Creative Commons License
Rock e Dintorni by Rock e Dintorni is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at rockedintorni.blogspot.com. .: Hawkwind - Doremi Fasol Latido (1972)

mercoledì 8 ottobre 2008

Hawkwind - Doremi Fasol Latido (1972)




Anno: 1972

Tracklist:
1. Brainstorm
2. Space Is Deep
3. One Change
4. Lord Of Light
5. Down Through The Night
6. Time We Left This World Today
7. The Watcher

più bonus track nella versione rimasterizzata nel 1996:
8. Urban Guerilla

9. Brainbox Pollution
10. Lord Of Light (Single Version Edit)
11. Ejection


Capolavoro(?)
Il terzo capitolo della carriera degli Hawkwind è solitamente considerato il momento migliore di tutta la loro carriera, il loro capolavoro e il capolavoro space per eccellenza.Secondo me non è nessuna delle 2 cose, è solo un album diverso dagli altri, che ha delle sue particolarità: alcuni notevoli pregi, ed alcuni difetti. Innanzitutto non inventa niente, perchè nessuna delle cose che sentiamo nell'album è davvero inedita nella carriera della band, si tratta di idee già sviluppate ed ora raccolte e riespresse, in certi punti meglio, e in altri punti peggio... in fin dei conti non c'è un salto stilistico, ma solo un suono più nitido, più curato e professionale; a livello compositivo in quest'album si registra la nascita di una vera e propria forma-canzone-space, che nei dischi precedenti mancava, era solo abbozzata, nel magmatico e nebuloso pasticcio dell'album nella sua interezza. Ogni pezzo brilla di luce propria, solo che alcuni sono molto brillanti, altri (metà album) non sono proprio all'altezza. La verità è che gli Hawkwind si esaltavano nei singoli, e spesso infatti lanciavano dei piccoli capolavori fuori dai loro album, segno di una creatività costante ma non omogenea, ostacolata dai cambi di line up troppo frequenti. Reggere un album intero sempre alla stessa intensità è difficile in queste condizioni, e la tentazione del riempitivo è fortissima. perchè non far uscire 3 o 4 singoloni al posto di quest'album? boh. alla fine comunque gli Hawkwind hanno fatto bene, e infatti penso di essere il solo a non apprezzare in blocco l'intero disco, che resta comunque molto bello.


Formazione
Dave Brock (voce, chitarre) firmatario di 4 brani su 7; Nik Turner (fiati) firmatario della mitica hit "Brainstorm"; Simon King (batteria); Dik Mik (elettronica); Del Dettmar (sintetizzatore), autore del trascurabilissimo intermezzo di un minuto scarso intitolato "One Change"; e Lemmy Kilmister (basso), autore della ballata finale "The Watcher", un altro pezzo quantomeno trascurabile. In fase compositiva i nuovi membri non danno un apporto degno di nota quindi, anzi annacquano il lavoro rendendolo poco omogeneo, con pezzi non ispirati. Lemmy comunque è un bassista della madonna, e qua lascia fortemente il suo segno, impreziosendo "Space is Deep" e "Lord Of Light", dove da il meglio si se. Il nuovo batterista lascia un suono più duro e potente, vicino all'hard rock e preludendo il metal dei futuri motorhead di Lemmy, dando una carica che in "In Search Of Space" spesso non c'era, a dispetto però dell'atmosfera, che è l'elemento principle del sound hawkwindiano.


Le Canzoni
eh già, perchè ora possiamo davvero parlare di canzoni, vere e proprie canzoni space rock, anche se è difficile crederci, ascoltando dei bagni di sudore come Brainstorm, che è opera del demonio, un brano così drogato e stravolto che basterebbe anche un solo minuto dei suoi 12 a far perdere la sua fede alla ciellina più talebana di tutte: questo solo pezzo vale quanto 3 o 4 dei moderni album space, perchè qua dentro c'è un abisso di follia e rincoglionimento psichedelico che non si può immaginare se prima non si schiaccia il tasto "play". Così pesanti gli Hawkwind non lo erano mai stati, così martellanti, così ridondanti, ripetitivi, prolissi e allucinati. Una pioggia acida di asteroidi dentro la testa, un vero e proprio brainstorming. Brock è artefice della parte di chitarra più esaltante della storia, almeno, per quanto mi riguarda, così squilibrato da provocare giramenti di testa all'ascoltatore. Epico.Temi: volontà di superamento del limite umano, la metafora del decollo è ricorrente come al solito, ma qua tutto è molto più esplicito rispetto ai brani precedenti, anche la complessità lirica è aumentata dai tempi in cui c'erano 4 frasi ripetute all'infinito.l'immagine dell'androide serve ancora una volta ad indicare l'uomo omologato e reificato che è l'esatto opposto dell'intento prometeico hawkwindiano.Space is Deep non è il primo "esperimento" di abbinamento acustico-elettronico e folk-sintetico, ma probabilmente è quello riuscito meglio, nelle sue 2 metà, la prima incentrata su voce / chitarra / effetti elettronici, la seconda consistente in una dispersione psichedelica farcita di effetti e dominata dal pianoforte elettrico, e da un basso che emana scariche elettriche a pulsioni regolari che annullano celebralmente l'ascoltatore, travolgendolo nella stupenda jam, che poi sfocia una coda di chitarra acustica molto suggestiva che riprende la prima parte del pezzo.Lord Of Light riprende il rock pesante e massiccio di "Brainstorm", bordate fragorosissime di chitarra, suonata in modo che solo oggi possiamo capire quanto è stata seminale per lo stoner, bello il duetto tra flauto e il basso tanto potente da provocare sussulti e conati di vomito per le mazzate. Dopo la trascurabile e ripetitiva introduzione cantata (e neanche al meglio di quanto sa fare Brock) si apre un crepaccio direttamente sotto i piedi di chi ascolta, su mondi terrificanti ricoperti da una atmosfera putrida e appiccicosa.Sia "Space Is Deep" sia "Lord Of Light" sono odi allo spazio, ampi affreschi descrittivi alternati a momenti di struggente lirismo direi quasi "eroico", di chi sente la propria musica come una missione, anche se i testi tormentati degli episodi precedenti sembrano ormai lontani, in favore di una descrizione che a volte sembra più un esercizio di stile (stile ormai ben consolidato). Down Through The Night invece è leggerina, sia nei contenuti, sia nella forma... 3 minuti di country rock allucinato dal "vento" che sembra soffiare durante tutto il brano, uno dei soliti trucchetti degli Hawkwind,trucchetto abusato.Time We Left This World Today è un altro pezzo forte, un lamento blues interstellare, nostalgia canaglia che si fa musica, tra momenti di classico e nero chitarrismo dai toni incandescenti, e momenti di asprezza quasi heavy metal, tutto colto da un'orgia jammosa da paura, un tripudio di suoni, colori, rumori, tutto muta e tutto scorre nello spazio infinito, nel quale questo pezzo sembra estendersi senza limite alcuno. Il testo del brano sembra citare 1984 di Orwell "They watch you as you walk the street / Cast sly glances at who you meet / Brain police are not far behind / Trying to make you lose your minds".La malinconica The Watcher chiude l'album, con solo chitarra acustica e voce, una specie di ritorno alla base, la band torna coi piedi per terra, come di consueto, nel finale degli album.
John

Nessun commento: