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giovedì 30 aprile 2009

DESERT SOUND vol. 3 third way to get a trip (Compilation in dl gratuito su Perkele.it)


DESERT SOUND III



Dopo i primi due volumi che hanno suscitato interesse in tutto il mondo, torna la compilation realizzata dall'unico portale italiano dedicato allo stoner, al doom e alla psichedelia Perkele.it. Lo staff di Perkele sta ultimando le selezioni per DESERT.SOUND Vol. III, il terzo capitolo dell'unica compilation heavy psych made in Italy. Segno di un panorama musicale in continua espansione, DESERT SOUND ha lo scopo di fotografare un'istantanea di una scena in continua evoluzione. Puro e bollente rock'n'roll, psichedelia, desert rock, doom, hard rock classico e asfissiante stoner sound si inseguono, coprendo a 360° le sonorità vulcaniche partorite dalla nostra penisola. Dopo i primi due capitoli - scaricabili gratuitamente - anche questo terzo volume sarà disponibile in download gratuito. Tanti gruppi interessanti, nuove scoperte e alcune guest d'eccezione. Restate sintonizzate e.... follow the smoke!
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The Italian stoner psych doom portal Perkele.it is proud to present DESERT SOUND Vol. III. The third chapter of the trip, a heavy-psych compilation made in Italy! Symptom of a musical panorama constantly growing, DESERT SOUND Vol. III is a hot n' awesome mix of pure and very rock'n'roll, acid psychedelic sound, desert rock, evil doom, hard rock and huge stoner sound, covering at 360° the volcanic sound produced by our peninsula! The compilation is a free download double disc, featuring incredible shots, new entries and special guest stars. Stay tuned and... follow the smoke!



Questi sono i 28 brani partecipanti, in ordine alfabetico:
ALCOHOLIC ALLIANCE DISCIPLES - Blues For The Heretic Confraternity Of Drinkers (6:02)
ATOMIC WORKERS - You (5:33)
BLACK RAINBOWS - Bulls & Bones (3:08)
BRETUS - The Only Truth (6:55)
COSMOTRON - Gila Monster (2:49)
DOOMRAISER - Vanitas (15:07)
ELECTRIC SWAN - In The Hush Of Daze (5:01)
EVILGROOVE - Smell The Burn (3:43)
EX - Stoned Wizard (5:30)
GANDHI'S GUNN - Lee Van Cleef (4:16)
GODWATT REDEMPTION - Pachiderma (7:08)
GRAND SOUND HEROES - Desert In A Drop (4:47)
GUM - Water (6:10)
L'IRA DEL BACCANO - Sussurri Di Nascita Celeste-Grateful To Jerry (8:29)
LIP COLOUR REVOLUTION - Smoking May Reduce The Blood Flow And Cause Impotence (3:50)
LOUD NINE - Golem (3:45)
MAD CITY ROCKERS ft. JOHN GARCIA- Stronger [Radio Web Version] (3:23)
MISTY MORNING - Astrosarcophagus (7:09)
MONTEZUMA - The Call Of Montezuma (6:17)
OAK'S MARY - Sexy Girl (4:28)
P. C. TRANSLATE - G(a)in Floor (5:21)
SESTA MARCONI - Skeletons Party (7:13)
TEVERTS - Shine (6:15)
THOMAS HAND CHASTE - Gotham (4:38)
THE BRAIN WASHING MACHINE - Ritual (3:35)
THREE EYES LEFT - Silentium Aurum Est (7:37)
TOMBOSLEY - Little Lover Big Gun (5:29)
ZIPPO - Ask Yourself A Question (5:31)

