scegliendo la catarsi attraverso il pharmakon della distorsione e del feedback. </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Doctor Please</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> è una canzone sull'uso delle droghe, concetto e universo esplorato dai Cheer in maniera completamente opposta a band dell'epoca come i </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Velvet Underground</i><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> o i </span><i style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Jefferson Airplane</i><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">. La vibrazione si fa costante, surclassando ogni tentativo di resistenza, concentrando nella forma canzone tutti gli effetti derivati dall'applicazione di dosi massicce di droghe sopra un brano che nasce blues ma si trasforma in un mostro mitologico e spaventoso, come il Leviatano. </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Out of Focus</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> è la Magna Charta del suono appesantito e manipolato dagli effetti, carico del virus dell'hard rock e del metal alternando la grande prova canora del bassista Dan Patterson a ritmi serrati, creati dal batterista Paul Whaley, mentre le scorribande sonore della chitarra di Leigh Stephens compiono razzie e risultano dannose come uno sciame di locuste nelle fertili campagne africane. </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Parchment Farm</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> e </span><b style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Second Time Around</b><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;"> scolpiscono il nome del trio magico nei monumenti granitici della storia del rock, forti di una azzeccatissima combinazione di potenza, riff fulminanti, distorsioni strabordanti perchè il lavoro splendido di ogni singolo musicista è perfettamemente calibrato. Questa è la Bibbia del Rock. Non si sfugge.</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">[*originale di Eddie Cochran]</span><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">[** originale di B.B. King]</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-weight: bold; font-family: arial;">Sgabrioz</span><br /><br /><span style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;">Per discuterne: </span><a style="color: rgb(204, 204, 255); font-family: arial;" href="http://rockedintorni.forumfree.net/?t=23297104">Link alla Recensione</a>Unknownnoreply@blogger.com0