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mercoledì 29 aprile 2009

Toto - Toto


Toto - Toto

Anno: 1978 Etichetta: Columbia records

Tracklist: 1. Child's Anthem (D. Paich) - 2:46
2. I'll Supply The Love (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 3:46 3. Georgy Porgy (D. Paich) - Voce: Steve Lukather - 4:09 4. Manuela Run (D. Paich) - Voce: David Paich - 3:54 5. You Are The Flower (B. Kimball) - Voce: Bobby Kimball - 4:11 6. Girl Goodbye (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 6:13 7. Takin' It Back (S. Porcaro) - Voce: Steve Porcaro - 3:47 8. Rockmaker (D. Paich) - Voce: David Paich - 3:19 9. Hold The Line (D. Paich) - Voce: Bobby Kimball - 3:56 10. Angela (D. Paich) - Voce: Steve Lukather - 4:45 Line-up: Bobby Kimball - voce Steve Lukather - chitarra e voce David Hungate - basso Jeff Porcaro - batteria e percussioni David Paich - tastiere e voce Steve Porcaro - tastiere e voce


Vedi la cover album e hai davanti il futuro.
A posteriori non c’è specchio migliore per descrivere la carriera dei Toto. Le stelle, il sogno, l’universo, un’atmosfera magica che riusirono a sprigionare in ogni loro album, e poi la spada, una spada che trafigge questi sogni, a simbolo della morte prematura di Jeff Porcaro, stroncato da un infarto causato dai pesticidi spruzzati da egli stesso nel giardino di casa sua, un’allergia beffarda, che lo colpì nel luogo a lui più caro. Ma una spada come simbolo, soprattutto, di non arrendersi, di volere continuare ad esserci e a combattere, come testimonia l’ultimo grande album Fallino In Between. E a posteriori possiamo osservare un moicker, che per quanto buffo, rappresenta l’amore per la musica a 360 gradi, infatti come spiegato da Jeff Porcaro stesso in un'intervista del 1988 ad Amsterdam (Live stratosferico), indica l'intento musicale gruppo, cioè quello di prendere ispirazione da tutto ("come from totos"), da cui ne deriva un genere dalle molteplici influenze e sfaccettature. Abbracciare il pop, il rock, la classica, il prog, l’elettronica, l’hard n’heavy, non era fatto comune e soprattutto pensabile, ma andarono oltre gli schemi, con grande prova di professionalità e soprattutto umanità, poiché un mix di tal genere, poteva implicare un utilizzo della tecnica fine a stessa, e invece no, poiché tutte le composizioni dal debut a oggi della band californiana, non son mai state banali, fredde, macchinose, ma cariche di pathos, emozionali come poche, nelle quali i sentimenti positivi avevano la meglio si tutto.
Era il 1978 quando questi giovani consegnarono alle stampe un autentico gioiello, destinato a rimanere nelle storia della musica tutta. Dieci gemme da custodire il cui livello compositivo e soprattutto esecutivo è di una qualità impressionante, con pochi confronti nel genere,
e le tracce stesse risultano talmente godibili e orecchiabili, da essere (alcune di loro) ancora oggi considerate dei veri e propri anthem (vedi ad esempio il ritornello di "Hold the Line"). L'esecuzione è come detto impeccabile, e ha nei suoi punti di forza le tastiere usate davvero in modo geniale ed elegante, e le chitarre che seguono e accompagnano. Anche gli altri strumenti fanno il loro dovere e il cantato, sia singolo che quando supportato dalle backing vocals, è in se davvero splendido, caratteristico e riconoscibile, poggiato e si integrato con le parti melodiche in un tutt'uno davvero incredibile quanto a legame che si viene a creare.
L’album si apre in maniera inaspettata con la mestosa ed epica strumentale "Child's Anthem" e si sente subito il pianoforte che entra in maniera poderosa a dettar legge, per bellezza e grazia con la quale è suonato. Ben presto tale strumento viene accompagnato da una grande chitarra, seguita a ruota da keys che ne fanno il verso in un climax che continua a salire fino arggiungere un nuovo acuto di piano che completa alla perfezione una esecuzione da brividi, per questo pezzo sì breve ma intenso, veloce, spettacolare in una sola parola. A seguire entra con un divertente ritmo di batteria la solare "I'll Supply the the Love", molto veloce e dinamica, permeata sempre di romanticismo. Splendida la chitarra nell'assolo quasi disfattista e la voce di Bobby Kimball, accompagnato dalle backing vocals, che entrano in gioco per la prima volta e lo fanno davvero in grande stile. Ottimo anche il motivo sostenuto da chitarra e keys in crescendo in conclusione della song, davvero divertente e poderoso. Ed ecco che arriva la famosissima "Georgy Porgy", song decisamente lenta e particolare, con tutti gli effetti sonori che presenta al suo interno, un calideoscopio sussurrato dove le keys di sottofondo stendono il giusto tappeto ai ritmo solare creato da Jeff e alla chitarra scanzonata di Steve, con il contributo alle backing vocals di Cheryl Lynn. I ritmi si placano ancora con "Manuela Run", che inizia come sempre con un geniale sottofondo di keys che supportano la chitarra pizzicata di Lukather che sfocia in un solo semi-acustico di rara fattura, sostenuto dal poderoso basso di Hungate e dai piatti di Jeff. Un mid tempo nel quale risalta alla perfezione anche qui la voce, davvero legata come non mai agli strumenti. Le lyrics, come tutte del resto, è splendida e molto, molto ispirata. E si prosegue con "You are the Flower", track dolce ma mai mielosa, forse leggermente sotto tono rispetto alle altre citate fino ad ora, ma dotata di un pathos molto singolare e ipnotico. Carica di ritmo e di potenza arriva invece "Girl Goodbye", una vera e propria marcia trionfale, dalla intro possente, e un prosequio dove gli strumenti raggiungono il massimo in quanto a esaltazione, soprattutto nelle keys. Deciso anche il refrain, memorabile nel suo incedere nonostante addolcito dal coro delle backing vocals, che fanno da supporto alle vocals soul di Bobby. Discorso diverso per "Takin' it Back" che parte subito con un carico di dolcezza infusa, che mette quasi tenerezza, per poi proseguire come pezzo lento e scandito benissimo dalle vocals. Stavolta refrain è un pò sottotono rispetto alla media della song, ma sempre molto romantica. E decco che ci avvolge la bella "Rockmacker", pezzo dal ritmo splendido, non irrompente ma incalzante, dalla ottima chitarra e un basso in grande spolvero, che necessita assolutamente di una nota di merito. Bello anche l'assolo, eseguito impeccabilmente.
Ed ecco che arriva lei.
La song regina.
Dobbiamo arrivare alla penultima canzone per trovare forse il pezzo più famoso della band, che ormai è, assieme a poche altre canzoni, il vero e proprio simbolo del gruppo. L’immortale"Hold the Line". Quanti non l’hanno cantata almeno una volta nella vita, con quel suo motivo di base, sia eseguito con la tastiera che con la chitarra, è di quelli che hanno fatto la storia, così come il famosissimo refrain, che penso quasi nessuno non abbia avuto l'occasione di ascoltare, magari anche senza sapere di che canzone si trattasse, come capitò al sottoscritto, e innamorandosi della band.
“Hold The Line, Love Is Always On Time”.
Comunque sia Hold the Line merita tutto il successo che ha avuto, perchè è davvero speciale, un concertato di decisione, musica e ritmica fatto canzone. Decisamente sopra la media anche l'assolo, carico di pathos nella sua “semplicità” che è una ciliegina sulla torta per un pezzo unico magnifico. E si chiude in maniera superba con la song probabilmente più romantica di tutto il CD, ovvero la bellissima "Angela", i quali flauti e pianoforte risuonano ancora nelle orecchie dopo
averla sentita. La voce è colma di emozioni, la chitarra che ricama le keyboards è stupenda, e anche nelle sequenze dinamiche il livello musicale è altissimo, ma senza perdere una vena di dolcezza, come è giusto che sia.
Ed è così che si chiude il primo capitolo della band, ignara all’epoca di aver composto un masterpiece della musica tutta, uno dei più grandi connubi tra questa e i sentimenti più puri che risiedono all’interno di noi.




Neuros

martedì 28 aprile 2009

Led Zeppelin - II (1969)




Anno: 1969

Etichetta: Atlanctic Records

Tracklist:

1 - Whola lotta love
2 - What is and what should never be
3 - The lemon song
4 - Thank you
5 - Heartbreaker
6 - Living loving maid (she’ s just a woman)
7 - Ramble on
8 - Moby Dick
9 - Bring it on home


Woodstock è dietro l’ angolo, con i suoi ritmi psichedelici, il suo acid blues e la sua dose di droghe e ideali. Il sessantotto rivoluzionario è vivo nella mente dei giovani europei: il fuoco della ribellione non si è estinto, ma brucia con più insistenza. E la scintilla pronta a far scoccare un incendio di dimensioni spropositate si chiama Rock: grezzo, potente, veloce, scatenato. I Led Zeppelin rappresentano tutto ciò, ed il loro secondo disco rappresenta il capolavoro del Rock puro e semplice. Il blues si trasforma, perde la sua carica triste e introspettiva, per diventare aggressivo ed esibizionista. E’ allegro ed egocentrico, è passionale e furioso questo nuovo Rock. E’ stanco di aver subito soprusi negli anni trascorsi in solitudine. Il quartetto inglese, durante il loro primo tour americano, registra questo disco, Led Zeppelin II, numero cardinale utile solo a specificare che la musica va ben oltre i simboli, i nomi e le copertine, ma è nell’ anima dell’uomo e scorre nelle sue vene, come sulle corde della Gibson di Page scorrevano quei riffs potenti quanto struggenti. Il disco si apre con uno dei grandi classici degli Zeppelin, uno dei capisaldi del rock: “whola lotta love”: il riff è spasmodico e incalzante, segue la voce di Plant in una simbiosi perfetta: è il miracolo della vita: dai gorgheggi quasi animaleschi di Plant si esplode in un’ assolo fulminante, seguito fedelmente dalla maestri di Bonham e dal basso di Jones. E’ il turno di “What is” dopo un inizio pacato, la quiete è infranta dal suono della chitarra che si ribella al giogo a cui è sottomessa e decide di far sentire la sua voce: la rtitmica è composta da tonalità alte e basse, intervallate tra loro. E’ un altro elemento del disco, non puoi mai rilassarti..quando meno te l’ aspetti, vieni afferrato e scagliato nel mezzo della tempesta sonora che si crea intorno a te. Il picco più altro lo si raggiunge in ogni singolo istante: da “ the lemon song”: rock and roll all’ ennesima potenza, concentrato in pochi minuti: è sempre più veloce, in rotta di collisione con i vecchi canoni del rock. Dopo essere stremati dai primi tre pezzi, arriva una ballad ” Thank you”. E’ qualcosa di incredibilmente delicato e struggente, come l’ arpeggio in apertura, sembra tutto incantato: dal tempo dato dalla batteria, al flauto che pare sentirsi in lontananza. Ma è solo un paradiso apparente: l’illusione è pronta a spaccarsi come il cristallo, anche qui Il rock irrompe e brucia tutto quello che trova. E dal grazie di prima, il rock incarna Lo spezzacuori di “heartbreaker”, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto, perché è il prototipo della canzone: saturo di aggressività, di sonorità settantine ( pur essendo uscite nel ’70) e il cantato sarà padre di una generazione di rockers, che vedranno gli AC|DC come veri e propri modelli di vita. Stesso stile, ma con la presenza di coretti affascinanti è “Living loving”, altro punto di celestiale bellezza di questo disco. La magia continua ininterrotta ed il rock ormai ci ha quasi sottomessi., ma c’è un labile speranza di spezzare la maledizione: superare indenni la carica folk e blues di “Ramble On”. Potrebbe essere difficile, quasi impossibile ma, ahimé, ogni speranza verrà fiaccata dall’ assolo di batteria di Moby Dick., dopo aver subito il fascino di un intro da togliere il fiato, arriva il nostro boia: 3 minuti 50 secondi di tom, piatti e doppio pedale che ci lasciano tramortiti e schiavizzati. Non abbiamo neanche il tempo di rialzarci da questa mazzata sonora, che completa il lavoro “ Bring it on home”. Come ad indicare “ riporta a casa le ossa..se sei ancora capce di camminare”. Non ce l’ abbiamo fatta, il Rock è dentro di noi e noi siamo suoi schiavi, ora non ci lasciare più e vedremo il mondo in un altro modo…tutto più rock and roll….

Sgabrioz